Convegno nazionale “Il lavoro che cambia. Il personale tecnico-amministrativo nell’Università delle autonomie" - Prima giornata

  • 17:00

    Conclusi gli interventi, si avvia il dibattito.

    Maria Teresa Amicarelli, Università del Molise, sottolinea le difficoltà della contrattazione integrativa in un contesto con un basso grado di sindacalizzazione.

    Chiede perciò che il nuovo contratto del comparto intervenga in modo più chiaro, più dettagliato e più vincolante sul fronte delle relazioni sindacali e nello specifico sulle materie che sono rispettivamente oggetto di informazione, consultazione, concertazione, contrattazione.

    Sottolinea l'importanza di garantire al personale dei percorsi di formazione che forniscano un reale aggiornamento delle conoscenze e delle competenze.

    Ritiene che debba essere affrontato in modo attento il tema della valutazione che ha bisogno di strumenti adeguati e criteri oggettivi.

    Chiede che il principio di trasparenza non venga ostacolato, in modo strumentale, da una presunta tutela della privacy.

    Richiama infine tre differenti questioni: il potenziamento della contrattazione sul fronte dell'articolazione dell'orario di lavoro, favorendo anche l'introduzione del telelavoro, l'estensione del diritto di aspettativa e le possibilità di prevedere, per le progressioni verticali, criteri univoci di valutazione dei titoli e la terzietà del valutatore di fatto spesso assente, ad oggi, nei vari giudizi di merito.

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    Gabriele Silvestrini, Università di Trento, afferma che è importante questo convegno perché è importante che si affronti anche il tema del lavoro del personale tecnico-amministrativo.

    Gli Atenei sono fatti ad immagine della docenza ed il personale, soprattutto tecnico, dipende da questa. C’è dualismo tra amministrativi e tecnici. O si cambia o non si esce dall’attuale situazione di crisi.

    Occorre che il personale possa svolgere con tranquillità e serietà il proprio lavoro e che si individuino le sacche di chi non fa nulla, a tutti i livelli.

    La maggior parte del personale può rivendicare professionalità e, quindi, avere potere. Il livello di professionalità, comunque, cresce se esiste un buon rapporto con i “docenti bravi”.

    La FLC deve far emergere la dignità del personale tecnico-amministrativo in tutte le sedi. Attenzione però alla separazione tra Elevate Professionalità ed il resto del personale: occorre cercare di riportarle pienamente nella contrattazione.

    A conclusione del suo intervento pone una domanda su qual è e quale sarà la situazione dei Lettori e dei CEL? Ed afferma, ancora, che anche i tempi determinati devono votare per le RSU.

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    Interviene Stefano Beltrame, Università di Trieste, che afferma che stiamo nel tema della riforma del pubblico impiego, ma la condizione della categoria è anche legata alle risorse dedicate alla conoscenza.

    Occorre che il cittadino possa chiedere alla Pubblica Ammnistrazione di svolgere un servizio e attuare una procedura.

    Occorre però anche fare una autocritica su come viene vissuta l’autonomia che è forse più un arbitrio da parte di chi decide.

    La proliferazione dei Consigli e dei dipartimenti sono esempi in cui l’interesse generale è più debole de tanti interessi locali.

    Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione non si dividono i ruoli e questoportaad uno spreco di risorse.

    Altro problema è l’esternalizzazione dei servizi: occorre almeno che ci siano delle regole.

    I lavoratori rischiano sempre di rimetterci perché non c’è il controllo. Dobbiamo sensibilizzare i decisori a non andare a gare al massimo ribasso.

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    L’intervento di Vittorio Massimi, Università di Camerino, inizia con una provocazione: fino adesso si è parlato dell’autonomia e della sua evoluzione negli ultimi 20 anni ma il convegno doveva essere dedicato al personale. Allora si dica che per i lavoratori tecnici amministrativi è stata una fregatura.

    E’ stata giusta senza dubbio ma ha creato perversioni riflesse sul ruolo del personale. La stessa politica degli organici sarebbe indicativa. Si pensi alla frequenza con cui i ricercatori che non hanno spazi vengono collocati nel ruolo d oppure Ep. C’è chi addirittura teorizza che questa diventi la normalità come ad esempio proprio il rettore di Camerino.

    Altro aspetto negativo riguarda le responsabilità conferite sotto forma di delega. Spesso i rettori fanno nomine dirette in ruoli di pertinenza del personale tecnico e amministrativo.

    Massimi concorda con la necessità di evitare pratiche di cogestione ma evidenzia che nelle scelte di organizzazione degli uffici sarebbe necessario starci. Per esempio a Camerino vorrebbero sciogliere le facoltà e i dipartimenti per trasformarli in school. La sede in cui quella decisione viene presa dovrebbe essere accessibile a chi rappresenta i lavoratori.

