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Riprende il dibattito.

Claudio Franchi, ricercatore dell’Università, precisa il senso della sua presenza a questo convegno: anche l’Università ha come “mission” anche la ricerca ed è importante che i due sistemi si integrino.

Non è un caso, sottolinea Franchi, che la proposta della FLC sul reclutamento preveda un unico percorso per Università e Ricerca: è l’unica strada per garantire una vera modalità delle conoscenze e dei ricercatori.

Il sistema di reclutamento proposto dal Ministro Mussi ci convince, ma a fronte dell’ordinarietà delle procedure concorsuali è indispensabile una straordinarietà nelle dimensioni: non si può pensare di bandire concorsi per 500 posti quando i ricercatori precari sono oltre 50.000.

Sulle stabilizzazioni, ha aggiunto Franchi, non possono esserci figli e figliastri: si deve allargare la platea a tutte le forme di rapporto di lavoro e si devono includere tutte le figure dell’Università compreso i ricercatori e i docenti precari.

C’è però anche un problema di tempi, ha concluso Franchi rivolto ai Ministri Mussi e Nicolais: “oggi siamo i fantasmi della ricerca, ma rischiamo di diventarne i morti, ma se ciò accadrà, saremo dei “morti viventi” e vi verremo a trovare!”.

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L’intervento di Luca Floreano, ricercatore dell’INFM-CNR, si è focalizzato su un singolo punto dell’iniziativa di Governo sulla ricerca, segnatamente sulla legge delega di riordino degli EPR che considera una importante opportunità per il settore, e per la quale auspica una rapida approvazione da parte del parlamento, così che già da settembre se ne possa dare attuazione.

La legge delega contiene comunque dei punti critici per i quali però sia gli Statuti e i regolamenti degli enti, sia eventuali odg dell’assemblea parlamentare possono risultare sufficienti a porvi rimedio.

In particolare, Floreano ha evidenziato l’antinomia tra la dichiarata autonomia attribuita agli enti e l’obbligo degli stessi di definire gli obiettivi specifici della loro attività; nonché l’obbligo di dotarsi di Presidenti e CdA di nomina governativa. Lo stesso suggerisce che si rimedi con un bilanciamento di poteri tra prerogative dei CdA e quelle dei Consigli Scientifici, lasciando ai primi la programmazione degli obiettivi e ai secondi la scelta dei progetti per realizzarli.

Scarica l'intervento integrale.

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Fabrizio Stocchi, ricercatore precario dell’ISTAT, esordisce ammettendo di avere difficoltà a formulare un intervento compiuto sul precariato. Nel tempo, infatti, sono state spese parecchie parole sulla questione. I precari sono spesso stati, a ragione, equiparati a dei “cittadini di serie B”. Per quel che riguarda l’università e la ricerca, inoltre, il problema è da sempre stato considerato come un importantissimo tassello da risolvere anche al fine di assicurare la possibilità stessa di realizzare quel sistema integrato di cui il Paese ha necessità assoluta. In realtà, come ricordato anche nella relazione introduttiva di Enrico Panini, anche a causa del blocco delle assunzioni negli enti di ricerca e nelle università abbiamo assistito a una delle più selvagge e violente forme di sperimentazione dei peggiori aspetti di flessibilità lavorativa.

Nonostante gli impegni assunti in campagna elettorale, la bozza della prima Finanziaria varata dall’esecutivo s’è mostrata affatto inadeguata, obbligando la FLC Cgil, insieme a Cisl e Uil, a proclamare lo sciopero e la manifestazione del 17 novembre.

Oggi, a più di un anno dall’insediamento dell’esecutivo e sei mesi dopo l’entrata in vigore della Finanziaria, azzardare bilanci è ancora impossibile.

Infatti, le misure sulla stabilizzazione dei precari, oltre ad essere afflitte dall’evidente limite di non includere tutte le figure professionali, non sono ancora inserite in un quadro chiaro per quel che riguarda la situazione dei fondi realmente disponibili, oltre che dei tempi e dei modi d’attuazione.

Il Governo ha generato delle aspettative legittime, alle quali occorre offrire in tempi rapidi risposte adeguate. Ad oggi, mancano ancora i provvedimenti di ripartizione del fondo che alimenta il comma 520 e non sono ancora stati emanati i provvedimenti propedeutici all’attuazione del piano straordinario di reclutamento previsto per gli Enti vigilati dal Mur. Non si intravede, la strategia di fondo delle vari misure previste, che dovrebbe al contrario risultare assolutamente chiara.