Convegno nazionale "I nostri ricercatori: una ricchezza per il Paese e per l'Europa"

  • 17:15

    Gianna Cioni, segretaria nazionale FLC Cgil, conclude i lavori della giornata.

    "Prima di tutto voglio ringraziare gli intervenuti, a cominciare dal Ministro, dall’onorevole Guidoni, dai sindacalisti europei ed italiani e tutti quelli che sono venuti ad ascoltare a cui non abbiamo potuto dare la parola.
    Ma soprattutto voglio ringraziare le compagne ed i compagni che hanno contribuito alla preparazione di questo convegno. A coloro che sono qui, a quanti sono intervenuti, ma anche a quanti non hanno potuto essere presenti, ma hanno lavorato per individuare i punti principali da presentare oggi.

    Perché la caratteristica specifica di questa iniziativa è proprio quella di essere l’espressione di un sentire comune e di problematiche comuni di tanti, la maggior parte dei ricercatori e, attraverso di loro, della maggior parte del personale tutto che lavora nella ricerca.
    Lasciatemelo dire: avere scelto di parlare di ricercatori, non significa che il resto del personale degli enti di ricerca non conta, ma significa avere scelto di esporre quella parte del personale che oggi, sta peggio (pensate ai numeri di precari invisibili tra i ricercatori) per il bene della ricerca, del paese e quindi di tutti i lavoratori del settore.

    Le proposte che il segretario generale ha presentato non sono l’elaborazione sua o di poche persone, sono l’espressione delle riflessioni di tanti in questo ultimo periodo, ma anche nel passato, attraversano diversi governi ed esprimono i problemi più profondi e le proposte per uscire da una situazione di emergenza assoluta.

    Esiste cioè un sentire comune dei ricercatori che nasce dal loro lavoro, dalle sue caratteristiche, dalle difficoltà quotidiane in cui si vengono a trovare.Quindi le nostre proposte sono le loro proposte.
    Esiste, vorrei dire, una comunità scientifica del mondo della ricerca pubblica che la politica continua a non voler riconoscere, a cui non viene data voce ma che, al di là delle differenze tra i singoli enti, ha molti tratti in comune e, se fosse valorizzata, sarebbe una grande ricchezza per il paese.

    Per questo noi continuiamo a ripetere che senza un pieno e concreto riconoscimento del ruolo dei ricercatori non c’è ricerca, dopo aver ricordato che senza ricerca non c’è sviluppo, qualità della vita, difesa dell’ambiente, sapere, democrazia e libertà. Tutti consentono, a destra ed a sinistra, oggi, ieri e l’altro ieri, ma…

    Da tempo siamo convinti che un passo avanti non potrà essere compiuto operando solo a livello italiano e per questo ci rivolgiamo anche all’Europa (parlamento e sindacati qui presenti e commissione europea con cui abbiamo iniziato una relazione più stretta).

    Al nuovo Ministro del nuovo Governo abbiamo chiesto in fondo poche cose, ne abbiamo trascurate molte, per esempio di vedere i nostri stipendi aumentati e portati ai livelli dei ricercatori degli altri paesi europei. Anche questa è una cosa importante, soprattutto se guardiamo agli stipendi di chi dopo, magari 20 anni di precariato riesce a divenire stabile. Su questo andremo avanti, anche a livello di rinnovo del contratto. Oggi abbiamo fissato quelle priorità che sono la condizione necessaria perché la ricerca pubblica italiana continui ad esistere.

