"MAI PIU' PRECARI!" - Prima giornata -

  • 12:20

    Al termine delle comunicazioni si apre il dibattito con l'intervento di Simonetta Fasoli, Vice Presidente Proteo Fare Sapere Nazionale, che sottolinea come precarietà e precarizzazione incidano sulla struttura del lavoro che "produce" saperi e conoscenza.

    In particolare, su alcuni tratti essenziali che richiama: l'organizzazione del lavoro e il sistema delle relazioni (in nesso inscindibile); l'aleatorietà dell'"impresa formativa" che richiede, per essere praticabile, proprio la stabilità; l'attività della sperimentazione e della ricerca, che unificano come un filo rosso tutti i lavoratori della conoscenza e postulano perciò condizioni di piena autonomia (come libertà/responsabilità) e di cooperazione (come costruzione di comunità, di pratiche al di fuori di individualismi).

    Infine, sottolinea come la precarietà sottragga alla dimensione del tempo (forse la più rilevante delle variabili nei processi formativi) proprio quel futuro su cui l'intera filiera della formazione deve investire.

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  • 12:00

    Casertano Margherita – A.T.A. precaria di Caserta - nella sua comunicazione tratta il tema delle “Esternalizzazioni dei Servizi” nella Scuola Pubblica, nell’Università, negli Enti di Ricerca, nell’A.F.A.M., nella Formazione Professionale e nella Scuola Privata.

    Casertano mette in evidenza quanto gli assistenti amministrativi, gli assistenti tecnici, gli ausiliari, le figure professionali del Sistema Istruzione, concorrano, insieme al personale docente, a dare un servizio di qualità agli studenti, alle famiglie, alla società civile e quanto invece la politica neoliberista del governo di centro-destra le abbia considerate solo un costo tanto da portarle ad un ruolo sempre più esiguo con tagli indiscriminati agli organici e l’utilizzo invece di personale esterno attraverso appalti con imprese di pulizie, collaborazioni coordinate e continuative, prestatori d’opera.

    “Scomposizione del ciclo produttivo a fini di risparmio”, “Rappresentanze e contratti diversi”, “Diritti e tutele negati”: questi alcuni dei punti che hanno caratterizzato il suo intervento.

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  • 11:40

    Daniela Di Giangirolomo, docente precaria di Bologna, nella sua comunicazione prova a rispondere alla difficile domanda : è vera flessibilità?

    La precarietà ,come fenomeno che interessa il rapporto di lavoro ma anche il sistema sociale nel suocomplesso, nasce quando le organizzazioni rinunciano ad affrontare le sfide di un mondo che cambia sempre più velocemente, non puntando sul cambiamento e sull’innovazione. Quella di affrontare questa sfida guardando soltanto ai bilanci e in particolare alla voce “costo lavoro”, non solo è una strategia che comporta costi sociali incalcolabili, ma pure rappresenta l’atteggiamento di chi non sa guardare al futuro.

    I danni che la precarizzazione porta nell’ambito della conoscenza, centrale per la crescita culturale e sociale di un Paese, sono incalcolabili a partire dalla scuola di base fino alla formazione professionale, all’Università, alla ricerca e all’alta formazione artistica musicale, ponendo costantemente ostacoli alla programmazione, alla continuità didattica e all’ordinario funzionamento degli Istituti, minando alla base la libertà d’insegnamento e di ricerca. L’innovazione e l’autonomia richiedono investimenti e stabilità, non tagli ai costi e precarietà.

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  • 11:20

    Nel suo intervento Alessandro Arienzo, precario dell’Università di Napoli, si sofferma sull’analisi della precarietà dal punto di vista delle tipologie contrattuali e delle ricadute della precarietà sui sistemi e sull’autonomia professionale

    Nel vasto mondo della conoscenza, alla precarietà che si è accompagnata al moltiplicarsi delle forme contrattuali e delle tipologie d’impiego, si è affiancata una condizione di precarizzazione dei sistemi dell’educazione, della formazione e dell’istruzione. Le forme che assume questa precarizzazione non investono solamente le dinamiche del rapporto di lavoro; esse coinvolgono l’insieme dei sistemi formativi, abbassandone la qualità e rendendoli rigidi e incapaci di rispondere alle richieste di una società plurale, aperta, solidale e civile.

