Convegno nazionale "Il ruolo dell’Università per la crescita del Paese" - Prima giornata
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15:30
Dopo le considerazioni e gli spunti offerti dalla relazione introduttiva ai lavori, la discussione prosegue ora in tre gruppi di lavoro tematici, per riprendere alle ore 18,30 in plenaria.
1) “La valutazione del sistema universitario” dove si affronteranno i seguenti nodi tematici:
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Contesto di riferimento e qualche confronto internazionale
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Le principali criticità nazionali
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Analisi delle cause e possibili azioni del governo centrale
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Cultura delle autonomie o cultura prescrittiva?
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Autonomia responsabile e accountability
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Obiettivi da perseguire, risultati attesi e metodologie utilizzabili
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Finalità ed impiego della valutazione
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Le regole per il finanziamento pubblico
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Ricerca scientifica e attività formative
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Gli strumenti di misura
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Le basi informative necessarie
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Eccellenza o assicurazione di qualità?
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La sfida della formazione continua
Resoconto del gruppo di lavoro.
2) “Reclutamento e stato giuridico” nel quale la discussione verterà sulla definizione di un nuovo accesso alla docenza universitaria dovrà costituire la base per la realizzazione di una nuova figura di docente e di una nuova carriera, in cui il reclutamento e gli avanzamenti siano nettamente distinti.
Gli attuali organici docenti sono sottodimensionati rispetto agli standard degli altri paesi europei e caratterizzatida uno assettogiuridico non coerente con i processi di autonomia e di riordinamento della didattica. Ad un corpo docente d’età sempre più elevato si è accompagnata la crescita di un precariato, di dimensioni progressivamente crescente. L’eliminazione delle condizioni che hanno generato il precariato, la realizzazione delricambio generazionale, meccanismi trasparenti di valutazione dei meriti e delle esperienze acquisite sono obbiettivi inscindibili ed irrinunciabili. A regime l’accesso ad un contratto triennale di “tenure track”, bandito a livello locale, avverrà, a seguito di una valutazione dei candidati sia da parte della Comunità scientifica nazionale che dell’Ateneo. L’immissione in ruolo avverrà a seguito di un’altra valutazione nazionale. Il possesso documentato di una consistente esperienza già acquisita potrà consentire agli attuali precari direttamente l’immissione in ruolo dopo la doppia valutazione nazionale/locale.
La definizione del percorso d’accesso dovrà essere accompagnata da una manovra straordinaria sugli organici docenti, dallacreazione della terza fascia, dalla definizione dei percorsi di carriera e dello stato giuridico, da un nuovo regime retributivo e dalla contrattualizzazione della docenza universitaria.
Resoconto del gruppo di lavoro.
3) “ Bilancio del 3+2” dove si partirà da alcune considerazioni sul malfunzionamento del modello 3+2.
La riforma degli ordinamenti didattici (509/99) necessita di un serio esame sulle sue modalità di attuazione: l'intento del legislatore è ancor oggi in buona parte vanificato dall'implementazione avvenuta negli atenei, anche se non tutti imputabili a cattiva volontà degli atenei stessi.
Vari i problemi:
a) è mancato una contestuale riforma del sistema: tra cui fondamentale quella deidiritti e doveri della docenza, il riconosimento di nuove figure (tutor, facilitatori didattici...), ecc.
b) è stata posta come riforma a costo zero: nessuna riforma lo è realmente, meno che mai quelle innovative: inoltre è avvenuta mentre gli atenei cominciavano a mostrare difficoltà finanziarie e non si è tenuto in alcun conto la necessità di infrastrutture e professionalità adeguate per gestire nuove modalità di insegnamento (indicatori di Dublino).
c) l'autonomia degli atenei è sacrosanta, ma dentro a un sistema: occorrono solide linee guida per evitare storture difficili da eliminare a posteriori (un corso che non funziona si può anche chiudere, ma intanto ci sono studenti che l'hanno seguito e comunque risorse sono state spese).
d) i crediti dovevano rendere il sistema flessibile e favorirel'internazionalizzazione: (perché doveva essere facile il riconoscimento delle corrispondenze); il sistema è invece diventato parcellizzato con due grossi difetti: il credito è stato inteso come una nuova misura delle vecchie ore (e anche questa misura può variare tra facoltà dello stesso ateneo) e, anzichè instaurare dei percorsi flessibili, si è costituito un elevato numero di percorsi rigidi.
e) la parola “professionalizzante” è stata mal interpretata e peggio tradotta: in tre anni non si può creare una figura spendibile immediatamente sul mercato esterno che abbia anche forti basi per riqualificarsi nel tempo e/o perproseguire gli studi: ma professionalizzante poteva/doveva anche intendersi come “preparazione volta alla nuova domanda del mondo esterno” e non “pronta all'uso e a niente altro”.
Nè è corretto proporre lauree (triennali) che promettano di fornire competenze che richiederebbero esperienze di anni, per essere realizzate realisticamente, il primo livello deve consentire di giungere a un punto fermo di preparazione che deve comunque essere solida e non epidermica.
In sostanza, sono fuorvianti quei curricula che propongono, a livello triennale, competenze multisettoriali che normalmente ci si forma dopo anni di lavoro su campo, questo tipo di curricola sono più indicati per lauree magistrali o addirittura per master post laurea.
