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Gianni Righetti, responsabile nazionale personale ATA della FLC, ha sottolineato che l’esternalizzazione dei servizi nella scuola (appalti di pulizia) va presa ad esempio come un modello organizzativo negativo da respingere e combattere perché antitetico alla scuola dell’Autonomia che divide gli stessi lavoratori e sperpera denaro pubblico.
In questa situazione aggrovigliata sono coinvolti gli oltre 100.000 lavoratori precari della scuola ai quali occorre dare risposte immediate che pagano due volte: la riduzione del 25% per la presenza di appalti e il taglio drammatico dei posti che ha falcidiato gli organici.
Risposte che non siano in contrapposizione con la domanda degli altri lavoratori presenti, ex LSU, anch’essi precari e sottopagati che spingono analogamente per una stabilizzazione definitiva. L’esperienza delle esternalizzazioni nella scuola è, quindi, una vicenda emblematica rispetto al dibattito generale sul lavoro precario e sulla flessibilità nei pubblici servizi.
Una vicenda nella quale convivono esigenze contrapposte di stabilizzazione, modelli e forme organizzative alternative rispetto alle necessità di funzionamento della scuola pubblica. Da questo groviglio si può uscire. La richiesta della copertura di tutti i posti vacanti fatta dalla FLC Cgil è la premessa necessaria che deve avere una risposta certa nei primi atti da parte del Governo. Non è una soluzione impossibile quella dell’internalizzazione dei servizi e dell’assorbimento di tutte le forme di precariato esistenti senza creare “guerre tra poveri”.
E’ possibile costruire una proposta unitaria che impegni le confederazioni a sostenere la Vertenza nazionale aperta dalla FLC Cgil per tutti i lavoratori precari interessati. Le quote dei posti occupati dalle diverse categorie possono rappresentare i bacini di assorbimento dai quali attingere in proporzione dell’incidenza del precariato esistente e delle quote dei posti autorizzati.