Uscire dall’emergenza quotidiana. Un progetto per la Formazione professionale

  • 16:15

    Le conclusioni dei nostri lavori sono affidate a Fulvio Fammoni, Segretario Nazionale della CGIL

    “Sulla proposta ho registrato molti punti di assenso e di dissenso, con posizioni articolate sia interne che esterne. Il riscontro della discussione di oggi è comunque positivo – quando avremo finito la discussione in corso, allora cominceremo a confrontarci, per primi con CISL e UIL, con le regioni, con il ministero, con le organizzazioni datoriali.

    Ma vorrei proseguire con una avvertenza sola: legittimo dissentire, ma se ci si dice d’accordo con l’obiettivo non si possono poi esternare tali e tante preoccupazioni

    Quale è lo stato attuale? Problemi contrattuali importanti e problemi dell’utenza importanti; ma un altro fatto importante è: come è la condizione di lavoro di coloro che operano nel settore? E’ in crisi la mission futura, ma chiedo comunque che nel parlare di formazione professionale non si adoperino alcuni aggettivi: surrogato, malaffare, appartenenza. Non credo che ciò debba riguardare il futuro. Poi: precariato.

    Oggi è stata discussa la missione della formazione professionale, ma oggi non siamo ai “si dice”! tra meno di un mese e mezzo l’obbligo scolastico sarà a 16 anni. Al lavoro si accederà dopo i 16 anni.

    Come si realizza l’obbligo scolastico a 16 anni è altra questione: il Ministro dice che si può arrivare con un sistema duplice, o attraverso la scuola o attraverso “agenzie nazionalmente riconosciute”; su quest’ultima ipotesi si potrebbe aprire una discussione.

    Se tutto il percorso poi può essere espletato attraverso le “agenzie nazionalmente riconosciute” noi non saremo d’accordo. I corsi triennali che invece esistono già, sono stati avviati per esempio dai primi anni, potrebbero continuare transitoriamente, anche se bisogna stare attenti, in Italia si può morire di transitorietà.

    I nostri interlocutori sono le Regioni per quanto loro compete in materia di formazione professionale e apprendistato, ma anche per l’intreccio dei fondi interprofessionali e la formazione continua, così come per il repertorio delle qualifiche, per l’accreditamento, per i contratti di lavoro.

    I rapporti sono tra noi, come parti sociali, e le regioni attraverso il loro organismo di rappresentanza.

    Il sistema nazionale può essere costruito in tantissimi modi. Trovo intelligente la cosa scritta nel documento relativamente alla costituzione di una sorta di agenzia negoziale delle regioni.

    Se io fossi al posto di tante regioni, piuttosto che aspirare a gestire parti di scuola pubblica, come sotto sotto molte di loro aspirano a fare, aspirerei a costruire un vero efficace sistema di formazione professionale.

    Se sono vere le cose che ci siamo dette, sul rapporto tra formazione ed indici di sviluppo, dovremmo pensare di più a Lisbona, ma l’Europa, ci pensa a Lisbona? Si ricorda di Lisbona?

    Sull’apprendistato: oggi è ai livelli dei vecchi contratti di formazione e lavoro. Mentre dovrebbe avere un posto diverso nella filiera – apprendistato – formazione continua – formazione lungo tutto l’arco della vita.

    Vedo anche positivamente l’integrazione – alla pari e su alcune determinate e precise materie – ma non solo con il sistema dell’istruzione, anche con quello universitario, dell’alta formazione.

    Nel documento si affronta il tema della transizione e delle tutele, e allora dovremo pur parlare di tutele e di ammortizzatori sociali, come in qualsiasi riconversione e riallocazione di un sistema produttivo.

    I tempi: per noi anche domani, ma non sono prevedibili dato il numero di soggetti che sarà necessario coinvolgere.

    Dovremo dare certezza a tutte le persone che operano nella formazione professionale, ma non attraverso l’occuparsi di dispersione. La dispersione è un tema a parte”.

