Piccoli passi verso grandi diritti-Le proposte della CGIL per le politiche dell’infanzia

  • 12:45

    Per Tullia Musatti, Presidente Gruppo nazionale nidi d’infanzia CNR, la battaglia per l’infanzia, i servizi educativi per essa pensati, diviene in sintesi una battaglia cruciale per la democrazia.
    La scuola può costituire momento e luogo di integrazione sociale e anche risposta a bisogni di qualità educativo-formativa in un contesto di partecipazione allargata.
    I sevizi all’infanzia possono, oltre che consentire e facilitare l’accesso al lavoro delle donne, delle madri, possono sostenere la nuova consapevolezza genitoriale. Anche se, norme volutamente pasticciate creano confusione di compiti e confini fra scuola e famiglia.
    Occorre legare il servizio all’infanzia ad un’ottica di diritto universale dei bambini e delle bambine.
    Occorre pensare il servizio come un sistema territoriale integrato, avendo però ben chiaro: chi lo governa, quali siano le collaborazioni da avviare, quali ambiti debbano essere affidati alla contrattazione sindacale, quali questioni istituzionali debbano essere ridisegnate.
    E’ importante: definire le risorse e gli investimenti adeguati; organizzare un sistema educativo che miri ad una maggiore giustizia sociale e ad una prospettiva di futuro.
    Occorre quindi omogeneità nei criteri di accesso e per indicatori di qualità.

  • 12:20

    Daniela Lastri, assessore all’istruzione e ai servizi educativi del comune di Firenze, commissione Istruzione ANCI Nazionale, ha esordito affermando che al 1° posto vanno messi i bambini e i loro bisogni.
    C’è la richiesta di un servizio pubblico di qualità e i nidi aziendali non possono essere sostitutivi di questa esigenza.
    Abbiamo bisogno di leggi e di risorse. L’anticipo è un “mostro” e va gestito, le intese regionali possono definire regole e offrire un freno. Dobbiamo riprendere un ragionamento sulla continuità educativa e sul sistema integrato dei servizi.
    E’ necessaria la collaborazione fra tutti noi, solo così potremo dare un futuro migliore alla nostra società.

  • 12:00

    Sandra Benedetti, del Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza della Regione Emilia Romagna, ha illustra il panorama delle politiche dell’infanzia della Regione Emilia Romagna. Il forte decremento delle nascite e la diversa tipologia familiare hanno segnalato il bisogno crescente di politiche adeguate.
    La Regione Emilia Romagna ha prodotto una legge regionale per attivare strategie idonee nei confronti dei diritti dell’infanzia e considerando anche le diverse tipologie di lavoro dei genitori.
    Questa legge salvaguarda anche l’aspetto delle sperimentazioni nell’attività qualitativa e quantitativa, oltre a prevedere servizi di supporto adeguati.
    Nonostante la salvaguardia dell’aspetto 0-6 anni vi sono però dei “mostri” rappresentati dai servizi a domanda che escono dai parametri qualitativi della legge.
    Va poi evidenziata l’importanza della rete di scambi pedagogici attivata dalla regione.

  • 11:30

    Sono inoltre intervenute Maria Coscia, Assessore alle politiche educative e formative del Comune di Roma, e Anna Serafini, Presidente della consulta Rodari dei DS.

    Maria Coscia porta il saluto della città e del sindaco di Roma e riferisce l’esperienza ed il lavoro fatto in questi anni. Partendo da un’idea di città capace di costruire comunità ponendo al centro i diritti dell’infanzia, si è lavorato a un piano territoriale sociale che in un sistema integrato ha ridotto l’intervallo tra domanda e offerta di servizi e ha posto anche grande attenzione alla qualità della vita e alla rete delle opportunità oltre che dei servizi. Nel sistema integrato, centrale è il ruolo pubblico sia nella programmazione, sia nell’erogazione di servizi, sia nella determinazione degli standard di qualità.