    In altri termini, la precarietà incide sia sull’unità e sull’identità dei lavoratori, minandone la solidarietà attraverso la frammentazione degli interessi, quanto sull’efficacia di sistemi che sono “sistemi relazionali” e la cui efficacia deriva dalla capacità di mettere positivamente in rapporto le parti che li compongono attraverso la condivisione dei fini e dell’impegno. Nell’intervento, si delineano per grandi linee gli effetti di questa precarizzazione dei sistemi della conoscenza: dalla scuola – statale e non statale – alle Università e agli enti di ricerca, dal variegato mondo della Alta Formazione Artistica e Musicale alla formazione professionale. Allo stesso modo, si segnalano gli aspetti più deleteri per i percorsi professionali e lavorativi delle diverse figure coinvolte: docenti, ricercatori, personale tecnico e amministrativo.

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  • 11:00

    Francesco Sinopoli, del Centro nazionale FLC, ha introdotto la prima sessione dei lavori dal titolo "Una precarizzazione inarrestabile??" evidenziando come la precarietà nei settori della conoscenza sia stata determinata in alcuni casi da scelte politiche precise, come i provvedimenti moratti, in altri da riforme anche positive come l’autonomia, ma incomplete e senza gli adeguati finanziamenti. Tuttavia, dice Sinopoli, la precarietà dei nostri settori è inserita in un contesto più generale che vede tutto il mercato del lavoro italiano nelle stesse drammatiche condizioni. La legge 30, manifesto ideologico del governo Berlusconi, ha peggiorato una situazione che era già grave. Basti pensare alle collaborazioni coordinate e continuative, a cui la suddetta legge ha solo cambiato nome nel privato, che costano quasi le metà di un rapporto di lavoro dipendente. La mancanza di protezioni sociali sono un’altra grande emergenza, per i lavoratori precari. Pensioni adeguate, sostegno al reddito nei periodi di non lavoro, e formazione, sono le priorità. E’ quindi necessaria una nuova legislazione che riporti al centro il rapporto di lavoro dipendete a tempo indeterminato ma contestualmente estenda il welfare a tutti.

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  • 10:15

    La relazione introduttiva è affidata a Luisella De Filippi, Segretaria Nazionale FLC Cgil.

    "Oggi il lavoro torna, dopo un secolo dalla rivoluzione industriale, ad interrogare drammaticamente la politica per la nuova condizione di oppressione e di alienazione che impone ad aree sempre più vaste di lavoratori.

    Il paradigma della modernità è oggi il lavoro precario contrabbandato come necessità derivante dalla globalizzazione dei mercati o come ideologia della flessibilità. La stessa legge del profitto porta a scaricare sui lavoratori i costi che la competizione globale impone ai mercati.

    Questo convegno/manifestazione vuole dare un contributo alla costruzione di un nostro autonomo punto di vista sul lavoro precario sempre più pervasivo nel mondo della conoscenza e soprattutto intende avanzare proposte al mondo della politica per invertire questa tendenza in atto e sanare al più presto la situazione.

    L’azione politica del governo, di stampo fortemente liberista, ha avuto come obiettivo quello di ridisegnare l’assetto sociale e istituzionale del paese verso un’apertura sempre più ampia al mercato anche di settori destinati alla realizzazione di finalità sociali fondamentali per i diritti dei cittadini.

    La conoscenza rappresenta un potente fattore di crescita individuale e collettiva, dobbiamo fare in modo che da essa tutti traggano il massimo vantaggio, è un obiettivo che ci consegna direttamente la Costituzione quando assegna alla Repubblica il compito di rimuovere tutti gli ostacoli di natura economica e sociale che impediscono lo sviluppo della persona.

    Il ministro Moratti si è posta, fin da subito, l’obiettivo di ridimensionare quantitativamente il personale della scuola pubblica. Il taglio degli organici, il blocco delle assunzioni, lo scempio imposto al funzionamento delle procedure amministrative, hanno inciso direttamente e profondamente nella qualità del lavoro delle persone e nella loro vita aumentando il precariato, devastando il campo delle regole che presiedono al turn over.

    Ben più grave la situazione nelle università e nei centri di ricerca pubblici.

