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Il primo intervento è del Prof. Mario Giovanni Garofalo, Docente di diritto del lavoro e preside della Facoltà di Giurisprudenza di Bari.

Garofalo mette in evidenza il difficile rapporto tra il mondo politico ed il sistema universitario.

Disinteresse per i problemi di struttura degli Atenei e scarsità di finanziamenti, nettamente al di sotto degli altri Paesi, hanno accompagnato i mutamenti di sistema che hanno portato da un’Università di elite ad un’Università di massa.

E’ sbagliato puntare, come ad esempio si è fatto nella passata esperienza del Governo di centro-destra e come pare sostenuto dalle recenti posizioni espresse da alcuni Atenei del centro-nord, alla distinzione tra Università di ricerca ed Università di insegnamento. L’insegnamento universitario è, per definizione, intreccio inscindibile tra ricerca ed insegnamento; se non c’è la prima, non è vera Università. La proposta, dunque, significa, nei fatti, tornare all’Università d’élite. Serve invece un sistema che accompagni il crescere di una società della conoscenza con un livello qualitativo sufficientemente alto del sistema complessivo.

Occorre un sistema di autogoverno che non può essere che un Consiglio Universitario Nazionale (CUN) riformato nei compiti e soprattutto nei meccanismi elettorali che ne modifichino l’attuale composizione di tipo corporativa.

Il sistema di valutazione, corollario per una Autonomia efficace ed utile per il Paese, deve essere di sistema ed anche di singolo Ateneo, ma non per individuare “i bravi” ma per valutare la corrispondenza tra obiettivi assegnati e risultati raggiunti.

Indispensabile è però che la valutazione sia fatta da un soggetto indipendente dal potere politico.

Dovremo chiedere alla politica un piano di reclutamento straordinario di ricercatori ed una valutazione attenta dei risultati prodotti dal cosiddetto 3+2. Va separato nettamente l’accesso alla docenza universitaria (con ruolo unico e progressione per merito scientifico), dalla progressione di carriera. Per il personale tecnico-amministrativo, oltre ai problemi che affliggono tutto il Pubblico Impiego, si aggiunge in qualche caso “l’invadenza” del personale docente. Va separata con nettezza la gestione dalla funzione di indirizzo politico e controllo, la didattica/ricerca dalla gestione amministrativa.