    Anna Serafini afferma: "In una situazione di grave crisi nello sviluppo del paese c’è bisogno di una concreta politica per i bambini, per l’infanzia. Questa è una responsabilità che deve essere assunta.
    Oggi registriamo molta pigrizia nell’occuparci di questi aspetti e assistiamo a politiche di questo governo totalmente fuorvianti.
    Dobbiamo lavorare a proposte concrete da consegnare come priorità al prossimo governo al quale già chiediamo, da ora, di mettere al primo posto l’emergenza “diritto alla formazione” per tutto l’arco della vita. Per questo i nidi non devono più essere considerati servizi a domanda individuale e le scuole dell’infanzia non devono più avere liste d’attesa. Tutti i bambini devono aver assicurato l’accesso alla scuola, inoltre devono essere definiti i livelli essenziali di qualità. La proposta di legge che la Consulta “Gianni Rodari”, all’interno del partito dei Democratici di Sinistra ha presentato, va in questo senso. Sono state raccolte molte firme e sarà consegnata al Presidente della Camera il 1° giugno".

  • 11:15

    Giovanna Giorgetti, Dipartimento Welfare CGIL Lombardia, pone il problema delle risorse: in Lombardia si sconta la sussidiarietà che guida le politiche dell’infanzia della Regione. Un servizio, i nidi in particolare, che diventa di supporto alla famiglia. La famiglia quindi diventa il fulcro, è titolare dei servizi erogati, si accredita così ogni proposta di servizio: dal nido aziendale fino al nido familiare e al buono alla famiglia per la custodia.
    Questo familismo spinto guida la Giunta della Regione Lombardia e contrasta con la realtà sociale lombarda, dove le tipologie di bisogni sono più varie.
    I dati del servizio pubblico inerenti al nido risalgono al 2002 e indicano una presenza del servizio pubblico pari al 10% in Lombardia, del 20% a Milano. Però, mentre il privato ha un tasso di crescita del 16%, il pubblico solo del 4%. Il pubblico viene comunque percepito come più omogeneo e con standard di qualità più elevati.
    Altro nodo è rappresentato dalle liste d’attesa cui si risponde con il “micronido”, centri prima infanzia, nido famiglia, mettendo però sullo stesso piano pubblico e privato.
    Sarà chiesta alla Regione Lombardia la discussione su una piattaforma sul welfare, insieme all’ANCI e al sindacato.

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  • 11:00

    Enza Albini, Segretaria Generale FLC CGIL Sicilia, parte da una citazione di Tomasi di Lampedusa per parlare della percezione del tempo in Sicilia, caratterizzato da attese interminabili.
    Anche le liste di attesa nelle scuole dell’infanzia sono perenni, prova dello scarso interesse del Governo regionale verso i problemi sociali e formativi.
    Ma non è più il tempo dell’attesa, perché le carenze di oggi si traducono in marginalità sociale del futuro.
    I dati della dispersione e l’abbandono sono drammatici, tradotti in esperienze di vita non sempre positive, si tratta di un esercizio di piccoli sfruttati o di giovani avviati precocemente ad attività illegali.
    A monte c’è un’infanzia negata, da li si deve cominciare per il riscatto sociale e culturale.
    Problemi strutturali di mancanza di investimenti e carenza di organico, fanno si che in Sicilia la frequenza alle scuole dell’infanzia e ai nidi sia ancora più bassa della media delle regioni meridionali, che è già più basso della media nazionale.
    Con la vertenza infanzia, insieme a CGIL e FP, con il tavolo regionale con associazioni, ANCI, USR si sta lavorando all’emergenza del problema infanzia. Si possono trovare i mezzi nei beni confiscati alla mafia.
    In Sicilia servono passi lunghi e svelti per conquistare diritti piccoli, quelli che fin’ora sono stati del tutto negati.

