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Ai nostri lavori partecipa anche Anna Evelina Pizzo della Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio e prima firmataria della legge regionale n. 10/2008 sui migranti. È anche vice presidente delle commissioni Affari costituzionali e sicurezza sui posti di lavoro e membro della commissione Urbanistica nonché Rappresentante del tavolo migranti istituito presso la Presidenza del Consiglio e membro della Consulta regionale degli immigrati.

Ecco la sintesi che ci ha lasciato del suo intervento.

«Lo scorso 14 luglio è stata approvata dalla Regione Lazio una legge sui migranti che affronta in modo complessivo tutti gli aspetti del vivere civile di un cittadino residente sul nostro territorio. La legge, dal titolo «Disposizioni per la promozione e la tutela dei diritti e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati» affronta, in 30 articoli, le problematiche relative al lavoro, al diritto alla salute, all'educazione, alla formazione, all'abitare, all'accesso ai concorsi pubblici e anticipa alcuni assi fondamentali dei diritti politici, come l'articolo 25 che istituisce le assemblee provinciali dei cittadini stranieri immigrati nelle quali si prevede che attraverso la partecipazione e il diretto coinvolgimento dei migranti si possa procedere a forme sempre più precise di auto organizzazione e di auto rappresentazione.

Inoltre, la legge non nomina mai i cosiddetti «clandestini» ma precisa che i diritti fondamentali ai quali hanno accesso tutti i cittadini che risiedono sul territorio del Lazio contemplano sia i migranti regolarmente soggiornanti, sia quelli in attesa di regolarizzazione.

Non nascondo che si è trattato di un percorso faticoso e a volte accidentato, ma quando lo abbiamo iniziato, oltre due anni fa grazie alla istituzione di un tavolo per la verifica delle condizioni di vita dei migranti nella nostra regione, speravo che non ci fosse bisogno di una legge ad hoc. Poi mi sono dovuta ricredere e le recenti prese di posizione del governo e del sindaco mi hanno ancora più convinta della necessità di tenere la barra ferma attorno a questa legge regionale tra le più avanzate dell'intero paese.

La legge è stata approvata lo scorso 14 luglio e da allora si sta faticosamente procedendo alla predisposizione degli strumenti attuativi tra cui delibere e regolamenti. A tale proposito, e per coinvolgere il maggior numero possibile di territori, ho proceduto ad un coinvolgimento dei sindaci ai quali ho inviato una lettera per chiedere loro un aiuto e la costruzione di una rete per l'attuazione della legge. Oltre 200 sindaci hanno risposto affermativamente, e non si tratta di primi cittadini appartenenti solo alla sinistra. Inoltre, ho appena dato vita ad uno sportello "artigianale" dal titolo «Regione-Mondo» al quale ci si può rivolgere - dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 15, telefono 06.65932983 - e che aiuterà a risolvere i problemi che ogni giorno un migrante o un rom si trovano ad affrontare e che grazie alla legge regionale possono trovare risposta.

Infine, una notazione a margine sui rom, oggetto in queste settimane di particolare "attenzione" da parte del sindaco Alemanno oltre che della stampa. Al tempo del primo censimento, quello "volontario" [attualmente è in corso un secondo censimento, questo obbligatorio] decisi di svolgerne uno "autogestito" per verificare le condizioni di vita nei campi rom. Entrai in relazione con molti rom e in particolare con quelli del Testaccio, poi sgomberati e trasferiti a Tor Vergata e poi di nuovo trasferiti in una strada del X Municipio senza acqua né luce dove tuttora sono accampati in condizioni terribili. Uno di loro mi mostrava orgoglioso le pagelle delle proprie figlie che studiavano nella elementare Regina Margherita, del Testaccio e che, nonostante la raccolta di 500 firme di insegnanti, alunni e famiglie, dopo lo sgombero non avrebbero potuto più frequentare quella scuola. Ciononostante, il padre ha proseguito nello sforzo di accompagnarle alla Regina Margherita tutte le mattine per poter far proseguire le elementari nella stessa scuola. Ultimamente, mi ha detto senza più speranza che questo sforzo gli costa molto, anche in termini di tempi sottratti al lavoro e che, quindi, dal prossimo anno dovrà rinunciarvi».

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