Quasi ovunque è mancato lo spirito degli Indicatori di Dublino che prevedono che lo studente consegua:
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Conoscenza e capacità di comprensione
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Conoscenza e capacità di comprensione applicate
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Autonomia di giudizio (capacità critiche)
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Abilità comunicative
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Capacità di apprendere
Accanto alle competenze professionali lo studente dovrebbe sviluppare il metodo per “imparare ad apprendere” lungo tutto l'arco della vita (indipendentemente dal fatto di farlo per proprio interesse o per adeguarsi a mutate condizioni di lavoro) quindi il processo di lifelong learningsi attiverebbefin dal primo ingresso in università e il triennio dovrebbe consentire il conseguimento delle basi necessarie sia per rispondere in modo flessibile al mercato del lavoro (facilità di riqualificazione) sia per proseguire gli studi.
Il Consiglio Europeo di Lisbona recita: “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo” stabilendo l'importanza dell’apprendimento permanente, tuttavia sembra sovente che ci si riferisca esclusivmente ad adulti inseriti nel mondo del lavoro e non anche a studenti universitari.
Quanto al riconoscimento dell’apprendimento pregresso: costituiscono un valore da prendere in considerazioneevitando storture quali "Laureare l'esperienza".
Molto raramente si riconosce l'importanza dei meccanismi di autovalutazione per esercitare e coltivare lo spirito critico degli studenti (oggi l’uso dell'ICT li consente con relativa facilità, ma il loro utilizzo è estremamente poco diffuso). Fortunatamente il proliferare di università telematiche è stato contrastato, ma si può comunque fare un buon uso dell'ITC come strumento per agevolare nuove modalità didattiche, non attraverso modelli fumosi ma con una seria applicazione quotidiana (nel dire questo penso a ciò che spesso si spaccia come e-learning mentre e-learning non è).
Fondamentale è il monitoraggio costante dei risultati di singoli corsi di studio per aggiustare il tiro e sarebbe opportuno che fossero definite delle linee guida in tal senso (penso ai questionari distribuiti agli studenti sulla didattica e a loro stessi che dubitano a ragione che le loro risposte siano davvero utilizzate per incidere sul processo).
Infine, lo studente che intende proseguire oltre il triennio talvolta trova il conseguimento del primo titolo come un ostacolo temporale all'iscrizione alla specialistica; attenzione che questo non incrementi il numero di fuori-corso e valutare anche l'autonomia degli atenei nella definizione della prova finale del triennio, infatti, in taluni casi questa si configura come una tesi appena più breve e meno impegnativa di quella della laurea magistrale.
Introduzione al gruppo di lavoro.
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15:00
Nella sua relazione introduttiva, Marco Broccati, Segretario nazionale FLC Cgil, osserva che l’ampliamento della missione dell’università, declinata attraverso autonomia e responsabilità sociale, in un contesto perdurante di forte sottofinanziamento accompagnato dall’abnorme aumento della precarietà più selvaggia, ci induce a riflettere su alcuni temi che appaiono fondamentali. Su questi, accanto a provvedimenti legislativi e del Governo, occorre che si diffondano anche buone e condivise pratiche.
Al Governo chiediamo di superare la schizofrenia di chi afferma il ruolo fondamentale dell’università e poi le taglia i fondi.
Alla comunità universitaria chiediamo di riflettere sulla qualità dell’offerta formativa attuale e di aprirsi con coraggio ad una valutazione trasparente ma reale.
A tutti gli attori chiediamo di impegnarsi per un reclutamento di qualità ed inclusivo.
Su questi temi vogliamo riflettere in questo convegno per far ripartire un percorso che permetta di costruire una università pubblica di qualità per la crescita del Paese.
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14:45
Apre i lavori Paolo Rossi, Ordinario Università di Pisa, citando i temi centrali che attraversano tutte le problematiche di questo convegno.
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Coerenza del sistema formativo nel suo complesso che oggi è scarsa tra i diversi momenti formativi ma anche nell’ambito di una stessa fase. Necessità di approfondire le esigenze formative di base della società.
Quale ruolo ha la laurea magistrale?
Quale ruolo ha il dottorato?
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Quali dimensioni deve avere il sistema universitario? Come è possibile recuperare tutti gli studenti? Quanto deve essere potenziata la ricerca visto che i risultati non sono negativi? Il numero di docenti deve salire sulla base delle risposte a queste domande.
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Governo di sistema: autonomia sì ma anche responsabilità. Burocrazia no. Ma la posizione intermedia va definita con precisione.
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Valutazione che deve accompagnare l’autonomia e che deve essere reale.
Non ci potranno essere, comunque, soluzioni stabili, ma occorre essere d’accordo sulle domande.
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14:30
Nel Convegno di oggi “Il ruolo dell’Università per la crescita del Paese” si affronteranno i grandi temi al centro dell’attualità della comunità universitaria quali la valutazione del sistema, il bilancio del 3+2, il reclutamento e lo stato giuridico della docenza universitaria.
Per la FLC è ineludibile la riforma dei concorsi universitari, l’avvio di un ricambio generazionale con il superamento del precariato, una riforma dei meccanismi di carriera che distingua nettamente il reclutamento dall’avanzamento di carriera.
Il convegno promosso dalla FLC nasce dall’esigenza di proporre soluzioni sul ruolo che l’Università deve avere in quanto realtà indispensabile per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.