  • 16:00

    Ferdinando Ciaralli, Presidente Associazione CENFOP, apre il suo intervento facendo i complimenti alla CGIL per il coraggio di aver fatto una proposta concreta, sottolinea che durante la mattinata è stata ricorrente la parola “ crisi”.

    Riconosceun grande successo della proposta e ricorda che la Formazione Professionale è nata come “cantieri scuola”, se oggi vogliamo trattare in termini moderni la Formazione Professionale dobbiamo ripartire da una Legge quadro nazionale, anzi, europea.

    Noi come CENFOP concordiamo sulla rifondazione della Formazione Professionale Europea.

    Chiedo: Quale formazione vogliamo? Una Formazione privata, pubblica o mista? Dove andiamo a parare?

    I Comuni della regione Lazio gestiscono la Formazione Professionale in maniera anomala.

    CENFOP Sostiene il contratto di comparto perché solo in questo contratto è difesa la peculiarità di ogni macro tipologia.

    Qualsiasi riforma necessita di tempo, oggi dobbiamo governare la transizione: quale sarà? Vediamo la proposta finale del Ministro del Lavoro e la conclusione della Legge Finanziaria.

    Per noi i criteri fondamentali per una futura Formazione Professionale sono:

    1) trasparenza;

    2) sicurezza dei finanziamenti;

    3) bandi veloci e rapidi,

    4) contratto compatibile con la nuova Formazione Professionale

    5) formazione dei formatori,

    6) aggiornamento attrezzature didattiche,

    7) concertazione fra Enti, Sindacati, Regioni e Ministero del Lavoro.

  • 15:45

    Con Emilio Gandini, Rappresentante FORMA si concludono gli interventi

    “Apprezzo l’iniziativa della CGIL perché entra nel merito di un problema, dovremmo farlo tutti e noi ci riuniremo per discutere sul futuro della Formazione intorno a dicembre.

    Ho letto il documento, non lo condivido completamente. Trovo riduttivo il posizionamento della filiera perché non si può non parlare anche di Formazione iniziale.

    Secondo noi non viene attribuita una valenza forte alla Formazione Iniziale, la sfida vera è la differenziazione dei percorsi.

    Noi non vogliamo fare concorrenza all’istruzione pubblica, perché ci sentiamo parte integrante del sistema educativo. In questa confusione che regna da anni nel piano legislativo, preferirei tornare alla Legge quadro del 1978.

    Per noi, orientamento, formazione iniziale, formazione continua, costituiscono la filiera.

    Chiedo: come possono essere sostituite le 800 ore frontali di tutti i corsi nell’area dell’obbligo esclusivamente con corsi di apprendistato?

    Noi non ci occupiamo solo di Drop-out, non siamo la Croce Rossa! Abbiamo una dignità di percorso, questa dignità la difendiamo all’interno del sistema educativo.

    Concordiamo come FORMA per rivedere tutte le leggi regionali relative all’accreditamento, cercando un sistema che le uniformi.

    Concludo ribadendo che l’integrazione con la scuola statale non può essere solo un pezzo del percorso formativo, ma tutto il percorso dell’obbligo”.

  • 15:30

    Stefano Di Gnola, CNA

    Ringrazio la CGIL per averci invitato a presenziare a questo convegno, per altro credo di potervi presenziare a ragione veduta perché in CNA mi occupo di contrattazione e di formazione professionale. Nel settore dell’artigianato si contrattano 18 contratti collettivi di lavoro. L’ente di formazione dell’artigianato, d’altra parte, pratica un milione di ore di formazione all’anno, quindi l’esperienza formativa non è di poco conto. Ma di ciò sarebbe utile ragionare più dettagliatamente in sede specifica.

    Condivido quanto detto nel corso della tavola rotonda da Maria Brigida, ma ritengo utile parlare più di questioni di merito – infatti la discussione mi è parsa troppo accentrata sulle questioni di metodo, mentre a mio modo di vedere metodo e merito dovrebbero avere la stessa cogenza. Quando si parla di formazione sembrerebbe che l’Italia fosse come la Danimarca, con il 95 % di imprese strutturate e con un 5% di altre imprese, invece la realtà italiana vede che nel 95 % delle imprese vi sono da 1 a 9 dipendenti.