    Abbiamo dunque fissato delle priorità, cosa ci siamo sentiti rispondere.
    Il Ministro ci ha espresso piena disponibilità, ad oggi non sono stati effettuati tagli rispetto al passato.
    Abbiamo sentito la promessa di 60 mln di euro per progetto aggiuntivi, soprattutto per i giovani.
    Ma è chiaro che perché i fondi dati a ricercatori sotto i 40 anni possano essere utilizzati, questi devono anche portare a casa uno stipendio, devono poter avere una protezione, non possono essere precari.
    Il Ministro ci ha detto che ci sono vincoli di bilancio, noi rispondiamo che siamo capaci di fare proposte accettando la richiesta del ministro di collaborare, per esempio di spostare le spese da alcuni capitoli ad altri o anche nell’ambito di uno stesso capitolo ma in modo ragionevole e concordato con le OO.SS.
    Andremo avanti, porteremo una proposta che siamo in grado perfettamente di fare su reclutamento, stabilizzazioni, aumento del numero dei ricercatori.
    Ci viene detto che l’autonomia è fondamentale, lo ha detto il Senatore Valditara e lo ha ripetuto il ministro. Ma l’autonomia vale per tutti gli enti di ricerca e proprio oggi mi è stato fatto vedere una proposta di articolo con il quale, nell’ambito dei provvedimenti sulle emergenze sulla pesca, riduce il numero dei componenti dei consigli di amministrazione di CRA, ENSE, INEA e INRAN forse solo per sostituire un presidente scomodo.
    In queste cose non c’entra il ministro Gelmini, ma è tale ministro che ha il compito di definire la politica per la ricerca, il piano nazionale concertandolo con gli altri ministri.
    In realtà non ci sono stati attacchi verso gli enti vigilati dall’università, tranne un rimprovero al Presidente del CNR che avrebbe esternato da politico dopo la sua nomina (cosa che non ci risulta), mentre ci sono stati per altri, ma non possono esserci enti di serie A e di serie B.

    Se ritiene che l’autonomia degli enti sia fondamentale, il Ministro deve far valere questo principio. Ma è difficile che i ricercatori di un ente siano autonomi se gli enti stessi non lo sono.
    I Presidenti degli enti, perché ci rivolgiamo anche a loro, hanno liberamente sottoscritto la Carta Europea del ricercatore e si sono impegnati a rispettarla, anche modificando regolamenti e insistendo perché il Governo la rispetti. Molti dei presidenti che hanno posto quella firma sono ancora al loro posto, alcuni magari da 20 anni. La mobilità spetta anche a loro di garantirla.

    Non abbiamo nessuna paura della valutazione, troviamo il metodo migliore per farla, ma non sia un alibi non avere trovato il meccanismo migliore per non dare risorse agli enti.
    Deve esserci un solo organismo per valutare, noi sosteniamo, ex ante, in itinere ed ex post, non abbiamo nessuna paura.
    Certo che se non si farà questo aumento dei ricercatori in tempi brevi si andrà verso una recessione culturale, e ci rimetterà tutto il paese, non solo i precari.
    Cosa intendiamo fare vista questa situazione?
    Quello dei ricercatori potrebbe divenire un movimento dirompente, come alcuni anni fa, fu il movimento femminista.
    Lo vogliamo fare?
    Dobbiamo mandare a chi ci governa le proposte complete per vedere le risposte.
    Questo è quello che abbiamo di fronte, da domani.
    Nelle nostre mani è la responsabilità per fare andare meglio le cose sapendo che l’attacco alla scuola e all’università, ci danneggia
    Per ora ne siamo fuori, ma sappiamo che è difficile salvare un pezzo se tutto il resto va a fondo.
    La formazione è fondamentale, deve essere seria, va migliorata la qualità e la FLC da tempo ha proposte al riguardo.
    Dobbiamo riconoscere al ministro la disponibilità dimostrata di venire a rispondere alle nostre domande per cui andremo avanti".

  • 16:00

    I lavori del convegno proseguono con la Tavola rotonda " Quali politiche per i ricercatori in Italia e in Europa" alla quale prendono parte Umberto Guidoni, parlamentare europeo, Carlo Parietti, presidente EUROCADRES e Fabrizio Dacrema, coordinatore Dipartimento Formazione e Ricerca CGIL. Paolo Saracco, ricercatore INFN, coordina gli interventi, di cui pubblicheremo una sintesi appena disponibile.

  • 15:25

    Il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca on. Mariastella Gelmini nel suo intervento ha ricordato l’assenza da tempo nel nostro Paese di una politica rivolta alla ricerca ed ai ricercatori, sottolineando il fatto che pesa negativamente la frammentazione degli Enti tra i diversi Ministeri rivendicando per il Miur un ruolo di coordinamento.

    Il Ministro nel condividere la necessità di maggiori investimenti, pur nel limiti di bilancio, ha chiesto che venga messo al centro il tema del riconoscimento del merito e la valorizzazione meritocratica dei ricercatori, anche attraverso l’utilizzo di parte delle risorse contrattuali per questo fine.

