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L’intervento di Gianni Carlini, Dirigente scolastico, si apre con la preoccupazione che il nuovo contesto politico, venutosi a creare dopo le elezioni del 13/14 aprile, possa rappresentare un ulteriore ostacolo alla piena realizzazione dell’autonomia scolastica. Anche se non si conoscono ancora le linee programmatiche del nuovo Ministro, sulla base delle intenzioni espresse durante la campagna elettorale, si può infatti prevedere una ripresa degli indirizzi e delle scelte che hanno caratterizzato l’era Moratti. Ancora dunque un’autonomia “bloccata” che stenta a prendere il volo a un decennio dalla sua istituzione e che non è stata valorizzata e “rispettata” del tutto neanche dal Governo che conclude in questi giorni il suo mandato, basti pensare al controverso decreto sul recupero dei debiti scolastici che interviene pesantemente sull’autonomia delle scuole, costringendole a rivedere ad anno scolastico iniziato il loro assetto organizzativo e definendo la durata degli interventi, la loro collocazione temporale e gli strumenti di supporto alla progettazione e alla realizzazione delle attività.

Quale dunque la flessibilità possibile?

Certamente non più e non solo quella necessaria agli adempimenti richiesti da qualcun altro e un “pozzo senza fondo” dal quale “pescare” i tempi e gli spazi per le varie “educazioni” e i mille progetti richiesti continuamente alle scuole,ma soprattutto una flessibilità che restituisca alle istituzioni scolastiche tempi distesi e compatibili con le necessità di riflessione sulle esperienze, con le esigenze di adeguamento e sviluppo delle professionalità del personale e con i tempi per una progettazione e pianificazione delle attività e per la loro valutazione; una flessibilità “arricchita” da risorse economiche e tempo di lavoro dei docenti adeguati alle esigenze formative degli alunni e degli studenti; una flessibilità che consenta infine alla scuola di riflettere sui processi di insegnamento apprendimento, profondamente cambiati rispetto al passato.

Alla realizzazione di queste condizioni, prosegue Carlini, è decisivo lo scenario nel quale si lavorerà nei prossimi anni: la scuola non cesserà certo di fare il suo lavoro, potrà farlo meglio o peggio,ma se saranno di nuovo bloccati i processi di valorizzazione dell’autonomia, si correrà il rischio di bloccare di nuovo, come è già avvenuto nel passato, il percorso dell’autonomia.

Le scuole autonome possono però contribuire a scongiurare questo rischio, consolidando la capacità di condividere e di rappresentarsi, per modificare lo scenario nel quale operano.

Occorre perciò, conclude Carlini, che le scuole non smettano di “parlarsi” e di “guardare dentro le altre scuole”, di costruire alleanze e di farsi riconoscere dalle altre autonomie del territorio per la loro funzione e il loro valore, anche attraverso l’ampliamento e il rafforzamento delle reti.

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FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

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