Convegno nazionale "Il ruolo dell’Università per la crescita del Paese" - Seconda giornata

  • 10:30

    Fanti Paolo - Università della Basilicata

    Venendo da un piccolo Ateneo, sottolinea la frammentazione delle università piccole dove i problemi sono amplificati. Se sapere è un bene comune, essenziale per il Paese, occorre rivedere la distribuzione geografica, la crescita quantitativa e qualitativa.

    Autonomia con qualità ha bisogno di analizzare il contesto, ha bisogno di sinergie piuttosto che di competizione. Anche la valutazione deve essere declinata a seconda del contesto.

    Sottolinea il problema del numero dei crediti da riconoscere in assenza di un quadro formativo nazionale condiviso.

  • 10:15

    Subito dopo la relazione di Enrico Panini si apre il dibattito con l’intervento della prof. Simona Costa, Componente del Consiglio Universitario Nazionale, che ha portato al convegno i saluti del Presidente del CUN prof. Andrea Lenzi, che non è potuto intervenire.

    Ha sottolineato che il CUN è stato rinnovato dopo lungo tempo e si sta misurando sul sistema universitario in rinnovamento che è anche il tema del convegno.

    Il CUN ha scelto come linea propositiva e forte di interagire in modo aperto e trasparente con tutti gli interlocutori politici, accademici, istituzionali che si occupano del futuro del sistema universitario.

  • 09:30

    Vai alla web cronaca della prima giornata

    La seconda giornata dei nostri lavori, si apre con la relazione di Enrico Panini, Segretario Generale della FLC Cgil.

    Partendo dalla considerazione che, a fronte di una economia che va meglio non ci sono fondi per investire sulla conoscenza e che le Università non hanno soldi ribedisce che occorrono fondi per recuperare ed investire, per rilanciare nei fatti la centralità delle università e per ridurre la piaga del precariato. E' urgente!

    Se si vuole porre la conoscenza al centro dello sviluppo del Paese occorre far seguire al Memorandum scelte nel DPEF ben diverse da quelle precedenti.
    Investire in Università significa cultura, crescita, mantenimento della democrazia, occupablità, competitività.
    Il ruolo della ricerca che le Università debbono svolgere è quello di costruire, come è successo in passato, un altro mondo.

    Alcuni primi atti positivi ci sono stati (convenzione, università telematiche, valutazione). Molto è ancora da fare in modo condiviso, perchè molto deve fare il Governo, molto le Università stesse.

    Quattro questioni

    1) Precarietà - 20.000 nuovi ricercatori, stabilizzazione per tecnici amministrativi. Riconoscimento del lavoro svolto anche nella didattica nei prossimi concorsi; un percorso per la legislatura.

    2) 3+2 - va rivisto. Va ridata un'identità, deve essere definita la spendibilità del mondo del lavoro, deve esserci omogeneità. Ministro e autonomia devono assumersi le proprie responsabilità.

    3) Autonomia e risorse - L'autonomia delle Università ha bisogno di risorse, di una governance adeguata e di coordinarsi con le altre atonomie.

    4) Diritto allo studio - Deve diventare un fatto, e i laureati devono triplicarsi.

    Alcuni obiettivi

    a) Contrattualizzazione della docenza per valorizzarla e tutelarla;

    b) Università di qualità e di massa:

    c) Università luogo di cultura nel territorio;

    d) Riflessione sui nuovi saperi

    Scarica la relazione integrale.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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