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    Per Gianfranco Trotta, Università della Calabria, occorre fare una valutazione dell’autonomia universitaria a vent’anni della sua introduzione. Ha prodotto proliferazione dei corsi di laurea e marketing per “catturare” iscritti.

    Anche sulla questione risorse occorre fare chiarezza: Rettori che piangono a livello nazionale ma poi trovano i sold da sprecare a livello locale.

    Abbiamo assistito alla proliferazione delle Università, anche punti di università a distanza.

    L’autovalutazione delle Università ha prodotto diverse storture. Per esempio Università della Calabria al primo posto, ma solo per i servizi agli studenti.

    Per quanto riguarda il contratto occorre una “certificazione” delle risorse dedicate alla contrattazione integrativa, e deve prevedere la possibilità di intervenire sulla organizzazione del lavoro.

    Così come è necessario una uniformità maggiore nella contrattazione integrativa, così come una maggiore autonomia del sindacato dalle controparti accademiche.

    Hanno inoltre dato il loro contributo:

    Massimo Di Natale - responsabile del coordinamento regionale Università FLC Cgil Campania

    Coordinamento regionale Università FLC Cgil Veneto

    Paolo Tomasi - Segretario generale FLC Cgil Emilia Romagna

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  • 16:45

    L’intervento di Elio Rucci, centro nazionale FLC Cgil, ha per titolo “ Le fonti di finanziamento delle Università”.

    Partendo dai principali interventi legislativi che hanno realizzato nelle Università i principi autonomistici sanciti dalla Costituzione, sono state esaminate le diverse forme di finanziamento.

    E’ stato analizzato il sistema di finanziamento statale alla luce della riforma del 1993 che ha segnato il passaggio da un sistema di pagamento retrospettivo ad uno prospettico del tipo fixed priceed ha avviato nel contempo un modello di concorrenza amministrata con l’introduzione del concetto di riequilibrio tra sedi. L’analisi dell’applicazione di questo modello econometrico ha evidenziato gli effetti positivi raggiunti sul fronte del riequilibrio e quanto ancora ci sia da fare.

    Sempre in tema di finanziamenti statali è stato analizzato il nuovo criterio di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) stabilito dal Decreto Ministeriale in corso di emanazione.

    Sul fronte delle entrate proprie è stato segnalato come le entrate per l’attività di ricerca, consulenza e didattica non istituzionale svolta dagli Atenei, sfuggano al controllo dei Consigli di amministrazione, perché gestita direttamente dai Dipartimenti. Al riguardo è stato presentato uno schema, che riassume i diversi comportamenti sulle modalità di gestione di tale attività, costruito su un campione di Atenei.

    Relativamente alle forme di finanziamenti per la ricerca, sono satte evidenziate le risorse statali assegnate alle Università nel triennio 2001-2003 e gli obiettivi del sistema universitario nei trienni 2004-2006 e 2007-2008.

    Da ultimo è stato preso in esame il sistema dei finanziamenti della Comunità Europea con particolare riguardo ai quattro fondi strutturali (FERS, FSE, FEAOG e SFOP), agli obiettivi prioritari (OB1, OB2, OB3) volti a eliminare gli squilibri tra i diversi Paesi dell’Unione, al Quadro Comunitario di Sostegno e relativa articolazione in Programmi Operativi Nazionali (PON) e Programmi Operativi Regionali (POR) e i Programmi Quadro con breve analisi dei risoltati del VI PQ e indicazioni degli obiettivi del VII PQ.

    In conclusione è stato sottolineato come,a fronte del notevole cambiamento che gli interventi di tipo finanziario hanno prodotto sui lavoratori e lavoratrici delle Università, si registrano carenze strutturali e regolamentari non giustificabili che denotano scarsa attenzione da parte degli Organi Accademici e che richiedono viceversa interventi decisi e risolutivi.

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    Presentazione "Le Fonti di Finanziamento delle Università".

  • 16:30

    Giampietro Santinelli Maffi, FLC Cgil Lombardia, nel suo intervento dal titolo " Università e Imprese" ha trattato i seguenti argomenti.

    1. I “Rapporti diretti” con le Imprese: Le Prestazioni c/terzi, le Convenzioni.

    2. I “Rapporti indiretti” con le Imprese, le strutture parallele : Fondazioni, Associazioni, Consorzi, Società, Spin-off.

    E' stato, inoltre, presentato un esempio concreto: Il BANDO “INGENIO” della Regione Lombardia.

    Scarica l’intervento integrale.

  • 16:15

    Marco Broccati, Segretario nazionale della FLC Cgil, in apertura del suo intervento sostiene che va riaffermato il valore di questa iniziativa perché invia un segnale di interesse sulla situazione del personale tecnico-amministrativo ed un invito a riflettere tutti insieme.

