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Come previsto vengono affidate le conclusioni a Donata Canta, Segretaria Generale della Camera del Lavoro di Torino.

"Si parla di immigrazione come di un emergenza loro ne parlano cosi! Ma la CGIL come ne parla? Anche la CGIL ne parla in questo modo cercando però di fornire gli strumenti per gestire questa emergenza; non ne parlavamo come una normalità come inveceabbiamo fatto in questi due giorni.

Il governo offre una soluzione finta alle persone: negare che ci sono immigrati che vivono, lavorano e hanno figli che vanno a scuola e dire che l'immigrazione si può fermare con la legge o con i muri è una cosa falsa: è un ideologia e come tale fa presa fra la gente.

Noi dobbiamo ricostruire un idea di società alternativa.

Ha ragione l'assessore D'Ottavio quando dice i tagli sulla scuola non sono solo un fatto economico ma anche e soprattutto un fatto culturale dimostrativo di una idea di società.

Decidono di non investire né nella conoscenza, né nello sviluppo, né nella ricerca, né nell'innovazione e contrappongono a questa scelta una politica di tagli e una deregolamentazione del mercato del lavoro.

E lo dico parlando di Torino e di questo Piemonte straordinario che sono cresciuti - competono a livello internazionale - esportando più di quello che importano; se guardo però a quello che viene esportato vedo che si tratta di un prodotto di media/bassa qualità, che sarà obsoleto in poco tempo se non si investe in ricerca ed innovazione.

Il decisionismo dell'attuale governo nasconde una posizione autoritaria ma ha il consenso.

E' autoritario a due livelli:

  • il primo come modalità di decisione attraverso lo strumento del decreto legge che esautora il parlamento;

  • il secondo ledendo le libertà individuali.

Ed e' autoritario in particolare contro le donne perché non è vero che le misure introdotte da queste norme peseranno nello stesso modo sulle donne e sugli uomini.

E' autoritaria la riforma del mercato del lavoro, è autoritaria la riduzione del tempo pieno è mistificante giocare su un livello di uguaglianza se non si ha lo stesso livello di partenza.

Aver tolto i fondi per la violenza contro le donne per finanziare l'esenzione dall'Ici pagata dai ricchi è un atto autoritario e violento esso stesso.

Aver cancellato il diritto appena sancito della certificazione delle dimissioni volontarie è particolarmente autoritario e violento contro le donne.

Altro argomento: il “ libro verde” pubblicato a luglio sul sito da Sacconi (finiranno la consultazione ad ottobre) c'e lo troveremo probabilmente convertito in legge entro dicembre.

Continuano la manovra fatta con il 133: hanno avuto un gran consenso sociale che adesso cercano di far diventare un blocco sociale.

Faccio degli esempi:

  • la scuola - se salta il tempo pieno - quali soluzioni ci sono? Doposcuola e la creazione di una nuova domanda protetta di servizi a pagamento per il mercato;

  • sanità – se voglio muovermi da una regione ad un altra dovrò chiedere alla mia regione se ha i soldi e se non c'è li avrà o posso pagare io o non avro più libertà;

  • diritto – la libertà non è un concetto astratto non è filosofia. La Libertà è fatta di diritti.

Chi legge il “ libro verde” capisce che la direzione in cui vanno è la costruzione di nuove gerarchie sociali.

O noi siamo in grado di ricostruire un altro punto di vista o non ce la facciamo. Nessuno sarà in grado di difendere i propri pezzetti.

Noi abbiamo bisogno di ridare senso alla società rideclinando i diritti elencati nell'art 3 della costituzione.

Per questo ho trovato appropriato il titolo del convegno “Immigrati, scuola e diritti di cittadinanza”.

Ragionare su un modello interculturale vuol dire provare a pensare che i migranti che vengono da noi sono persone portatori di valori che hanno necessità di essere riconosciuti da tutti.

Per questo non possiamo lasciare sola la scuola

Anche dove si abita e come si abita è importante come è importante se i genitori non hanno un lavoro e come questo è pagato; è importante se ci sono spazi dedicati alle diverse culture e se è garantito il diritto di difendere gli immigrati dallo sfruttamento sul lavoro.

Ci vogliono risorse ?Si.

Ma le hanno tagliate alla scuola, le hanno tagliate ai comuni, le hanno tagliati alle regioni.

Se noi riteniamo che non sia una cosa giusta dobbiamo fare una battaglia contro quell'idea di società perché nel contempo nel 112 hanno inserito 15 nuove possibilità di elusione/evasione fiscale.

La scuola di massa mi ha consentito, arrivando da una famiglia molto povera, di non mettere i miei sogni nel cassetto: quindi io voglio continuare ad avere una scuola di massa!

Noi non dobbiamo fare solo una battaglia in difesa ma una battaglia per una scuola di qualità e un nuovo modello sociale. Per questo quello che non funziona nella scuola dobbiamo dirlo noi.

Noi dobbiamo informare le persone di ciò che avviene nella scuola per contrastare tutte le cose false che si stanno dicendo.

Sabato 27 settembre faremo un iniziativa in tutte le città italiane per dare una possibilità non solo a chi lavora ma a tutti di dire che credono in qualcosa di diverso.

A volte le difficoltà ci sembrano più grande di quelle che sono. A volte però se si comincia e si va avanti si può trovare una alternativa diversa. Questa volta non sarà sufficiente una spallata.

Io non so se abbiano intenzione di fare le classi differenziali; non so se si arriverà a farle ma sul territorio vedo già le scuole differenziali. So che l'autonomia scolastica senza risorse scatenerà la competizione tra le scuole. E quando in una scuola ci vanno solo gli italiani sfigati e gli immigrati allora abbiamo costruito la scuola differenziale.

C'è davanti a noi un grumo di marginalità sociale - poveri socialmente non solo economicamente. O noi mettiamo le mani in questo grumo oppure il genitore che ne ha la possibilità il figlio lo sposta in altre situazioni.

Abbassare la qualità dei servizi serve a far uscire dal servizio pubblico chi può pagare e portarlo nelle braccia del mercato privato dei servizi.

Cominciamo il 27 mettendo insieme i lavoratori di tutte le categorie, i pensionati, gli studenti e tutti coloro che con quella idea di società non sono d'accordo.