    L'attenzione del Ministro si è poi rivolta alla centralità della ricerca per lo sviluppo economico e per vincere la battaglia della competitività. Anche per questo si è detta “sconfortata” del basso investimento in ricerca nel nostro Paese dovuto alla priorità assunta, anche da questo Governo, della riduzione del disavanzo pubblico.
    Per affrontare il tema delle risorse per la ricerca il Ministro ha ricordato la decisione di aumentare le borse di studio in favore dei dottorati di ricerca, da collocare in un più ampio processo di riforma dello strumento del dottorato, estendendo il suo utilizzo anche nelle imprese. Ha inoltre proposto di istituire centri internazionali per il dottorato di ricerca.
    Si sono sbloccate, ha ricordato il Ministro, le risorse, decise dal precedente Governo, per l’assunzione di nuovi ricercatori, cosi come è all’ordine del giorno una proposta per utilizzare 60 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca presentati da giovani ricercatori under 40.

    Il Ministro si è quindi soffermato sul rapporto tra imprese ed il sistema della ricerca proponendo di incentivare i consorzi di piccole e medie imprese ed il loro rapporto con il sistema ricerca sul territorio.
    Sugli Enti il Ministro ha condiviso la richiesta di spoliticizzare la presenza negli organismi di governo ed il coinvolgimento dei ricercatori nella definizione delle scelte e delle priorità dell’attività di ricerca.
    Così come il Ministro ha condiviso la proposta della FLC Cgil di aumentare il numero di ricercatori e le loro retribuzioni, nei limiti però del bilancio dello Stato e degli obiettivi di riduzione del deficit.

    Nelle sue conclusioni, il Ministro ha ricordato la necessità di favorire mobilità e innovazione ed ha proposto di lavorare al rilancio di importanti infrastrutture europee a cui può dare un contributo la ricerca italiana.

  • 15:10

    Terminata la proiezione del video, Enrico Panini, segretario generale della FLC Cgil, ha illustrato al Ministro on. Gelmini le proposte della nostra organizzazione sindacale sui temi della ricerca. Ha sottolineato, in questo quadro, la particolare attenzione che va dedicata ai giovani ricercatori, che spesso fuggono all’estero, non trovando un adeguato ruolo e valorizzazione nel nostro Paese.

    Panini ha espresso in primo luogo un giudizio negativo in merito ai contenuti del recente decreto finanziario che non va nella direzione di investire sui settori della conoscenza.

    Nel merito delle proposte, Panini ha ricordato l’importanza della legge delega di riordino degli Enti di Ricerca, approvata nella scorsa legislatura, che andrebbe estesa a tutti i ministeri che si occupano di Enti Pubblici di Ricerca, attraverso il Coordinamento del Miur. Al contrario il DL 112/08 opera accorpamenti e riorganizzazioni che intaccano l’autonomia degli Enti.

    In secondo luogo, vanno assegnate risorse pubbliche aggiuntive agli Enti, risorse che rappresentano un investimento e non un costo per il nostro Paese.

    Inoltre, prosegue Panini, bisogna aumentare il numero dei ricercatori stabili, superando il precariato esteso nella ricerca, attraverso nuove procedure concorsuali da attivare in tempi certi e definiti.
    Così come le carriere devono riconoscere e valorizzare le competenze scientifiche acquisite, attraverso un chiaro sistema di valutazione. In questa direzione sono stati ricordati i dati drammatici del numero di ricercatori italiani rispetto all’Europa che corrispondono alla metà di quelli di altri paesi nonostante i ricercatori italiani ottengano migliori risultati rispetto ai loro colleghi europei.

    La quarta questione posta da Panini riguarda la necessità di proseguire nel processo di stabilizzazione negli Enti pubblici di ricerca.

    Un ultimo punto è la richiesta di un intervento significativo a sostegno dei progetti di ricerca presentati da giovani ricercatori.

  • 14:40

    I lavori della sessione pomeridiana del convegno riprendono con la proiezione di un video, della durata di 30 minuti, che raccoglie le risposte alle domande fatte da Gianna Cioni, segretaria nazionale FLC Cgil, ai due senatori Andrea Ranieri (Partito Democratico) e Giuseppe Valditara (Popolo della Libertà).

    Presentato secondo lo schema dell'intervista doppia, il video propone "fianco a fianco" i pareri dei due senatori, permettendo di confrontare leggi in vigore, ipotesi attuabili e visioni future sull'autonomia degli enti di ricerca, a partire dalla scorsa legislatura.