    Concordo sul fatto che andrebbe recuperata la mission della formazione professionale come formazione continua, ma detto questo bisogna ragionare in prospettiva. Il sistema formativo può vedere una sua ristrutturazione, ma noi per vederne i frutti tra dieci anni.

    Certo io non condivido la Moratti, e sarebbe sbagliato commettere l’errore di intrecciare la formazione e l’istruzione, perché si tratta di sistemi diversi, non sono la stessa cosa.

    In molti contratti che sono nella fase di rinnovo vanno aggiornati quegli istituti che riguardano l’apprendistato. D’altra parte è evidente come vi sia un legame tra formazione erogata e tasso di crescita delle imprese. Concludo dando la disponibilità della CNA al confronto, la CNA è sempre disponibile a dialogare. Ma se dobbiamo parlare di apprendistato chiamateci al tavolo giusto per l’apprendistato, se dobbiamo parlare di istruzione è un’altra cosa.

  • 15:15

    A Marco Barbieri, Assessore regionale della Puglia, viene chiesto se nella costruzione di un sistema nazionale, ci vuole una condivisione delle Regioni, evitando i localismi. La storia dell’accreditando non è un buon viatico per persone o una responsabilità pubblica all’uso delle risorse. Le Regioni vogliono governare questo sistema votato al lavoro?

    “Non rappresento le Regioni ed espongo il mio punto di vista come Assessore della Puglia.

    La Formazione professionale vive largamente di risorse del FSE, soprattutto quelle dell’obiettivo 1, le altre vivono situazioni di oggettiva crisi.

    La riforma della Costituzione e del Titolo V non è stata una brillante idea sul versante della FP, passando da una legislazione concorrente e esclusiva delle Regioni in materia.

    Su alcune cose si può lavorare e c’è un largo consenso sull’accreditamento rivedendone le regole; su questo ci sta lavorando un Tavolo Tecnico. Il DM 166/01 non è più adeguato a garantire una qualità di servizio agli utenti. Un servizio pubblico come la FP non può che avere una dimensione nazionale. Non c’è accordo tra le Regioni sulla missione della FP. La Puglia non vuole fare un sistema regionale di qualifiche che considerano penalizzante per i giovani rispetto al mercato del lavoro. C’è un dissenso di merito tra le Regioni su cosa deve fare la Formazione professonale nell’apprendistato per la presenza di un’idea di impresa formatrice.

    Se la CGIL ha un’idea dello sviluppo che necessita di lavoro stabile, la FP non deve fare quello che fa la scuola.

    Ho letto la proposta della CGIL che condivido in massima parte”.

  • 15:00

    La dott.ssa Vera Marincioni, ritiene che il ruolo del Ministero del Lavoro vada rivisto dopo una fase di insensibilità verso le tematiche della Formazione Professionale.

    Afferma che: “la FP è un servizio pubblico di pari dignità dell’istruzione declinato nell’ambito del LIFE LONG LEARNING. La FP è un diritto che deve essere concretamente riconosciuto ad ogni cittadino come diritto al lavoro.

    Per questo occorrono una serie di misure nel quadro della strategia di Lisbona a sostegno della Formazione professionale come diritto individuale all’integrazione sociale e professionale.

    La F.P. è un bene pubblico nel quale ambito hanno interloquito attori sociali quali i sindacati, le associazioni, ecc.. Il sindacato deve dare un contributo etico come patrimonio e risorsa civile delle politiche dei saperi.

    Sono stati pensati una vasta gamma di politiche attive del lavoro; apprendistato, fondi interprofessionali, inserimento al lavoro, ecc.. C’è stata una continuità fra le due precedenti legislature che non hanno realizzato la piena esigibilità del diritto soggettivo alla FP (vedi esclusività delle risorse di provenienza comunitaria). L’offerta per gli apprendisti copre meno di un quarto degli apprendisti, non c’è un regolamento.

    Spero, ha affermato la dott.ssa Marincioni, che lo Stato riesca a costruire un sistema stabile e nazionale della Formazione professionale come lo è la scuola.

