Il sapere aperto: conoscenza, innovazione, società

  • 11:40

    Palombini Augusto, Segretario nazionale dell’Associazione dottorandi e dottori di ricerca, ha sostenuto che il binomio Università di massa e Università di qualità è inscindibile. Tuttavia si assiste ad un abbassamento della qualità; su questo punto c’è una reazione anche del mercato del lavoro. Parlare di qualità significa avere prima molto chiari gli obiettivi che si devono conseguire. Con la “globalizzazione dei saperi” i percorsi di ricerca assumono maggior rilievo, così le ricadute della ricerca nella vita quotidiana. Più in generale occorre puntare allo sviluppo delle competenze ma anche allo sviluppo delle capacità di riorganizzazione critica. I percorsi formativi devono sicuramente preoccuparsi delle alte professionalità ma anche delle professionalità intermedie. Difficile dare un giudizio sul modello 3+2; in diverse realtà questo modello non è stato realizzato come si doveva. La carenza di risorse è stata molto limitante. Uno stato sociale funzionante deve garantire libertà di accesso, intesa anche come consapevolezza.

  • 11:30

    Il Prof. Franco Gallerano dell'Università La Sapienza di Roma, sottolinea che il dato fondamentale è che l'Università pubblica è sotto attacco. Il 3+2 è fallito perchè muoveva dalla logica di produrre un applicatore di procedure che doveva essere funzinale al mercato, mentre il 2 doveva produrre l'intellettuale della tecnologia, ma senza i capisaldi, il 3 fallisce. Altrove questo modello funziona ma con risorse più elevate; la qualità si tiene alta solo con risorse adeguate. I finanziamenti dall'esterno: in tutto il mondo il vero finanziamento alle Università è pubblico, persino in USA i privati finanziano le Università attraverso l'utilizzo di una quota delle tasse. La logica che si evidenzia nell'attuale modello italiano è di distruggere l'università come servizio pubblico ed a questo occorre resistere, poichè oggi l'informazione e il sapere, finora offerti come servizi, subiscono il tentativo di essere trasformati in merci.

    Inoltre, questo modello è in contrasto con l'art.33 della Costituzione che assegna allo Stato la garanzia del diritto allo studio. Negativa anche l'estrema parcellizzazione delle sedi come ad esempio il modello del Lazio che implica la dispersione di risorse già scarse.

  • 11:20

    I punti salienti del contributo del Prof. Luigi Carrino dell’Università di Cassino sono:

    - è la prima volta che nasce uno stato federale per disgregazione;

    - di fronte all’essere contro il modello universitario della Moratti di tantissimi, occorre saper aggiungere una proposta di modello;

    - il nostro Paese sta cadendo sempre più in basso sul piano dello sviluppo;

    - indicatori di produzione scientifica sono più alti di moltissimi Paesi, quindi, l’Italia investe poco ma produce tanto nelle università e negli enti;

    - i docenti sono pochi rispetto agli altri Paesi;

    - il problema è l’interfaccia tra conoscenze e competenze che non diventano innovazione;

    - i brevetti sono pochi, ma oggi costa di più brevettare e sono a carico del singolo ricercatore;

    - il modello Campania è di riferimento per le assunzioni di responsabilità politica che hanno portato a superare la frammentazione e a migliorare i servizi investendo in risorse (12 centri di competenza, distretti di alta tecnologia, nuovi posti di lavoro).