    Qui la diminuzione dei finanziamenti pubblici di istituzioni che godono di un’autonomia di tipo finanziario, oltre che organizzativa e didattica, ha spinto tali istituzioni a far fronte alle necessità di personale ricorrendo a fonti di finanziamento esterne, che per la loro natura aleatoria, non possono che sostenere impegni temporanei.

    Attraverso dunque una molteplicità di rapporti di lavoro, tutti temporanei e di natura parasubordinata, il funzionamento ordinario viene sostenuto dai precari: assegnasti di ricerca, dottorandi, borsisti, docenti a contratto, co.co.co, che per un compenso minimo, in assenza di tutele e garanzie e di qualsivoglia autonomia professionale, prestano la loro opera professionale.

    Anche la legge 508, che ha riformato l’ordinamento di conservatori e accademie, ha elevato a sistema la precarietà. Con essa infatti vanno ad esaurimento tutti i ruoli in essere in tali istituzioni e vengono gradualmente sostituiti da contratti a tempo determinato.

    Il governo di centro destra e il ministro Moratti hanno sottratto spazio e autorevolezza alle istituzioni pubbliche per favorire scuole e università private che, collocandosi sul mercato, rispondono al dogma neoliberista del meno stato e più mercato. La deregolamentazione del mercato del lavoro introdotta dalla legge 30/03 ha peggiorato la condizione di docenti e personale dei servizi, agevolando gli enti nel trasformare i rapporti di lavoro di natura subordinata, in contratti di lavoro parasubordinato o atipico e cedendo alla gestione esterna pezzi interi di servizi.

    La CGIL ha messo al centro del congresso e della sua politica rivendicativa la lotta alla precarietà e alla legge 30/03, subendo un attacco diretto da tutte quelle forze che vorrebbero emarginarla.

    Dalla Francia ci arriva una bella lezione su come respingere gli attacchi più violenti di un pensiero neoliberista che si fa sempre più aggressivo.

    Il governo francese ha tentato di introdurre la libertà di licenziamento per i giovani fino a 26 anni per i primi tre anni di lavoro e ha giustificato questa scelta legislativa con l’esigenza di ridurre il tasso di disoccupazione. Questo ha prodotto una ribellione dei giovani delle università che si sono sentiti direttamente chiamati in causa in un’ inaccettabile cancellazione dei diritti delle persone, la ribellione si è estesa alle forze sociali. La persistenza e la determinazione del movimento l’ha avuta vinta sull’arroganza della politica che ha tentato di imporre comunque i suoi diktat e la felice conclusione del ritiro del CPE ha segnato un punto importante nello scenario europeo.

    La stessa matrice liberista caratterizza poi la direttiva Bolkestein che regolamenta i servizi nel mercato unico dell’Unione europea. Un movimento sociale di opposizione contro gli effetti di tale direttiva sta attraversando i paesi europei e unendo le forze sociali dei paesi della comunità europea grazie al quale, l’approvazione di tale direttiva, sta subendo modificazioni e rallentamenti sull’onda delle pressioni che il dissenso di ampi strati della popolazione organizzato dalle forze sociali ha esercitato in questi ultimi anni.

    Ci sono dei beni comuni indisponibili al mercato e alle sue speculazioni economiche, perché toccano i diritti fondamentali delle persone.

    Ripensare le politiche del welfare è necessario per evitare i danni più gravi derivanti dalle discontinuità lavorative, ma occorre ripensare anche le norme giuridiche che disciplinano il rapporto di lavoro per ricondurre tutto il lavoro dipendente ad un’unica figura giuridica ed evitare le speculazioni e le ambiguità fra lavoro subordinato e lavoro autonomo.

    Non vanno incoraggiate spinte verso la decontrattualizzazione che sono la rinuncia a giocare un ruolo da protagonista in un rapporto di forza che non è mai paritario fra chi offre lavoro e chi lo cerca.

    Per i precari noi pensiamo che il contratto rappresenti il mezzo attraverso il quale introdurre forme di disincentivo economico all’uso del precariato. Il nostro obiettivo non è quello di fissare, attraverso la contrattazione, una presenza organica di precariato, ma quello di renderlo meno conveniente.