    Per i nostri fini l’autonomia è la cornice in cui l’Università colloca le proprie scelte; è uno strumento e non un obiettivo.

    L’autonomia attuale non è un modello perfetto: questo avrebbe dovuto includere valutazione (che nasce solo oggi), libertà e responsabilità. La libertà è sempre stata ridotta (vedi risorse, vincoli sul loro utilizzo, ecc.); occorre allora cambiare modello, lasciare la centralizzazione e chiedere responsabilità.

    Abbiamo assistito in questi anni alla scomposizione organizzativa (personale, funzioni e modelli) senza nuovo personale e con una riduzione costante di fondi.

    L’Università ha fatto tutto questo non per una scelta organica ma per incapacità e uso distorto del potere.

    Allora il nostro obiettivo è riportare a regole e unità i cicli organizzativi.

    Ci sono alcuni terreni in cui possiamo operare:

    1. l’organizzazione del lavoro non deve, in un mondo non burocratico, ma complesso e dinamico, essere proprietà di una sola parte. Quindi occorre un protagonismo dei lavoratori e luoghi di confronto. Qui dentro sta anche la condivisione del ruolo dell’istituzione. E questo dovrebbe essere anche un indirizzo del tavolo che si aprirà con il Governo.

    2. Analogamente per le risorse che sfuggono in grana parte alla contrattazione.

    3. Intervenire e risolvere il problema del precariato.

    Allora temi importanti sono la continuità tra contrattazione a livello nazionale e integrativo e rilancio delle linee di valorizzazione dell’autonomia responsabile.

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  • 16:00

    Per Nicola Brunelli, RSU Università di Bologna, l’Autonomia è uno strumento che va utilizzato a patto di avere un’idea del risultato che si vuole ottenere, e questa idea la dovrebbe dare lo stato che ha concesso l’autonomia alle Università. Fin’ora non lo ha fatto, creando un sistema universitario in cui convivono realtà, scelte e strategie assai differenziate.

    L’Autonomia, al contempo va meritata dalle Università che sempre più devono competere in un mercato globale, per cui ora c’è bisogno di maggiore attenzione a come vanno gestite le risorse e a quali sono le scelte strategiche.

    Il personale docente, di fronte a questi cambiamenti, è aumentato, i Tecnici Amministrativi no, i nuovi compiti sono stati assunti dal personale precario, in un contesto dove sono aumentate tantissimo le competenze richieste al personale.

    Siccome, conclude Brunelli, la sostenibilità del sistema ne vincola i risultati “produttivi” è ora il caso che questa Autonomia venga finalmente definita in un ottica di programmazione futura e non più di emergenza.

    Scarica l'intervento integrale.

  • 15:30

    Introducendo il convegno, Wolfango Pirelli, segretario nazionale della FLC Cgil, ricorda come questa iniziativa si configuri come un ulteriore tassello nella costruzione del programma della Federazione Lavoratori della Conoscenza.

    Occorre coerenza tra le affermazioni di principio enunciate dal Governo sulla centralità dei settori della conoscenza per lo sviluppo del Paese e gli investimenti in questi settori; cosa che non è avvenuta in occasione della recente Legge Finanziaria.

    Sarebbero state necessarie, viceversa, risorse aggiuntive per sostenere e valorizzare il lavoro pubblico.

    Una parte delle risorse aggiuntive derivanti dalle maggiori entrate fiscali va, ad avviso della FLC Cgil, dedicato alle Università.

    Pirelli illustra poi le modalità con cui si svolgeranno i due giorni di convegno offrendo al dibattito il proprio contributo su tre questioni centrali:

    • l’autonomia universitaria;

    • l’autonomia ed i cambiamenti del lavoro;

    • la contrattazione.

    Scarica la relazione introduttiva integrale.
  • 15:15

    Apre i lavori Stefano De Caro, Segretario generale della FLC Cgil del Lazio, che sottolinea come l’attenzione della FLC sia rivolta a tutti i comparti che rappresenta, questo è, infatti, il secondo incontro sull’Università e sui problemi che vive.

    In questo giorno e mezzo si vogliono affrontare i nodi delle riforme e delle autonomie che hanno grande influenza sul lavoro tecnico-amministrativo nelle Università.

    Domani si arriverà a presentare le proposte della FLC tenendoconto anche dei processi di degenerazione che attraversano troppo spesso il mondo universitario.

  • 15:00

    È la Casa Internazionale delle Donne, a Roma, ad ospitare il Convegno nazionale “ Il lavoro che cambia. I l personale tecnico-amministrativo nell’Università delle autonomie . Il Convegno intende approfondire i processi di riforma di questi anni e dell’impatto che essi hanno avuto sul lavoro del personale tecnico-amministrativo.

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

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