  • 10:30

    Marco Broccati vice Segretario generale della FLC Cgil è partito nella sua relazione introduttiva dal bilancio degli ultimi 40 anni nel settore della formazione, bilancio fatto di luci e di ombre. Le luci sono rappresentate da tutti i tentativi di aumentare la possibilità di fruizione del diritto alla istruzione, fomazione, diritto di cittadinanza. Le ombre nascono dall'assenza di scelte politiche legate al modello di sviluppo del paese e dalle contraddizioni comunque presenti in mole situazioni.
    La formazione per noi è una trasmissione non solo di conoscenze, ma prima di tutto di valori, di etica collettiva e questo è sempre più richiesto nel nostro paese.
    Purtroppo al vecchio sistema di istruzione (formazione di classi dirigenti) non si è sostituito un sistema integrato di massa e di qualità e si sono fatti solo interventi episodici, spesso contraddittori e senza le necessarie risorse umane (vedi precariato) e finanziarie.
    Oggi la nostra università non è di massa, almeno perché produce troppi pochi laureati. Noi rifiutiamo l'approccio liberista e affermiamo il diritto dovere del paese a darsi un modello di sviluppo equo e solidale, ma abbiamo il dovere di porci anche il problema della sostenibilità del nostro modello.
    In questo senso la missione del sistema universitario nazionale è per noi quella di "fornire il maggior numero possibile di laureati qualificati per garantire lo sviluppo economico, sociale e civile del Paese".
    Questo implica mantenere nelle università ricerca e formazione, non uniformarsi alle richieste istantanee delle imprese, saper utilizzare anche i fondi privati per i fini istituzionali. Questo ultimo aspetto richiede grande attenzione e trasparenza, nuove regole e norme, ma è necessario se si vuole triplicare il numero di laureati. In questo contesto più che pochi poli di ecellenza, magari autodefiniti come tali, il paese ha bisogno di un livello medio elevato dell'intero sistema universitario.
    Sulla questione del "3+2", le scelte fatte non hanno considerato i costi necessari alla riforma ed i risultati mostrano di non aver saputo legare formazione di base con professionalizzazione e di aver esageratamente frammentato i singoli corsi. Occorre ripensare il modello.
    Sono necessari vincoli all'autonomia legati ai requisiti minimi, integrati a reali finanziamenti.
    La valutazione, assolutamente urgente, deve divenire un effettivo fattore di regolazione a livello sistematico e diffuso determinando anche i livelli di finanziamenti.
    Infine se l'interlocuzione con l'Europa deve essere posta a livello nazionale (non però la CRUI), occorrono sedi stabili di confronto politico e tecnico a livello regionale.
    scarica relazione integrale

  • 10:20

    Il Professor Gaetano Bignardi, Magnifico Rettore dell'Università di Genova porta il saluto dell'Ateneo ed il suo personale. Ritiene molto importante la costituzione della FLC per la valorizzazione del sindacato. Il tema del Seminario è di particolare importanza. Il decentramento illustrato nella relazione di Giualiana Parodi non deve sperperare le risorse ma rispondere alle esigenze del territorio.

    Ricerca, lavoro, società: gli Atenei possono senz'altro dare il loro contributo anche migliorando le condizioni di lavoro.

  • 10:00

    Porge i saluti ed apre i lavori Giuliana Parodi della Segreteria FLC Cgil Liguria: "La nascita di una nuova organizzazione sindacale comporta il ragionare su un programma politico. In particolar modo quando ciò avviene in un momento di profonde e impetuose trasformazioni dell'organizzazione sociale e del lavoro. Il passaggio dalla società industriale a quella post industriale e il superamento delle logiche nazionali in economia, ossia la cosidetta globalizzazione, implica la trasformazione delle forme stesse di rappresentanza. In particolar modo i lavoratori della conoscenza sono sottoposti ad una precarizzazione selvaggia che non consiste semplicemente in un inceppamento del sistema di reclutamento, ma indica un nuovo dato strutturale: il processo di precarizzazione della didattica e della ricerca è funzionale a nuove forme di controllo del lavoro. La costruzione della FLC non è una semplice riorganizzazione delle categorie, ma un percorso formativo unico, articolato e complesso, che conduce ad una conferenza programmatica in grado di fornire risposte a questi nuovi problemi e con la capacità di affrontare trasversalmente i temi che coinvolgono il mondo del sapere. In particolare, per quanto riguarda l'ateneo ligure, i punti fondamentali da affrontare sono: una effettiva decentralizzazione delle strutture universitarie che contribuisca anche a favorire la crescita di strutture di eccellenza non autonominatesi. Occorre potenziare la capacità di programmazione e di ricerca e di offerta formativa correlata al territorio. Occorre porre in sinergia gli Enti che, nela regione si occupano di ricerca. Tema fondamentale è il ruolo che avrà, o dovrà avere, l'IIT, sia nei rapporti con l'Ateneo, sia nel futuro polo HI-TECH di Erzelli. Occorrono nuovi e trasparenti metodi di valutazione della serietà del lavoro di ricerca e didattica e nuove politiche di reclutamento.

    scarica relazione

  • 09:00

    Siamo a Genova per un altro seminario nazionale della FLC Cgil in preparazione della conferenza di programma che si terrà a Roma il prossimo 10 e 11 marzo. Il seminario di oggi dal titolo "Il sapere aperto: conoscenza, innovazione, società" affronta il problema di come si possa realizzare un'università di massa, ma anche di qualità.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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