    La direzione che vogliamo indicare è quella dell’unificazione, del dare voce e parole comuni ad una battaglia che deve essere comune per superare le divisioni e le frammentarietà che la precarietà comporta. Vogliamo inoltre affermare ed avviare una pratica sindacale di rappresentanza diretta delle politiche sulla precarietà dove il protagonismo dei lavoratori che sono vittime di questa condizione, sia la forma attraverso cui il sindacato costruisce le sue piattaforme e le sue rivendicazioni." Scarica la relazione integrale

  • 10:00

    L'apertura dei lavori è di Franco Buccino, Segretario generale della FLC Campania.

    "Ci sono iniziative che capitano al momento giusto ed altre meno, si sa. Ma mai iniziativa, come il convegno sul precariato che si apre qui questa mattina, è così tempestiva rispetto al dibattito politico in corso in questi ultimi giorni e settimane. Se il neopresidente del Senato, Marini, appena eletto, ha detto in modo accorato che occorre dare ai giovani chance e futuro: " I nostri giovani, le nostre conoscenze, la nostra capacità di ricerca e di evoluzione tecnologica sono i fattori strategici da valorizzare insieme alle capacità produttive del Centro-Nord e alle straordinarie potenzialità del Mezzogiorno", Fausto Bertinotti, insediandosi alla presidenza della Camera, ha sostenuto: “Per anni, non solo questi ultimi, si è vissuto un oscuramento nel mondo del lavoro: un lavoro che ha subito spesso una svalutazione sociale, alla fine della quale è spuntata drammaticamente la precarietà come il male più terribile del nostro tempo. Io penso che sia intollerabile. Perciò, dobbiamo riprendere il filo di un diverso discorso, per restituire il futuro alle nuove generazioni, che ce lo chiedono in molti modi, ma che ce lo chiedono così intensamente”. E a Prodi, che dopo aver vinto le elezioni si appresta a formare il nuovo governo, a Prodi che ha inserito nel suo programma politiche per i giovani e il superamento del precariato - è venuto a dircelo a Rimini insieme con il deciso no alla politica dei due tempi -, a Prodi Guglielmo Epifani ha ricordato le priorità delle scelte programmatiche della CGIL nel suo ultimo Congresso, avanzando al futuro Presidente del Consiglio i temi che il prossimo Governo deve tenere al centro della sua azione: “Sviluppo, lotta alla precarietà, anziani, pensionati, scuola”.

    Anche la FLC Cgil si rivolge al nuovo Governo. In un recented documento della segreteria nazionale si chiedono interventi di lungo periodo finalizzati a rivedere l’intera legislazione sul mercato del lavoro e interventi di breve periodo con un’operazione straordinaria di reclutamento e assunzione nei ruoli per tutti i comparti della conoscenza. Quest’ultima misura è urgente, visto che nei prossimi anni dalla sola scuola usciranno per raggiunti limiti di età circa 400mila tra docenti e Ata.

    La FLC Cgil intende, dunque, dare centralità alla lotta contro la precarietà in coerenza con gli impegni assunti nel suo recente Congresso. Nella risoluzione sul precariato abbiamo scritto: “ A partire dall’analisi sul lavoro precario del mondo della conoscenza, che ci consegna una vera emergenza sociale e istituzionale, il 1° congresso della FLC Cgilimpegna gli organismi dirigenti ad assumere la questione precarietà fra le priorità della sua azione politica, per contrastare questo stato di cose, favorendo politiche del lavoro fondate sui diritti e l’equità e ad implementare la sua azione politica e vertenziale in questo settore”.

    E poiché mi trovo a citare il documento, ne sottolineo altri due punti importanti: “ Il Congresso impegna la FLC Cgil a favorire la partecipazione di questi lavoratori e lavoratrici proseguendo nella ricerca di un accordo con le altre organizzazioni sindacali per estendere ai lavoratori precari della ricerca e dell’università, il diritto ad eleggere le rappresentanze sindacali unitarie.

    Le strutture FLC Cgil si impegnano a garantire loro (= ai precari) la partecipazione alla vita sindacale, inserendoli nelle strutture organizzative del sindacato.”

