Assemblea nazionale delle RSU e dei delegati FLC Cgil

  • 13:30

    È il momento dell'atteso intervento di Guglielmo Epifani, segretario generale CGIL.

    Il nostro sistema paese è precipitato in un grosso guaio: una crisi devastante, un governo devastante, l'incapacità della società a reagire, l'assenza di pensieri lunghi. Tutto questo accade in un presente dilatato, senza passato e senza futuro; in uno spazio chiuso e in un tempo senza movimento, dove non c'è memoria, né progetto per il futuro.

    Abbiamo però una fortuna, noi della CGIL: siamo tra i pochi, come comunità, a non disperdere la memoria e ad avere un progetto per il futuro. Questa è la nostra forza.

    Lo abbiamo dimostrato in occasione del centenario della CGIL. Abbiamo letto la nostra storia, quella del mondo del lavoro, i suoi intrecci con la storia nazionale a tutto tondo, con luci e ombre. Nel nostro passato e nel nostro presente è forte il legame con la realtà. E adesso la realtà prorompe in tutta la sua crudezza. Nei nostri gazebo itineranti raccogliamo tante storie che non hanno cittadinanza, un pezzo del paese che arranca, tra cui una parte di quei 570 mila che nell'ultimo anno hanno perso il lavoro.

    Quando dicevamo che la crisi in due anni avrebbe falciato un milione di posti di lavoro, ci hanno dato dei disfattisti, dei seminatori di sfiducia. Ma i dati parlano chiaro.

    Adesso ci dicono che siamo fuori dal guado, che il peggio è passato. È finita la crisi di borse e finanza, ma le conseguenze della crisi economica sono pesantissime e tutte qui.

    Ci si dovrebbe chiedere chi sono i responsabili della crisi e, una volta individuati, porsi il problema di cosa possano e debbano fare questi responsabili per aiutare chi, per colpa loro, è stato colpito. Sono stati usati molti miliardi per salvare le banche, e forse non poteva essere diversamente, ma ora non possono presentare il conto a quelli che hanno già pagato. E invece fanno proprio così. Il debito pubblico che quei miliardi per il sistema bancario hanno aumentato si ritorce contro di noi, perché non ci sono i soldi per gli investimenti a favore della scuola, della sanità, del lavoro.

    Una tassa su tutte le transazioni finanziarie è un modo per risarcire chi ha pagato e sta pagando per una crisi che non ha provocato.

    Purtroppo niente sarà più come prima, anche a crisi superata.

    La grave situazione economia mondiale da noi è aggravata da un governo preso da altri problemi, che mina quotidianamente la tenuta democratica e istituzionale.

    Il governo ha affrontato la crisi con furbizia, dicendo una cosa e facendone un'altra, dicendo cose non vere. Un governo che galleggia e non affronta i problemi, anche se si presenta con la faccia del fare. Ma il sud, tanto per fare un esempio, non si salva con una banca e un ponte. I precari della scuola sono soprattutto al sud, perché non si comincia da lì? Invece di proporre qualche assegno in più e qualche contentino, che pure costano, non sarebbe meglio pagare in cambio di un lavoro, cioè assumere?

    La crisi è stata affrontata con modalità sbagliate, come fosse una crisi congiunturale, con una legge finanziaria ordinaria, senza spese, con tagli alla spesa pubblica. Nella finanziaria non si prevedono al momento soldi sui contratti pubblici, si aspettano fantomatici risparmi. Malgrado abbiano firmato un accordo separato (quello che la CGIL non ha voluto sottoscrivere) non riescono a rispettare neanche quel poco che hanno scritto. Le conseguenze sono tutte negative: ultimo in ordine di tempo il brutto contratto dei metalmeccanici con 13 euro di aumento. Contratto dopo contratto di quell'accordo separato non resterà più niente.

    Dicevamo delle furbizie. Brunetta ha evocato un tema vero: serve una riforma della pubblica amministrazione. Però la sua legge non riforma niente. Ha evocato inefficienze e fannulloni per giustificare i tagli. Quindi ha scaricato sui lavoratori una mancata riforma, una disfunzione dell'amministrazione che non è colpa loro, ma si annida in procedere e forme gestionali e organizzative di cui non sono responsabili. Il risultato della legge Brunetta è un ritorno indietro nel tempo, una riaffermazione potente del centralismo, il primato della legge su autonomia e responsabilità.