  • 12:40

    Nel corso della mattinata, hanno dato il loro contributo alla discussione Mauro E. M. D'Arcangelo, ricercatore CRA, Nicola Catalano, ricercatore ISFOL, Laura Beranzoli , ricercatrice INGV, Aldo Amore, ricercatore CNR, Gaetano Borrelli, ricercatore ENEA, Elvio Cipollone, ricercatore APAT, Marina Camusso, ricercatrice CNR, Monique Mancuso, ricercatrice precaria CNR Messina, Luciano Di Fiore, ricercatore INFN, Aldina Venerosi, ricercatrice ISS, Nicoletta Di Bello, ricercatrice INVALSI, Simone Cappello, ricercatore precario CNR Messina.

    Ecco le sintesi di alcuni interventi

    Mauro E. M. D'Arcangelo, ricercatore CRA Unità di Viticoltura (Arezzo)

    "Il mio intervento ha lo scopo di sottolineare le tesi già espresse da Paola Verrucchi relativamente alla necessità di più ricercatori ed informarvi sul CRA.

    Il CRA, Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, nasce nel 1999 grazie al Decreto legislativo 454/99 con l’intento di riunire sotto una unico Ente i 23 Istituti Sperimentali del Ministero Agricoltura, l’Ufficio Centrale di Ecologia Agraria (UCEA), il Laboratorio Centrale di Idrobiologia, L’Istituto Nazionale di Apicoltura, L’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura e per finire il Gabinetto di Analisi Entomologiche. Ad oggi dopo quasi dieci anni dall’emanazione del D.Lvo 454 la riforma volge al termine, attraverso un processo che ha visto porre attenzione prima all’organizzazione (Statuto, Regolamenti e organismi di gestione) e poi, attraverso accorpamenti e dismissioni, all’ossatura stessa attraverso la costituzione e la distribuzione dei 15 Centri di Ricerca ( a volte multidisciplinari) e delle 32 Unità di Ricerca su tutto il territorio nazione. Oggi nel CRA lavorano, secondo quanto riportato dal Piano Triennale deliberato dal Consiglio di Amministrazione del CRA il 2 agosto del 2007, 1340 dipendenti, di questi il 75% appartiene al ruolo tecnico Il restante al ruolo amministrativo. Del ruolo tecnico 428 appartengono ai livelli superiori I°-II°-III° (Direttori, I° Ricercatori/Tecnologi, Ricercatori/Tecnologi (DRT)). A seguito della riforma, che ha visto una diminuzione delle sedi, la presenza di tale personale è salita da una media di 5 DRT per Istituto a 9,1 DTR per Centro o Unità. L’età media di questa popolazione è di circa 53 anni. Il personale appartenente al III° Liv. (ricercatori/tecnologi (RT)) presenta una età media di 47 anni mentre i dipendenti con I° e II° Liv. (Direttori, I° Ricercatori/Tecnologi) hanno una età media di 60 anni.

    Ora in considerazione dell’età anagrafica, degli anni di servizio mediamente prestati della distribuzione nei vari livelli, si può ipotizzare, con ragionevolezza, che per far fronte ad un probabile esodo causa pensionamenti siano necessari almeno 25 nuovi ricercatori/tecnologi (RT) anno per il prossimo decennio. Questo per mantenere l’attuale numero di DRT, garantendo un ricambio minimo evitando al contempo il collasso della struttura per mancanza di personale (stessa situazione dicasi anche per i livelli tecnici inferiori). Venticinque RT per anno servirebbero solo al mantenimento, il numero medio per sede di tale personale rimarrebbe comunque ben al di sotto di quella soglia fissata dalle norme statutarie di 10 RT per Unità e 30 per Centro. Per raggiungere tale consistenza, necessaria a scongiurare l’insorgenza di quella patologia, fonte di gracilità del sistema della ricerca agricola italiano, individuata tempo fa da Ennio Galante e definita come massa critica carente (troppi Istituti con pochissime persone), il numero di RT reclutati per anno dovrebbe almeno raddoppiarsi. In tal modo si garantirebbe quel passaggio di consegne, di conoscenze adeguato fornendo al sistema la giusta armonizzazione tra entusiasmo ed esperienza offrendo al contempo reali prospettive di occupazione stabile per quei ricercatori da troppo tempo in condizione di precarietà all’interno del CRA".