    La precarietà, che ha pervaso tutti gli ambiti del lavoro, dilaga nei settori della conoscenza assumendo fisionomie varie che vanno dalle mille forme dei lavori parasubordinati ai tempi determinati sempre meno garantiti; in questi settori danneggia la qualità dei sistemi, ne compromette la funzione sociale, crea forti ingiustizie e disparità fra i lavoratori. Precario è il 20% del personale della scuola statale, precario il 50% del personale dell’università, della ricerca, dell’Afam, della scuola non statale e il 70% della formazione professionale. Di tutte queste persone la FLC Cgil si fa carico, convinta com’è che una delle conseguenze della precarizzazione del rapporto di lavoro è lo sradicamento di questi lavoratori dalle naturali categorie di appartenenza che sole potranno garantire loro, oltre ai diritti primari e alle tutele, una prospettiva di superamento definitivo della precarietà.

    Il convegno è l’occasione per approfondire i problemi, è l’occasione per aprire il confronto con i politici sulle iniziative da attivare per dare una risposta in tempi rapidi a questo drammatico problema, è soprattutto l’occasione per la FLC Cgil, nella prima iniziativa sul precariato nell’insieme del mondo della conoscenza, di mettere in campo le sue idee e le sue azioni contro la precarizzazione. La denominazione del nostro convegno convegno-manifestazione ne sottolinea la specificità, il titolo “Mai più precari!”ne esplicita l’obiettivo più profondo. Abbiamo la consapevolezza di dare oggi l’avvio a una grande stagione, di cui già abbiamo fatto esperienza nei nostri sindacati di origine negli anni settanta e ottanta quando ci conquistammo le leggi per le immissioni in ruolo, e insieme conquistammo alla democrazia le scuole e le università, facendo fare ai nostri sindacati l’esperienza più alta di confederalità, un equilibrio praticamente perfetto tra interessi categoriali e interessi generali.

    Questa iniziativa parte da Napoli e dalla Campania. Da dove altro poteva partire! Da Napoli abbiamo voluto con forza questo convegno. Si direbbe che dove la precarietà è eretta a sistema il lavoro stesso non possa essere che precario. E certo il lavoro precario, così diffuso da noi, si confronta con il lavoro nero, con il lavoro minorile, con la disoccupazione. I nostri precari vivono a contatto con queste realtà, ma ne traggono forza e determinazione per ribaltare la loro situazione. Non accettano mezze misure nella lotta alla precarietà, sono sufficientemente smaliziati per cadere nella trappola di una flessibilità buona, hanno combattuto generosamente in prima linea contro le cosiddette riforme Moratti e hanno pagato il tributo più alto in termini di posti e in termini di condizioni di lavoro ancora più incerte. Nella ricostruzione del dopomoratti meritano, insieme con i altri precari, l’attenzione dell’intero paese. Sicuramente hanno l’attenzione e la solidarietà dei lavoratori della conoscenza a tempo indeterminato, che stamattina rappresentano al nostro convegno una buona fetta di partecipanti. E proprio l’unità dei lavoratori, nel nostro caso l’unificazione dei lavoratori della conoscenza a qualunque settore appartengano e in qualunque stato si trovino, ci porterà fino al pieno raggiungimento del nostro obiettivo: l’eliminazione del precariato."

  • 09:45

    Riccardo Rispoli della Segreteria regionale della FLC Campania presiede i lavori sottolineando la particolare rilevanza dell'iniziativa di oggi che si pone come momento di sintesi dentro l'opzione strategica assunta nel Congresso della FLC.

    Presenta brevemente l'articolazione delle giornate, frutto del lavoro partecipato e condiviso che le ha precedute.

  • 09:30

    ..... il precariato è la negazione della continuità e dei diritti, cioè dei tratti costitutivi della scuola, dell'università e della ricerca...

    Il lavoro precario rappresenta una quota consistente del lavoro nella conoscenza. Precario è il 20% del personale della scuola statale, precario è il 50% del personale dell’università, della ricerca, dell’AFAM, della scuola non statale e il 70% della formazione professionale.

    La precarizzazione della conoscenza non è accettabile per chi mette al centro della sua azione politica i diritti delle persone e la qualità dei sistemi che garantisce il benessere della nazione e la qualità della vita dei cittadini.

    Un’iniziativa contro la precarietà del lavoro, con l’obiettivo di aprie una forte azione sindacale ed una chiara interlocuzione politica per invertire la spirale della precarietà.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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