    Anche per questo vogliono rinviare il voto per le RSU. Gli dà fastidio, perché sono frutto di un processo democratico dal basso, da cui deriva un mandato chiaro a rappresentare. Il rischio è che si rinvii sempre, quindi fa bene la FLC a insistere per il voto. Le elezioni sono un rischio democratico per tutti, anche per noi che questo rischio vogliamo correre. Altri lo rifiutano e magari vogliono vincere senza mandato e senza verifica dei consensi. Sta anche qui il nostro dissenso con gli altri sindacati.

    Come Brunetta anche Gelmini dice di avere le idee chiare, ma non su progetti di cambiamento reale e di riforma. Non ci sono risposte ai problemi della scuola, altrimenti non ci sarebbe questa situazione di caos. È un susseguirsi di interventi improvvisati per tappare malamente qualche buco. Anche la discussione sull'ora di religione e sull'introduzione dell'ora di islam è fuoriviante. Non serve questo. Lo studio confessionale non deve avere spazio nella scuola, piuttosto lo studio delle religioni, come conviene a una scuola laica. È avvilente poi quello che il ministro sta facendo sul precariato, fomentando una guerra tra poveri senza senso, dividendo i precari tra loro. Tutto questo non crea certezza né per le persone, né per la scuola che ha bisogno di tempi lunghi e di un progetto.

    Per tornare alla crisi. Non è possibile pensare a ricette vecchie. Non si va avanti se la nostra economia è trainata dalla solo domanda esterna, dall'aumento delle esportazioni. È indispensabile la domanda interna che significa ripensare al rapporto tra crescita e ambiente, tra crescita e sicurezza, tra crescita e sostenibilità. La domanda interna significa anche reti pubbliche, cioè investimenti in settori fondamentali come scuola, università, ricerca, sanità. Così si cambia.

    Il livello dei nostri consumi è bassissimo anche perché la gente comune non ha soldi. Inoltre, l'azione del fisco ha pesato sul lavoro dipendente negli ultimi 30 anni per 240 euro medi al mese, per un totale di 50 mila euro a lavoratore. Ha eroso una parte consistente del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che sono gli unici a pagare più tasse, mentre altri redditi pagano meno. E non solo pagano di più per avere meno servizi.

    In tutta l'Europa si introducono "patrimoniali" e misure di sostegno al reddito. Da noi avviene il contrario.

    Tremonti interviene ("posto fisso") su materie sulle quali non ha responsabilità diretta. Dica qualcosa sul fisco, sui contratti pubblici, sugli interventi per il sud che attengono al suo ambito. Quando gli ho chiesto il raddoppio del periodo di disoccupazione - prosegue Epifani - , mi ha risposto che ci avrebbe pensato. Quanto?

    La CGIL ha presentato proposte precise, motivate, basate sulla realtà e non sulle frottole. Il governo farebbe bene ad ascoltarci.

    Non possiamo uscire da questa crisi con nuove e più diffuse disuguaglianze. Con i pilastri del liberismo che sono causa dei guai di oggi bisogna farla finita. Li ricordiamo tutti quelli che teorizzavano che tagliando le tasse ai ricchi qualche beneficio sarebbe "sgocciolato" anche sui poveri. Abbiamo visto come è andata a finire. Il concetto di eguaglianza è moderno, non è un retaggio dell'800, è un termine che parla al futuro.

    Un precario di oggi non sarà solo tra 40 anni un pensionato povero, è una persona già adesso senza futuro e questo pesa sulla sua vita ora.

    Vogliamo superare la frattura tra i giovani e il futuro e su questo sfidiamo quelli che non vogliono cambiare niente ma definiscono noi conservatori.

  • 12:05

    Sono previsti una serie di interventi di lavoratrici e lavoratori della scuola, dell'università e della ricerca, tra i quali alcuni precari.

    Alessandro Tatarella , collaboratore scolastico e RSU, Tiziana Germani , RSU del Policlinico di Roma, Giovanni De Sossi , insegnante precario, Marinella Esposito , insegnante e RSU, Simone Atzori , RSU precario dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Manuela Pascarella , insegnante precaria, Angelo Zuppardo , insegnante e RSU, Luigi Canalis , insegnante e RSU.

