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Armando Catalano, Responsabile nazionale Dirigenti scolastici FLC Cgil, ci introduce ai lavori della sessione " Il tempo scuola come variabile dipendente". Questa la sintesi del sua relazione che pubblichiamo anche in versione integrale.

"Il tema di quest'anno vuole parlare in modo diretto e approfondito alle "corde professionali" dei Dirigenti scolastici. "Il tempo della scuola nel tempo dell'autonomia" vuole richiamare, infatti, l'attenzione sulle ipotesi di lavoro nell'uso del tempo e dell'organizzazione scolastica per cogliere il massimo delle opportunità offerte dall'autonomia.

Il tempo della scuola non è il tempo dell'economia, non è il tempo del consumo che pervade ormai in maniera onnivora e ossessiva la nostra società, non è nemmeno il tempo della politica.

Il tempo della scuola è nient'altro che il tempo della crescita culturale e civile dei bambini e degli adolescenti del nostro tempo. Bambini e adolescenti "diversi" dagli infanti e adolescenti del passato con cui avere un rapporto più qualificato che faccia i conti con la "insufficienza" della società e della famiglia sullo stessoterreno dell'educazione.

Quali pratiche mettere in atto sul piano organizzativo, come uscire da una stanca ritualizzazione della collegialità, come ricavare spazi diversi e interpersonali fra docente e discente, come gestire la flessibilità. Questi i temi da mettere sotto osservazione. Così come da indagare e far crescere è la dimensione della ricerca e sperimentazione che manca nella pratica della scuola italiana.

Tutti abbiamo dei compiti da assolvere. In primo luogo noi, operatori scolastici, non aiutati da nessuno (e ne dobbiamo prendere atto) dobbiamo autoinventarci le nostre buone pratiche dentro gli spazi aperti dell'autonomia. Ma anche le Organizzazioni sindacali devono, tramite il Contratto, rivedere gli spazi del lavoro funzionale e gli obblighi della formazione in servizio. Mentre la politica dovrebbe non solo portare a termine un cammino interrotto, con la riforma degli Organi collegiali ad esempio, ma dovrebbe dare il suo contributo decisivo in termini di investimento sulla scuola e soprattutto in termini di "disintervento" e comportamento "recessivo" da parte del Ministero. Nel senso che sulle questioni di gestione scolastica il Ministero deve "recedere" dalle sue intromissioni costanti sulla vita della scuola (vedi i progettini alla "scuole aperte" o le intromissioni sul recupero dei debiliti scolastici) limitandosi a dare risorse certe al 1 settembre di ogni anno, fissare gli obiettivi e fare verifiche sui risultati. Alla scuola il compito di raggiungerli con i suoi liberi percorsi attuativi.

Altro indispensabile passo è per noi la liberazione delle scuole da incombenze amministrative improprie, non specifiche, perché non finalizzate allo specifico scolastico: ricostruzioni di carriera e pratiche pensionistiche del personale, confezione delle graduatorie di istituto, trattamento cartaceo delle pratiche ecc.

In questo contesto noi vediamo una leadership dei Dirigenti scolastici assai cresciuta in questi anni. Vediamo una considerazione sociale e nell'ambito dell'Amministrazione che prima era carente. Da questo punto di vista suona ancor più inaccettabile che a 30 mesi dalla scadenza del Contratto 2006-2009 non si siano ancora avviate le trattative contrattuali e che non sia ripreso il cammino che porti a termine l'ormai annosa questione dell'equiparazione retributiva alle altre dirigenze di stato. Ma per questo non manche ranno le conseguenti e coerenti iniziative unitarie di lotta".