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    Nicola Catalano, ricercatore ISFOL

    Catalano nel suo contributo ai lavori del convegno propone alla discussione il tema delle retribuzioni dei ricercatori. Si fa riferimento all’indagine della Commissione Europea, che ha coinvolto 33 paesi, ha stimato una popolazione di oltre 3 milioni di ricercatori in Europa, utilizzato indicatori standardizzati e coefficienti correttivi, che rendono possibili e rigorosamente scientifici i confronti internazionali.

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    Laura Beranzoli , ricercatrice INGV

    La Beranzoli individua due elementi da affiancare alla necessità di una sufficiente massa critica di ricercatori:

    • l'adozione di scelte strategiche a livello nazionale;

    • una adeguata programmazione

    Le scelte dovrebbero essere ispirate alle specificità nazionali ed essere armonizzate e sinergiche con la politica dell'Unione europea della ricerca per superare localismi e consentire una piena e auspicabile integrazione con i paesi europei.

    Il secondo elemento individuato è un Piano Nazionale della Ricerca che permetta di anticipare la partecipazione ai Programma Quadro UE con risorse umane e finanziarie e tempi idonei per affrontare la sfida europea. Per poter fare questo sarebbe necessario una struttura analoga a NRC o NSF di altri paesi che abbia le competenze per poter fare le scelte strategiche nazionali.

    Infine, riuscire a sostenere economicamente le infrastrutture italiane in ambito europeo (2 su 35) per mantenere la leadership.

    Qualificazione della ricerca: processo di valutazione della ricerca condiviso e chiaro per poter innescare un processo virtuoso e lasciare spazio alle nuove idee come quelle di IDEAS del VII programma quadro europeo.

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    Aldo Amore Bonapasta, ricercatore ISM-CNR

    Che cosa si chiede ad un ricercatore? Passione e impegno, certo, ma anche altre caratteristiche: abitudine a essere valutati e rigore e serietà; ad essere competitivi pur essendo svantaggiati.

    Tutto questo, però, non viene considerato dalla politica; i ricercatori sono a tutti gli effetti dei dipendenti statali, ed è quindi necessario far risaltare le specificità dei ricercatori.

    Si sono saltate due generazioni, non solo rischio di andare sotto alla massa critica, laboratori che chiudono, professionalità che si perdono.

    La situazione del CNR, prosegue il ricercatore, con le sue riforme ed effetti è emblematica. Eterodirezione e ambiente fortemente gerarchizzato, poco appetibile per i giovani. La politica dovrebbe dare ai ricercatori maggiore responsabilità ed autonomia.

    Infine, conclude Amore, è necessario valorizzare gli Enti Pubblici di Ricerca e rafforzare uno stretto collegamento tra formazione e ricerca.

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    Gaetano Borrelli, ricercatore ENEA - Università La Sapienza

    Attraverso un articolo da lui scritto nell’ambito della sua attività istituzionale, si sofferma sui dati del basso numero di ricercatori presenti nel nostro paese, anche sommando quanti sono costretti ad espatriare, sul decremento che si è avuto negli ultimi anni, entrambi effetto del ridotto investimento in ricerca.

    Quello che in Italia manca è la scelta di considerare la ricerca prioritaria per il paese.

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    Elvio Cipollone, ricercatore APAT

    L'APAT è stato unito ad altri due enti (INFS e ICRAM) per decreto: si istituisce un istituto, l'IRPA, facendo confluire all'interno le funzioni di 3 enti molto diversi. E' stato un intervento attuato con un decreto legge che, mentre prevede la nomina di un commissario e di due sub commissari entro 30 giorni, rinvia ad un successivo decreto ministeriale senza scadenze temporali tutte le questioni di merito. L'APAT, prosegue Cipollone, svolge anche funzioni di controllo, non è solo un ente di ricerca, è anche il terminale italiano dell'agenzia europea per la tutela ambientale. Come comitati degli iscritti dei 3 enti abbiamo evidenziato come l'istituto debba avere un grado elevato di autonomia e indipendenza, non può essere una sezione del ministero dell'ambiente. Le problematiche ambientali, che necessitano di una autorevolezza anche internazionale, devono essere tenute separate dalla politica.

    Ovviamente, conclude Cipollone, le ricadute sul personale sono gravi perché ci sono processi in atto come quelli di stabilizzazione che non possono arrestarsi, oppure come le progressioni verticali che devono trovare conclusioni distinte e propedeutiche all'avvio del nuovo ente.

