Il sapere aperto: conoscenza, innovazione, società

  • 14:35

    Oriana Cartaregia in rappresentanza della RSU della Biblioteca universitaria chiede di intervenire in un seminario che tratta di temi così importanti con i quali è evidente il nesso con le problematiche che vuole sottoporre all'attenzione dei presenti.

    Chiede attenzione su una struttura che può avere una importanza fondamentale per il territorio, rispetto al progetto di modifica del suo insediamento. Essa deve essere centro di sviluppo culturale, alla pari della Sala Borsa di Bologna o la Biblioteca Europea di Milano e quindi potrebbe inserirsi nelle convenzioni tra Università e Comune. C'è il rischo che il ministero dei Beni Culturali non preveda una sua piena valorizzazione nei confronti dell'università e del territorio.

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  • 14:20

    I lavori del pomeriggio vengono introdotti da Paola Repetto Segretaria generale della FLC Liguria che sisntetizzando i temi della mattinata ha delineato le seguenti principali categorie di problmatiche:

    1.Nesso tra insegnamento e ricerca; ottenere un processo di alta formazione, sia in un percorso breve che in uno lungo è necessario venire a contatto con punti di vera eccellenza.

    2. Diritto allo studio: se un diritto non è effettivamente esigibile non è tale, ognuno deve essere messo in condizione di formarsi e questo implica un impegno del terrirotio.

    3. Percorsi universitari in relazione con i modelli di sviluppo che si declinano a livello territoriale nell'ambito di uno sviluppo nazionale europeo.

    4. Complessità del percorso di formazione: scuola, università, formazione permanente per creare uno zoccolo duro di competenze per tutti.

    Prima di dare la parola a Franco Manzitti che coordinerà la tavola rotonda da la parola alla RSU della Biblioteca Universitaria di Genova.

  • 14:00

    Silvana Paruolo Segretariato Europa Cgil Nazionale . Dove finisce il diritto d'istruzione? A Marco Broccati dico, non bisogna evitare questo quesito, anzi occorre porselo con forza mettendolo in relazione con un diritto di apprendimento lungo l'arco della vita, a mio avviso, da ridefinire. (di cosa si parla, chi sono i suoi destinatari, quali sono le barriere di accesso da abbattere? come abbatterle? Con azioni sistemiche settorial-politiche e conti correnti procapite Life Long Learning)?

    L'Unione Europea già nel 1996 ha posto l'accesso sulla formazione permanente. Non a caso, la Commissione europea uscente ha proposto un programma integrato di istruzione-formazione.

    Anche quando si parla dell'Università bisogna optare per una visione strategica inegrata e sistemica, a partire dalle scuole elementari, a prescindere da autonomie territoriali e delle università. Un esempio per tutti: "Come deve interagire l'università non solo con il sistema Ricerca e trasferimento di innovazione tecnologica, ma anche con i nuovi fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua degli occupati, e tutto l'universo della formazione?". Come razionalizzare la sua offerta formativa in modo tale da renderla partecipe allo sforzo italiano e comunitario di una competitività che non si basi solo su una corsa a ribasso di diritti e di costi?

  • 13:45

    Giovanni Mazzetti, presidente di Proteo Fare Sapere di Genova, sottolinea che ogni società deve porsi due quesiti: se affidare ad istituzioni il compito formativo e, se sì, a quali istituzioni e deve dire le modalità; adesso il sistema formativo è tripartito: c'è l'istruzione di base, quella intermedia e quella specialistica. Non è stato sciolto il problema della formazione intermedia. Ha certamente ancora senso parlare di sapere interessato e sapere disinteressato, giacché i poteri forti vogliono intervenire dove hanno interessi da difendere e quindi tendono a distruggere i sistemi formativi. Il sapere di base deve essere formativo fin dall'inizio, ad esempio la scuola elementare. Il bambino non ha bisogno di certezze ma di modelli che lo aiutino a capire il mondo che cambia continuamente. Se la scuola si renderà conto di cosa succede al suo interno potrà opporsi ai poteri forti.

  • 13:30

    il Prof. Giunio Luzzatto dell'Università di Genova sottolinea come il tema dell'università di massa e di qualità sia un tema complesso. Spesso la sinistra è stata reticente sul problema delle derive lassiste. La cultura pedagogica italiana è prevalentemente teoretica. Negli ultimi anni c'è stata un peggioramento progressivo della secondaria per tanti motivi, ad esempio togliere gli esami di settembre, modificare le commissioni di esami di stato. Bisogna riprendere a fondo la questione della scuola secondaria per poter migliorare il primo triennio universitario. Occorre fissare criteri di accesso all'università, definire i prerequisiti per i singoli indirizzi di studi. Deleterio è stato il mutamento della distribuzione delle risrse economiche: è sbagliato dare più soldi in base alle promozioni ossia dire "promuovete tutti".

