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Alfredo Hoyuelos – componente rivista Infanzia- dottore europeo di ricerca all’Università pubblica di Navarra. Presenta il percorso storico delle leggi educative spagnole a partire dalla fine del franchismo. E’ del 1990 la legge del partito socialista che, raccogliendo consenso nel paese, afferma il diritto all’educazione fin dalla nascita. Questa legge, con una ideologia molto progressista, non riesce ad essere operativa perché priva di finanziamenti. L’altra debolezza di questa legge è rappresentata dal fatto che gli operatori che interagiscono con i bambini da zero a tre anni hanno livelli di riconoscimento diversi: prevede le maestre e le assistenti.
Con il governo Aznar nel 2002, arriva una nuova legge che abroga la legge del 1990, nega il diritto all’educazione fin dalla nascita e lascia un vuoto legislativo soprattutto per i servizi educativi da zero a tre anni. Per quanto riguarda il tre-sei prevede un curricolo funzionale alla preparazione alla scuola elementare.
Nel 2004 con il governo Zapatero si ferma l’applicazione della legge del 2002 e il governo predispone una bozza di legge sulla quale chiede partecipazione. Alla discussione partecipano molte associazioni, sindacati, ricercatori, mondo della cultura. Attualmente il governo ha elaborato una proposta di legge che: - riafferma il diritto all’educazione del bambino fin dalla nascita; - prevede un curricolo specifico per i bambini da tre a sei anni. Non sono certamente “tutte rose e fiori”: ci sono infatti alcuni punti di debolezza:- il nido sarà ancora un servizio a domanda individuale e non si assicura una gestione pubblica; - non prevede standard di qualità di riferimento come invece prevedeva la legge del 1990; - è ancora prevista anche la figura dell’assistente; - è prevista l’istituzione di sezioni aggiunte per i bambini da zero a sei anni usufruendo delle strutture già esistenti di scuola elementare. Questo potrà significare nessun investimento specifico per gli asili-nido.
Con riferimento ai 40 obiettivi di qualità definiti dalla Rete per l’infanzia della Commissione Europea, oggi alcune associazioni di sinistra rivendicano per la nuova legge 6 punti fondamentali: una unica Amministrazione responsabile della pubblica istruzione (sia al ministero centrale che nei governi regionali) per evitare deresponsabilizzazione politica rispetto ai diritti dei bambini; la definizione dei livelli essenziali che i servizi devono erogare per garantire ai bambini il diritto alla qualità educativa; risorse certe per l’educazione infantile, non inferiori all’1% del P.I.L.; un controllo del rispetto della qualità educativa erogata; una formazione iniziale di carattere universitario per tutti gli insegnanti e l’abolizione della figura dell’assistente, una formazione in servizio garantita e obbligatoria; la definizione del concetto di qualità educativa non in astratto, ma condividendo una discussione ed un confronto tra i soggetti della comunità.
Termina presentando una sequenza di immagini che illustrano una esperienza educativa vissuta da due bambine in un nido comunale di Pamplona per rappresentare come, anche a due anni, si può fare cultura.