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    Alessandro Tatarella, RSU e collaboratore scolastico, apre il suo intervento con una nota di critica nei confronti di chi negli ultimi giorni, ha ritenuto di denigrare questo profilo professionale chiamandoli "bidelli". Ha ricordato come il lavoro dei collaboratori scolastici anche delle pulizie sia fondamentale per la vita della scuola, le lunghe lotte portate avanti con la FLC per combattere le esternalizzazioni che hanno prodotto tanti tagli nel personale ata.

    Ha quindi rammentato il percorso delle RSU nella scuola quale momento di grande cambiamento della vita delle scuole simile solo a quella che si ebbe negli anni '70 con l'introduzione degli organi collegiali. Un'esperienza importante che ha portato trasparenza con il contratto d'istituto e che lo convince a ricandidarsi per la FLC per la terza volta. Il duro attacco al ruolo delle RSU in questi giorni sta condizionando le nuove elezioni, ma come FLC riusciremo a ribadire l'importanza del ruolo delle RSU per la tutela dei lavoratori in un progetto di solidarietà all'interno della scuola.

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    Tiziana Germani, RSU Policlinico di Roma. L'esistenza del sistema universitario pubblico, esordisce, è seriamente messa in discussione dagli ultimi provvedimenti varati e da quelli di prossima emanazione. I tagli previsti al Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università con la Legge Tremonti sono di 1,5 miliardi nel triennio. A questo si uniscono i vincoli e i limiti alle assunzioni previsti dalla Legge Gelmini del 2009 che prevede il blocco delle assunzioni che superino il 90% di spesa per il personale sul complesso Fondo di Finanziamento Ordinario.

    Considerando che i tagli sui fondi ordinari si aggirano su una media dell'8% nel triennio, è facile immaginare gli effetti sui bilanci delle università italiane. Nel caso de La Sapienza, il rischio di sfioramento del 90% e del conseguente blocco delle assunzioni, è concreto. Ciò brucerebbe un'intera generazione di cervelli e condannerebbe il Paese ad una marginalità sul piano della ricerca internazionale. Il disegno e la tendenza di cui questi provvedimenti sono espressione, sono quelli della privatizzazione della conoscenza, dell'istruzione e della ricerca universitaria, e della privatizzazione e precarizzazione del lavoro che produce istruzione e ricerca. Per questo , ribadiamo l'idea forte della conoscenza come bene comune che definisce la natura pubblica dell'istruzione universitaria e del lavoro didattico-scientifico e tecnico amministrativo che la sostengono. Così come è importante la funzione dei Policlinici Universitari e delle Aziende Ospedaliere Universitarie Integrate che costituiscono un elemento fondamentale e qualificante del sistema della didattica e della ricerca universitaria in campo medico. Oggi anche per le professioni sanitarie è importante quindi garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali del personale universitario delle aziende ospedaliere e dei policlinici.

    Mirando a un processo di riassorbimento effettivo di tutto il precariato tecnico amministrativo, lettori, bandendo posti come ricercatore, eliminando le esternalizzazioni specie nei policlinici riducendo le collaborazioni e le consulenze esterne e utilizzando risorse interne.

    Vorremmo poi porre la questione della democrazia al centro del nostro lavoro, nella direzione dell'ampliamento degli spazi di democrazia e partecipazione: aumento della rappresentanza del personale tecnico amministrativo negli organi di governo centrale,istituzione della rappresentanza del personale tecnico amministrativo nei consigli di facoltà, aumento della rappresentanza degli studenti negli organi di governo, riconoscimento dell'elettorato attivo a tutti i precari.

    In questo panorama è importante per la FLC costituire assieme a tutti i rappresentati eletti degli studenti, dei docenti, e dei ricercatori, una consulta in cui confrontarsi e in cui raccogliere le proposte e dare una prima parziale forma di rappresentanza a quella parte di comunità universitaria oggi non rappresentata, gli “invisibili”: precari, tecnici amministrativi, precari della ricerca e della docenza, lettori/Cel, dottorandi.

    In conclusione, aggiunge che è stato firmato il 15 ottobre un accordo al Policlinico Umberto I che ha sbloccato il trattamento accessorio fermo al 2001, per il personale universitario. Dall'analisi dei dati di bilancio sono emerse delle quote di trattamento accessorio resesi disponibli a seguito nel mancato turn over del personale soci-sanitario a partire dal 2001 a seguito di ciò la contrattazione si è conclusa con l'incremento del trattamento economico di tutto il personale universitario del Policlinico Umberto I per un importo complessivo di 1.623000 attraverso un aumento dell'integrazione ex art. 31.