    Altro problema: la governance dell'università. Si è lasciato che le università facessero come potevano. E' vero che i professori sono stati obbligati a discutere di didattica, però non sapevano farlo; non hanno saputo individuare quali erano le priorità da insegnare. Il vero torto del decreto 270 è stato quello di non aver fatto un'analisi della situazione. Indubbiamente era sbagliato dire che il triennio doveva essere professionalizzante, infatti in Europa si parla di "impiegabilità" non di professionalizzazione. Sul rapporto tra università e insegnanti andrebbe approfondito il dibattito, indubbiamente, la proposta Moratti sarebbe comunque un ritorno indietro.

  • 13:15

    Alice D'Ercole, dell'Unione degli Universitari, afferma che occorre rilanciare il Paese con il sapere, un sapere come bene pubblico, laico, critico per una società della conoscenza che sia per tutti. Il diritto allo studio è strumento cardine: non può succedere che non tutti gli studenti idonei ottengano la borsa di studio. Altrettanto importante è il diritto alla mensa, alla casa, ai trasporti. La didattica. è altro strumento indispensabile per la qualità del sapere. Devono esserci linee guida nazionali. Le commissioni paritetiche per la didattica non sono state attivate ovunque. C'è una non coerenza dei percorsi formativi. L'università non ha saputo applicare il 509 perché "vecchia".

    Il decreto 270 distrugge l'università in quanto pone una barriera in più: la scelta dopo il primo anno. Bisogna capire le lacune del sistema precedente perché si tende a comprimere i vecchi 4 anni su 3.

  • 13:00

    Prende la parola Raffaele Napoli,direttore d'orchestra, docente del Conservatorio di Foggia e membro del Direttivo FLC comparto AFAM.

    In apertura dell'intervento viene descritto il comparto AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale ), comparto piccolo, circa diecimila addetti, ma usato per sperimentare tutto quello che poi si vuole applicare nell'Università e nella ricerca. L'intervento cerca di sottolineare l'importanza dell'educazione artistica e musicale quale elemento importante nella formazione degli individui e come diritto irrinunciabile per l'acquisizione di metodologie che permettano alle persone di dotarsi di strumenti di analisi della realtà utili a comprendere la complessità odierna nella relazione contemporanea tutto/parti.

  • 12:59

    Il prof.Attilio Stajano docente dell'Università di Bologna impossibilitato a partecipare ha inviato il proprio contributo
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  • 12:00

    Gianni Garofalo, segretario nazionale FLC-CGIL: C'è nella relazione un aspetto importatnte: la consapevolezza che la formazione e la ricerca non servizi a fruizione individuale, per ccui lo Stato deve qualcosa perchè l'individuo deve poter formarsi. Adesso bisogna collegare il movimento in difesa dell'università pubblica al movimento esistente sul modello di sviluppo. L'attacco al modello sindacale, ai lavoratori, con la legge 30, con i tagli delle risorse si contrappone al modello della società della conoscenza che richiede investimenti, ne è un esempio l'India che lo ha compreso ed investe molte risorse. Evitiamo di dire che sul 3+2 Berlinguer ha sbagliato: è una querelle inutile. Vediamone gli aspetti positivi: per la prima volta i docnti hanno discusso di didattica. Il 3+2 ha avuto due anime: una modernizzante che vuole rispondere alle richieste del mercato e ritiene la laurea specialistica quella "vera"; questa è la tesi sostenut dal percorso ad Y di Moratti. L'altra anima era quella che voleva superare la divisione tra insegnamenti formativi e insegnamenti professionalizzanti; questa richiedeva di discutere sugli insegnamenti e su come intrecciarli. Il difetto fondamentale è stata la mancanza di risorse perchè il sistema richiedeva ingenti risorse finanziarie ed umane. Un altro difetto risiedeva in come il processo è stato gestito dall'accademia che non ha saputo apportare in corso d'opera le modifiche necessarie. Si tova d'accordo con l'analisi di Palombini sul fatto che ora è richiesta una professionalità diversa dal passato.

  • 11:50

    Antonello Sotgiu, Segreteria Camera del Lavoro di Genova.

    "Devo ancora conoscere a fondo le tematiche del settore della conoscenza, molto complesso, ma che affronto da poco tempo. Sono tante le ricette sbagliate che il governo nazionale e alcuni governi regionali danno per curare il sistema attuale e ci sarà tanto lavoro da fare per recuperare il terreno perso che fa parlare dell'Italia come di un paese in declino. In Liguria la Regione ha modificato unilateralmente le intese fatte con l'università, in termini negativi. Emblematico è il diritto allo studio: non ha completato gli interventi previsti e già avviati, non ha concesso risorse adeguate per le borse di studio, erogando solo quelle in misura pari alle tasse pagate dali studenti. E' importante anche il progetto di regionalizzazione proposto nell'introduzione da G.Parodi.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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