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Terminato il dibattito, i lavori del convegno si avviano alla conclusione con l'intervento di Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC Cgil.

Il Segretario generale nel concludere i lavori ha sottolineato l'importanza di convegni come questo, di approfondimento e discussione, soprattutto in momenti come quello attuale. Egli è partito da alcune considerazioni di carattere generale relativamente alla situazione delle società attuali che si presentano profondamente in crisi e che sono alla ricerca di nuovi modelli che le facciano uscire da una grave condizione in cui il pensiero liberista le ha cacciate.

Uno degli strumenti fondamentali per fondare nuovi paradigmi sociali e ideali su cui basare i rapporti sociali e umani è la ricerca di nuovi rapporti fra saperi e società.
I Paesi più avvertiti che dominano oggi i processi globali (USA, Cina, India) investono nella conoscenza e nei saperi perché hanno consapevolezza delle domande nuove di benessere e apprendimento che le persone avanzano in modo assai più grande che nel passato.
In questo contesto, centrale, senza dubbio alcuno, risulta il sapere, nell'ambito di una nuova considerazione che si deve avere dei beni pubblici.

Purtroppo, il nostro Paese in modo particolare è attraversato da fenomeni preoccupanti dove la cultura non è più un valore fondante i rapporti sociali e ciò crea delle conseguenze assai gravi soprattutto nella costruzione delle identità delle nuove generazioni.
Il Governo in questo contesto si sta muovendo in modo tale da dare l'impressione di sfiorare l'irresponsabilità nei confronti del sociale e delle nuove generazioni, anche se il disegno che sottende i suoi comportamenti è un disegno non privo di lucidità e di determinazione.

Nel settore scuola, tuttavia, non propone nuovi modelli organizzativi e didattici ma ricorre a strumenti che appartengono al passato per cui è evidente una dose massiccia di ideologismo che non può che fare male ad una società aperta e avanzata come la nostra. Valga per tutti l'esempio del voto in condotta che non c'entra nulla con le risposte da dare alla domanda di nuova qualità dell'apprendimento-insegnamento di cui la scuola italiana a ha bisogno.
Ma tale ideologismo si riversa anche nelle relaziono sindacali più strettamente intese.
Qui il ritorno al passato assume le vesti della legificazione dei rapporti di lavoro nei settori pubblici e ne sono un esempio il ddl Aprea e la legge 15/2009 di Brunetta che si appresta a varare definitivamente i conseguenti decreti delegati.

Alla fine di questo percorso del Governo il Sindacato che contratta le condizioni di lavoro e che difende il salario non ci sarà più se non fermiamo questa deriva che aprirà le porte non solo al vecchio corporativismo e clientelismo ma abbasserà drasticamente, altro che innalzare, la qualità dei servizi pubblici.
In particolare, la logica che sottende il disegno del Governo nella scuola è una logica subalterna all'impresa e all'economia, cosa in fondo incompatibile con una scuola che voglia perseguire i diritti alla cultura e alla cittadinanza dei Paesi moderni e che quindi non può essere piegata a logiche aziendali.

Tutto ciò chiama in causa il tema di cui stiamo dibattendo nel Convegno, cioè il tema dell'autonomia.
Diciamoci apertamente che la politica non ha creduto veramente all'autonomia e che l'Amministrazione ha visto in essa solo un'occasione di decentrare problemi, decentrare adempimenti piuttosto che elevare la qualità del servizio dell'istituzione scuola.
Per una ripartenza dell'autonomia occorre avere consapevolezza che non può esistere autonomia senza rappresentanza delle scuole autonome, come altre autonomie hanno saputo fare, per cui vediamo con favore non solo un nostro specifico impegno in questa direzione, ma anche un intervento di sostegno alle reti e alla rappresentanza delle scuole autonome, attraverso il rafforzamento del quadro legislativo e delle convenzioni.
Tanto più ciò oggi è importante nel momento in cui sta andando avanti il processo federalistico che non esclude il rischio di una deflagrazione del sistema universalistico della scuola come lo abbiamo conosciuto e come la stessa Costituzione prevede anche dopo la riforma del Titolo V del 2001.

E invece è proprio l'autonomia scolastica la risorsa che "raccorda" le istanze nazionali e locali in un sistema di sussidiarietà che mette al centro l'istituzione più vicina al cittadino e che si basa su un principio di rendicontazione sociale a cui i soggetti devono liberamente e francamente aderire come un elemento costante del loro essere professionisti.

In questo contesto assume allora valore anche la richiesta di un investimento anche autonomo che gli enti locali possono fare sul sistema di istruzione nell'ambito dei traguardi nazionali fissati dai livelli essenziali delle prestazioni che sono oggi in costruzione.

Una ripartenza dell'autonomia scolastica, come risorsa e leva fondamentale per elevare la qualità del bene pubblico istruzione, richiede alcuni passaggi ineludibili: una difesa intransigente dell'autonomia stessa e del suo Dirigente che oggi viene sottoposto, insieme a tutta la Dirigenza di stato, ad una incredibile sottrazione di autonomia gestionale e ad una sua riduzione a "controllore ed erogatore di sanzioni", con uno stravolgimento dei suoi compiti istituzionali; una rimotivazione del corpo docente, oggi mortificato e sotto attacco dal momento che viene gratificato da appellativi pesanti quali "fannulloni" "assenteisti" "peso e costo sociale"; rimotivazione del personale ATA che va sempre più visto come corpo professionale integrato ad un progetto di scuola definito in rapporto all'utenza e al territorio; sburocratizzazione del processo autonomistico da portare avanti con le rivendicazioni che abbiamo elaborato e che sono state qui riportate anche nell'intervento di Annamaria Santoro; riproposizione di un sistema di valutazione che sappia, innanzitutto, creare una cultura della valutazione, integrando l'autovalutazione delle scuole con il più vasto sistema della valutazione esterna e con la valutazione del personale, anche riprendendo le elaborazioni del protocollo d'intesa del giugno 2007.

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Nei prossimi giorni potrai firmare
per il referendum abrogativo.

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