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Ilaria Lani della FLc di Firenze, nella sua comunicazione sulle “tutele contrattuali” parte dalla lunga storia del movimento dei lavoratori per sottolineare come l’esercizio della contrattazione collettiva ci ha consentito di far progressivamente avanzare l’affermazione dei diritti e quindi il processo di emancipazione del lavoro.

In virtù di questo è necessario, proprio per andare nella direzione di cancellare queste forme di lavoro, inserire nella contrattazione limiti al loro utilizzo, estensione dei diritti, percorsi di stabilizzazione. Tutto ciò ha una triplice valenza:

1.Ci dota di un corpus di norme che estendono per quanto possibile i diritti, mettono un freno agli abusi, migliorano le condizioni di lavoro dei precari avvicinandole a quelle degli stabili e rallentando così il drammatico fenomeno di dumping.

2.Si riconosce la presenza dei lavoratori precari, se ne unificano le condizioni, si rafforza l’unità nei luoghi di lavoro.

3.Si mette in evidenza tutte le contraddizioni insite nelle forme di lavoro precarie e atipiche, rivendicando così un riconoscimento legislativo che faccia pulizia di questa giungla e riconosca come centrale il rapporto di lavorodipendente a tempo indeterminato.

Questo vale sia per il rapporto di lavoro a tempo determinato che per tutti quei rapporti non-dipendenti, cosiddetti parasubordinati, quali le collaborazioni, le prestazioni d’opera, gli assegni di ricerca.

Al fine di intervenire su questa giungla di rapporti di lavoro esclusi dai contratti nazionali nei prossimi rinnovi chiederemo al governo un atto politico che riporti tutti i lavori e i lavoratori nel contratto collettivo trasformandoli in lavoro dipendente.

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