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    Marina Camusso, ricercatrice CNR

    Ripensando al periodo in cui con pochi mezzi si riuscivano a fare ottime ricerche, oggi sembra che a furia di spendere tempo a cercare finanziamenti si perde letteralmente l'entusiasmo. Per la Camusso, la curiosità di trovare gli strumenti per risolvere dei problemi sembra venuta meno. Bisogna recuperare la voglia di dialogare con il Paese.

    Le donne, conclude la Camusso, sono delle ottime mediatrici essendo costrette a dover risolvere molti problemi contemporaneamente.

  • 12:15

    Claudio Franchi , ricercatore precario Università Orientale di Napoli, ha fatto una breve disamina teorica sul sistema della produzione scientifica in Italia, visto però attraverso la lente della soggettività precaria. Ne è conseguita una descrizione cruda dei sistemi effettivi di reclutamento, basati non sulla valorizzazione delle competenze ma sulla "sudditarietà" individuale. Basandosi sulla dimensione strategica del sistema della conoscenza ha proposto un percorso unico di reclutamento, con regole e tempi chiari e certi, dopo l'eliminazione dell'oscura selva contrattuale precaria.

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  • 11:20

    La comunicazione di Paolo Tomasi, segretario generale FLC Cgil Emilia Romagna, ha lo scopo di illustrare i punti salienti della Carta Europea dei ricercatori, e di confrontarli con la situazione italiana, parte dai temi della Raccomandazione della Commissione Europea del 11 marzo 2005 (obiettivi di Lisbona per il 2010, rischio di carenza di ricercatori).

    La Carta, indica i principi generali che dovrebbero caratterizzare il ruolo dei ricercatori e dei loro datori di lavoro. Per il ricercatore libertà di ricerca, entro un quadro di responsabilità nei confronti della società, individuando nella mobilità uno dei fattori fondamentali di crescita culturale e professionale. Per i datori di lavoro, garanzia della stabilità del posto di lavoro e di carriera per i ricercatori, di una crescita professionale, e di mobilità.

    Non mancano indicazioni per costruire un sistema di valutazione periodico, in grado di valutare tutta la complessità del lavoro di ricerca, anche con referee internazionali. Così come viene indicata la necessità della partecipazione diretta dei ricercatori negli organismi direttivi delle istituzione nelle quali lavorano.

    A tutto questo si aggiunge un codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori, che fissa norme chiare per l’assunzione, che dovrebbe avere un sistema di valutazione trasparente verificabile.

    Tomasi conclude con un amaro commento su quanto distante sia la situazione italiana da quanto previsto dalla Carta e dalla Raccomandazione della Commissione europea.

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  • 10:30

    Per Paola Verrucchi, ricercatrice INFM-CNR, i ricercatori in Italia sono troppo pochi. Nonostante tutte le analisi li collochino ai primi posti per la qualità del loro lavoro, l'esiguità del numero, insieme all'insufficienza del complessivo investimento in Ricerca, impedisce l'accensione del meccanismo di ricaduta dell'attività di ricerca sulla vita sociale ed economica del paese.

    Si tratta di un'emergenza da superare in tempi rapidi, per creare le condizioni necessarie ad una matura programmazione dello sviluppo del paese.

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  • 10:15

    Francesca Assennato, ricercatrice APAT, che presiede il convegno passa la parola a Salvatore Merlo, responsabile FLC Cgil del CNR.

    Nella sua relazione introduttiva, i temi del reclutamento, delle carriere, della mobilità, dell’autonomia dei ricercatori sono inquadrati in un contesto che evidenzia i limiti di sistema. In particolare, viene evidenziato come nel nostro Paese ci si trovi di fronte ad un sistema sostanzialmente bloccato, caratterizzato da un’annosa latitanza della politica. Ad essa il compito di recuperare i ritardi accumulati, attivando gli strumenti previsti dal legislatore e sinora rimasti non attuati.

    Vengono quindi individuate le principali questioni da affrontare per restituire ai ricercatori la centralità che ad essi compete nel sistema:

    • costruire regole certe, chiare e condivise su reclutamento e carriere;

    • pianificare la crescita degli investimenti pubblici e stimolando quelli dei privati;

    • superare l’autoreferenzialità del sistema, stimolando gli elementi di integrazione sia a livello nazionale sia nel contesto europeo ed internazionale, stimolando la mobilità dei ricercatori;

    • potenziare il grado di autonomia, oggi affatto insufficiente, di cui godono i ricercatori ai vari livelli.

    Vai al testo integrale della relazione introduttiva

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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