  • 10:30

    Morena Piccinini, Segretaria Nazionale CGIL, sin dalle prime affermazioni individua con precisione l’obiettivo che, a partire da questo convegno, la Cgil, la Flc, la Fp intendono perseguire: rivendicare i diritti dei bambini, senza dimenticare i diritti dei lavoratori. Innanzitutto, in questo periodo, rivendicando il diritto ad un contratto negato. Se non c’è garanzia di positive condizioni di lavoro, non ci può essere positiva ricaduta nella qualità del servizio erogata.
    Descrive poi i temi sui quali la Cgil, la Flc, la Fp intendono continuare il lavoro avviato da tempo: gli scenari del welfare sui quali si devono incardinare i servizi educativi, i problemi delle famiglie quando hanno figli piccoli da crescere, come conciliare il lavoro, in particolare delle donne madri, con la fruibilità dei servizi educativi, le responsabilità del pubblico nell’assicurare servizi educativi garanti dei diritti dei bambini, dei lavoratori del settore, dei genitori, come reperire le risorse per investire sull’educazione, come garantire la qualità di cui i bambini hanno diritto anche nel privato.
    E per sostanziare la politica e le azioni rivendicative conseguenti è necessario far riferimento a dati certi. A partire da questo, l’attuale governo è assolutamente carente e sono assenti le politiche di sviluppo dei servizi educativi garanti di qualità.
    Una ricerca recente fatta dall’Ires rivela che per i servizi educativi zero-tre esistono dati molto precari, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia i dati sono del 2000.
    Ci sono lunghe liste d’attesa di bambini che non trovano posto e, a queste, l’attuale governo ha risposto proponendo i nidi aziendali e l’anticipo alla scuola dell’infanzia. Proposte non regolate perché non sono stati definiti gli standard educativi indispensabili a garantire i diritti di cura e formazione che i bambini hanno, perché i lavoratori che in essi operano hanno diversi contratti di lavoro e, soprattutto, diverso riconoscimento del lavoro che fanno in uno stesso servizio, scollegati quasi sempre da una politica educativa del territorio, fuori da una indispensabile rete di welfare.
    E poi indispensabile, se si tratta di infanzia, pensare a come attuare una verifica su come funzionano i servizi educativi. Spetta alle Autonomie locali provvedere, ma su questo non si può più rinviare. Per farlo è necessario individuare e definire sul livello nazionale i livelli essenziali in modo da renderli trasparenti ed esigibili.
    C’è necessità di un quadro legislativo che oggi manca. A tal proposito cita l’iniziativa dei DS volta a raccogliere le firme a sostegno di una legge che mira a considerare i nidi un servizio educativo non più a domanda individuale, ma un servizio educativo di cui i bambini hanno diritto, per poter davvero usufruire di pari opportunità educative.
    Per la scuola dell’infanzia si deve prevedere la generalizzazione in tempi certi e una qualità non solo proclamata, ma resa esigibile avendo definito i livelli essenziali di qualità educativa.
    L’iniziativa di oggi è stata fatta dopo le recenti elezioni regionali che ci hanno consegnato nuove Amministrazioni: insieme, all’interno di Patti Territoriali, si deve lavorare per garantire nel nostro paese una qualità del welfare che riconosce i bambini come cittadini con diritti pieni di cittadinanza. Questa deve essere una battaglia di tutti!

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  • 10:15

    Fulvio Fammoni Segretario nazionale apre i lavori presentando l’iniziativa.
    La CGIL - sindacato dei lavoratori e sindacato che difende i diritti - intende affrontare le questioni afferenti l’infanzia mettendo i bambini al centro.
    I bambini sono una risorsa e non un problema e vanno considerati come cittadini con i loro diritti e non come portatori di bisogni.
    Scuola, asilo nido e servizi educativi devono essere resi funzionali alle cure ed ai diritti formativi loro propri. I lavoratori dei servizi educativi, dei nidi e della scuola devono poter lavorare con condizioni atte a garantire la qualità educativa.

  • 09:30

    Oggi la CGIL - Dipartimenti Confederali Welfare-Nuovi Diritti e Formazione-Ricerca-, la FLC Cgil e la FP propongono una iniziativa nazionale di ampia rilevanza politica per presentare alle forze politiche, alle altre Organizzazioni Confederali a tutti gli operatori dello zero/tre-tre/sei, agli Amministratori pubblici la proposta di welfare e formazione che rivendica per tutti i bambini da zero a sei anni il diritto ad avere scuola dell’infanzia e servizi educativi garanti della qualità della loro formazione.

Nonno, cos'è il sindacato?

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