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    Giovanni De Sossi, insegnante precario, inizia il suo intervento citando la storica frase di Piero Calamandrei sui rischi di dittatura che nascono dal tentativo di screditare la scuola pubblica in favore delle private.

    Anche oggi sembra che questo sia il disegno: si riducono le risorse alle scuole pubbliche, si attenua la sorveglianza sulle private, si finanziano le scuole non statali anche in contrasto con le norme costituzionali.

    Il problema sono i diplomifici che approfittano delle gravi difficoltà dei precari per sfuttarli, senza stipendio e contributi. La riforma Gelmini è un barbaro saccheggio delle risorse della scuola e i precari sono i più colpiti. Non può bastare un intervento iniquo come i contratti di disponibilità, né la promessa di una indennità di disoccupazione che è già un diritto dei lavoratori.

    Mente si taglia, non si interviene sulla speculazione edilizia ed ambientale: è di pochi giorni fa la scoperta di scuole costruite su discariche di rifiuti tossici. Proprio per questo la FLC e la CGIL della Calabria hanno organizzato una manifestazione ad Amantea insieme al WWF e a Lega Ambiente per il prossimo 24 ottobre.

    Noi ci battiamo per i lavoratori precari della scuola chiedendo il ritiro dei tagli e per il rispetto del piano di assunzioni in ruolo, mentre associazioni pseudo sindacali speculano sulla situazione attraverso ricorsi e contro ricorsi che non fanno altro che spostare i problemi da un precario all'altro facendo arricchire gli studi legali.

    Noi siamo per coinvolgere sempre più i lavoratori e in particolare i precari e riteniamo che le RSU siano uno strumento indispensabile per raggiungere questi risultati.

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    Marinella Esposito, Rsu, insegnante di scuola primaria a Ponticelli (Napoli). La situazione attuale della scuola ha origine già da un po’ di tempo. Da quando intorno alla scuola, nonostante le apparenze, c’è disattenzione e indifferente. È da tempo infatti che la scuola non ha una sponda politica. Non c’è futuro se non si investe in cultura e conoscenza, eppure anche a sinistra c’è assenza di idee e di progetto. E invece urge che la politica si faccia carico della scuola: deve dirci chiaramente cosa vuole, gli obiettivi e soprattutto quale progetto.

    È in lista per il terzo mandato come RSU. Nella sua scuola, grazie alle rappresentanze, è stato possibile che i lavoratori controllassero la gestione economica e finanziaria, che il Pof fosse calibrato sulle risorse. Nonostante la scuola in genere non sia abituata al dibattito, vi è stato nella sua esperienza un alto livello di relazioni sindacali e una facilitazione nella soluzione dei conflitti, partecipazione e democrazia.

    Ha invitato tutti a non mollare - nonostante stiano cercando di sfiancarci – e ad essere, noi della Cgil, un presidio permanente per la difesa della scuola pubblica e per il futuro delle nuove generazioni.

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    Simone Atzori, precario dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. È difficile, ci dice, intervenire dopo i tanti contributi del mondo della scuola che sembra stare molto peggio della ricerca pubblica. E' RSU nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia un ente cresciuto molto negli ultimi anni a composto per il 50% da precari. Vuole farci capire il loro lavoro con un esempio. L'Istituto, tra le altre attività che svolge, in virtù di una convenzione con la protezione civile deve comunicare la localizzazione e la magnitudo dei terremoti entro 120 secondi dall’accadimento. Questo lavoro è svolto da molti precari. La rete mobile che si reca sul posto subito dopo l’evento è formata per il 70% da precari. Svolgono, quindi, per il l'Ente e per il Paese funzioni essenziali.

    Da un anno, prosegue, sono in mobilitazione quasi permanente contro il tentativo del ministro Brunetta di cancellare i percorsi di stabilizzazione e per chiedere che un semplice atto, a costo zero come l’aumento della dotazione organica, venga autorizzato per poter assumere i precari. Eppure, il Ministro Brunetta li considera capitani di ventura, gente che non può avere un posto fisso altrimenti muore.