    Inoltre, va regolamentata la Formazione Continua.

    Stiamo lavorando ad un disegno di legge sul LIFE LONG LEARNING che ha possibilità di essere realmente concretizzato, così comeva “riregolato” l’accreditamento delle strutture.

    Occorre ripensare a nuovi sistemi di Welfare da riallacciare all’apprendimento per tutto l’arco della vita ed accompagnando la flessibilità e la professionalità come opportunità positiva. Nell’ambito dell’invecchiamento attivo la Formazione permanente può svolgere un ruolo di “manutenzione delle competenze”.

    Altro ambito nazionale da tenere in conto è la partita degli Standard Formativi e la sussidiarità verticale, ivi compresi i poteri sostitutivi che possono valere anche per la Formazione Professionale.

    Altri campi riguardano gli snodi: monitoraggio, valutazione, standard, ecc. e dobbiamo lavorare per il paese non per i territori.

    La Formazione Professionale non può parlarsi addosso, va valorizzato il ruolo delle parti sociali per una sua politica nazionale, declinata regionalmente”.

  • 14:30

    Maria Brigida, Segretaria nazionale della FLC, avviando i lavori della tavola rotonda dal titolo: “Come uscire dall’emergenza. Le diverse opinioni a confronto”, sottolinea la consapevolezza della diversità di opinioni sulla proposta presente nel nostro documento, rivendicando il coraggio avuto dalla CGIL e dalla FLC nell’aprire la discussione in fase di inizio della legislatura.

    Afferma che oggi ci sono le condizioni per una prospettiva nuova per la FP, per farla uscire da una condizione di residualità e diventare così strumento utile per il paese, ribaltando la realtà che si è costituita in questi ultimi anni in cui si è persa di vista la responsabilità e il governo della Formazione professionale.

    Invita non confondere il significato di “nazionale” con “statale”e a superare i muri di incomunicabilità fra le Regioni, evidenzia, inoltre, che in realtà non ci sono sistemi di FP regionali stabiliti e che, tuttavia, questi assorbono ingenti risorse pubbliche. Ritiene che vada ricostruito il fronte della parte datoriale per ripensare ad un contratto nazionale di comparto. Così come va assolutamente combattuta l’idea che viene utilizzata in modo strumentale da “alcune parti” circa l’intenzione della FLC di svendere i diritti dei lavoratori.

    La FLC, invece, è impegnata affinché si ponga fine all’incertezza, alla precarietà e alla mancanza di prospettiva per questo settore e per i suoi lavoratori. Richiama il Ministero del Lavoro a maggiore attenzione e responsabilità, rilevando come da tempo abbia “allentato la presa” sul sistema della FP.

    Chiede, quindi, alla Dott.ssa Marincioni , in rappresentanza del Ministero del Lavoro, se ritenga giusto ricondurre ad un livello nazionale un quadro di regole e governance della FP e se condivide che la sua attuale frammentazione non sia anche il risultato di “un calo di interesse” a questo settore. Infine chiede se il ministero condivide la necessità di un segnale forte di discontinuità nelle politiche formative per il lavoro.

  • 13:30

    Erica Grillo, Lavoratrice Formazione Professionale Veneto

    Se Lo Cicero citando l’orgoglio di Cuffaro per l’essere stato ancora una volta ammesso nell’Obiettivo 1 del FSE critica l’atteggiamento della sua regione che è contenta di rimanere nel sottosviluppo, che dire della Regione Veneto, che ha tagliato i parametri di finanziamento per aumentare il numero dei corsi! Ed in un convegno regionale nel quale avrebbe dovuto partecipare la Bastico che all’ultimo momento lo ha disertato, in un coro unanime con gli enti ha scaricato sul Governo e sulla CGIL tutte le responsabilità dei guasti del sistema.

    I lavoratori della formazione del Veneto hanno chiesto di discutere del documento oggi in discussione, ed abbiamo praticato la strada del confronto con i compagni del centro nazionale, perché, pur non avendo alcun pregiudizio verso l’innalzamento dell’obbligo, che anzi riteniamo opportuno per innalzare il livello culturale della nostra regione, nota per essere quella che, privilegiando il lavoro è ricca ed ignorante, ci siamo sentiti come figli di un dio minore.