    Oggi Tremonti afferma il contrario, ma al di là di questo siparietto sappiamo bene quali sono le intenzioni del governo. C’è bisogno di un’assunzione di responsabilità per reagire agli attacchi che la ricerca pubblica e le persone che per essa lavorano molti precari ricevono. Di ricerca se ne parla ne parla sempre ma è come un collutorio: "per sciacquarsi la bocca".

    Molti sono andati via tra i suoi colleghi quest’anno, con una perdita grave per tutti, per la ricerca, per il Paese. La RSU ha deciso di fare la sua parte, candidandosi nelle liste della FLC che è stato l’interlocutore principale del coordinamento precari fondato lo scorso anno.

    "Siamo diventati un punto di riferimento dei lavoratori - afferma Atzori - abbiamo contribuito ad organizzare importanti manifestazioni, seguiamo le trattative sindacali. Avrei preferito che non ci fosse bisogno di me, avrei preferito potermi dedicare solo al mio lavoro di ricercatore ma come dicevo è necessario che tutti ci assumiamo una responsabilità e continueremo a farlo".

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    Angelo Zuppardo, insegnante e RSU, inizia il suo intervento con un brano di Calvino sul ruolo del linguaggio quale strumento di comunicazione e non di confusione così come sta avvenendo in questi giorni: si parla di posto fisso e nel frattempo si licenziano i precari della scuola.

    La precarietà è ormai una condizione di vita non condiziona solo l'introduzione dei giovani nel mondo della scuola. La stessa scuola ha acquisito come pedagogia la precarietà per chi ci lavora ma anche per chi la frequenta. Mancanza di certezza del posto di lavoro per i precari ma anche mancanza di certezza di saperi per gli studenti che si ritrovano in classi super affollate, senza docenti di sostegno, senza sostituzioni in caso di assenza dei docenti.

    Si sta cercando di cambiare la scuola tutta, in particolare la scuola superiore, la si vuol far diventare luogo di selezione; ma la scuola non è disponibile a ciò, deve restare luogo d'inclusione sociale di pari opportunità per tutti. Non condividiamo e non vogliamo difendere la scuola superiore di oggi, ma non possiamo pensare ad una scuola superiore che non sia di massa, pubblica, luogo dove non s'insegna la cultura mediatica.

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    Manuela Pascarella, insegnante precaria, ha partecipato a numerose proteste per essersi trovata a casa senza lavoro. Tutto questo a causa della dissennata politica dei tagli, di miliardi di tagli che hanno avuto un forte impatto negativo sulla qualità della formazione culturale delle giovani generazioni. C'è infatti un progetto in atto da parte di questo Governo, un progetto di distruzione e di destrutturazione della scuola pubblica. Tutto questo mentre si offrono finanziamenti alle scuole private.

    La risposta a questa situazione è, da parte del Governo, quella del provvedimento SALVA PRECARI. E' un provvedimento che va rifiutato perché è un contentino. Noi lo rifiutiamo non solo perché non vogliamo l'elemosina, ma anche perché il provvedimento non salva e non garantisce la scuola nella quale crediamo. Ci dà una scuola con insegnanti che cambiano continuamente, con classi numerose, con una caduta della formazione culturale, ecc. Si innesca un meccanismo deleterio.

    Nel campo del reclutamento hanno generato il caos. Tutto questo caos servirà a dimostrare che il meccanismo delle graduatorie è inefficace e aprirà la porta al disegno di legge Aprea.

    "Noi crediamo - conclude Pascarella - che questa battaglia dobbiamo vincerla insieme. Siamo d'accordo con lo sciopero generale, ma attenzione alle parole d'ordine, no ai tagli deve essere la prima".

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    Luigi Canalis, insegnante e RSU, affronta il tema della democrazia. La stampa italiana parla di Commissariamento del Sud. A questo siamo. Un commissariamento contro la corruzione. Ma non ci si chiede chi è il principale corruttore italiano che tenta di corrompere il Paese.

    Allora, la proposta non può essere che una, ridare la voce alla base. Ma tutto questo deve partire da una forte autocritica. Il nostro sistema sociale è stato smantellato non solo dal centro-destra.