    Per questo i lavoratori del veneto chiedono una maggiore attenzione, e che siano chiariti meglio i passaggi nei quali si declina l’ultima parte del documento, quella dove si parla della transizione, perché i lavoratori non gradiscono essere liquidati solo con un generico richiamo agli ammortizzatori sociali, e a tutele di intesa con il ministero del lavoro. Anche la lettura del territorio è importante. Cara CGIL, dicci qualcosa di più! Il lavoro del sindacato è la tutela dei lavoratori, e allora che si faccia, questo lavoro.

  • 13:20

    Mara Cecchetti, Responsabile Formazione Professionale Piemonte

    Nella nostra regione non ci sono esuberi, ma grossi problemi sulle modalità di erogazione esulla gestione delle risorse con forti crisi di liquidità. Bisogna superare gli effetti negativi che la burocrazia dei bandi FSE ha generato. Da qui parte l’incertezza finanziaria , da qui parte la strumentalizzazione che gli Enti fanno delle difficoltà finanziarie perstravolgere pesantemente l’abituale organizzazione del lavoro. Da qui parte l’esponenziale aumento del lavoro atipico che riguarda un lavoratore su 3.

    Se la F.P. ha una funzione sociale è necessario che le Regioni assicurinoanche l’applicazione del CCNL in tutte le agenzie formative.Non abbiamo dati statistici come la Lombardia, ma il documento ha scatenato forti preoccupazioni,addirittura è stato strumentalizzato dagli Enti e dalla Cisl. Tutto ciò ha spaccando il fronte di condivisionedel documento, scatenando una discussione tutta incentrata sullagestione della transizione, appesantita anche dal fatto che il documento,su questo argomento fornisce risposte vaghe e non esaustive.

    Per fare un passo avanti dobbiamo avere il coraggio di affrontare il dissidio latente fra docenti della scuola statale e i formatori della F.P. aprendo un dialogo sulla partitae la gestione delbiennio unitario.

    Qualcuno ha sollevato ilproblema di essere iscritti alla FLC pur essendo operatori della F.P.Questo dimostra che c’è un problema di comunicazione. E’ necessario che la FLC tenga presente le sensibilità di tutti i lavoratorie non solo quelli che operano all’interno delle scuola pubblica.

  • 13:10

    Carmine Cirella, Responsabile Formazione Professionale Abruzzo.

    Descrive la storia della F.P. nella sua regione sottolineando che laleggeche regola la F.P. ha già 26 anni.

    Il documento pone più problemi di quanti ne voglia risolvere, ma ha un pregio, con questo documento la F.p. ritorna al centro della discussione.

    Ricorda l’accordo di Luglio ’93 che riguardava anche laF.P ma che rimase disatteso.Ancheallora si parlava di un grande progetto di riconversione e riqualificazione che poi non fu mai attuato. E già allorasi scatenarono grandi discussioni. Non siparte mai da zero sulla F.P. perché già allorac’era a disposizione un grande capitale umano e professionale, solo chequesto capitale umano e professionale è sempre stato bistrattato,anche dopoil pacchetto Treucon il quale sono aumentate ledifficoltà ad applicare il nostro CCNL un contratto privatizzato ma non considerato privato con l’aggravante di non avere gliammortizzatori sociali.

    Altro elemento dicriticità l’applicazione del titolo Vche ha peggiorato laprecarietà del sistema econtestualmente la nostra crisi di rappresentanza di quel sistema, senza dimenticare che sulla F.P spesso ci sono stati contrasti inCgil tra livello confederale e la categoria.

    E’ comunque una grande conquista che la CGIL confederale sia ilmotoredi questa proposta,ma il documento risolve i conflitti descritti?Bisogna costruire una strategiamolto oculata considerando anche i lavoratori che oggi sono precari. Spero cheil documento lanci un ponte anche a questi.

    Per rendere credibile la proposta deve essere lanciata una vertenza sulla F.p. a livello con la CGIL confederale protagonista.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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