  • 11:30

    Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL, apre il suo intervento dicendo che la crisi economica non solo non è finita, ma sta mostrando le sue conseguenze pesanti sulle persone. Invece della politica degli annunci e delle dichiarazione trasformiste, come l'ultima di Tremonti sul posto fisso, il governo dovrebbe cambiare politica. Il ministro dell'economia per essere coerente dovrebbe abrogare la legge 30 e intervenire sul precariato, sui capisaldi della politica liberista – primo fra tutti la flessibilità – che tante simpatie ha raccolto anche a sinistra. Pantaleo ha confermato l'impegno della Cgil e della FLC nella lotta al precariato, perché se il lavoro è un valore, è emancipazione, non può essere merce, con i diritti a geometria variabile. Particolare attenzione il segretario generale l'ha dedicata al valore della rappresentanza che non può essere sostituita dalle dittature mediatiche. Ha polemizzato con le altre organizzazioni sindacali che negano il diritto dei lavoratori a pronunciarsi sugli accordi separati e criticato il governo che interviene pesantemente nel dibattito sindacale, non solo per dividere, ma anche per avocare alle legge materie di competenza contrattuale.

    Molto critico è stato Pantaleo sul decreto legislativo Brunetta che, lungi dal riformare la pubblica amministrazione e renderla più efficiente, ne fa un luogo autoreferenziale, con un accanimento senza precedenti nei confronti del lavoro. I percorsi di carriera e la valutazione saranno decisi autoritariamente e arbitrariamente da dirigenti ricattati dal potere politico. L'obiettivo è togliere la parola ai lavoratori e all'utenza. Il modello Rsu di determinazione della rappresentanza non sta bene a chi vuole cancellare i contratti nazionali e svuotare la contrattazione decentrata. La FLC non ci sta. Si può mediare su tutto ma non sulle regole democratiche, ha detto Pantaleo. Se si cancella la rappresentanza sindacale come risultato del voto e dell'adesione, basterà la maggioranza dei sindacati presenti al tavolo negoziale per firmare accordi, anche sulla testa dei lavoratori a cui viene negata la parola.

    La FLC non ci sta. Ha presentato il 72% delle liste per le elezioni delle RSU nella scuola ed entro i primi di novembre l'elenco sarà completo. Un terreno di lavoro e di impegno è anche quello dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego: un'occasione per scardinare il modello “Brunetta” e tutti i tentativi di divisione del mondo del lavoro. Per i contratti sarà necessario uno sciopero generale di tutti i comparti pubblici, affinché la prossima legge finanziaria li finanzi.

    Leggi l'intervento completo del segretario generale della FLC CGIL

  • 11:20

    Viene chiamata sul palco Mariella Del Gaudio, insegnante precaria di Napoli, tra le più giovani compagne presenti, che consegna le prime due "spillette" con il nuovo simbolo a Domenico Pantaleo e a Guglielmo Epifani.

    Anna Maria Santoro, centro nazionale FLC Cgil, che condurrà i lavori della giornata, presenta la relazione introduttiva di Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL.

  • 11:10

    Maurizio Lembo, segretario nazionale FLC Cgil, apre i lavori della giornata ringraziando i partecipanti che hanno deciso di intervenire malgrado gli impegni e le altre iniziative in corso. Annuncia un fuori programma legato all'esigenza di rafforzare e migliorare la nostra capacità di comunicazione. Siamo partiti nel 2004 a costruire la FLC e molta strada è stata percorsa. Ora ci sembra necessario un cambio di passo che abbiamo individuato nella trasformazione del nostro logo per renderlo più immediato e per rappresentare meglio la nostra storia e nella costruzione di una specifica campagna di comunicazione.

    Dà quindi la parola a Giovanni Sasso, direttore creativo di Proforma, l'agenzia di comunicazione che ha curato il nuovo progetto.

    Il logo: dal vecchio al nuovo

    Il passaggio dal vecchio al nuovo è un’operazione sempre delicata.

    Un logo non deve né può essere l’unico elemento vincente. Deve, piuttosto, interpretare, per quanto sia possibile, l’identità di un'organizzazione. E, dal punto di vista tecnico, essere riconoscibile, chiaro, semplice da declinare nei tanti strumenti della comunicazione moderna.

    Nel caso della FLC, Proforma ha lavorato mantenendo la centralità del quadrato rosso. Questo per sottolineare la contiguità con il simbolo CGIL!
    Per evidenziare la specificità di FLC, il quadrato è stato trasformato in un oggetto tridimensionale che ricorda un libro, simbolo della solidità della conoscenza. Un simbolo tradizionale, rivisitato in chiave moderna, con pagine colorate che simboleggiano la pluralità degli ambiti della conoscenza.

    La campagna di tesseramento

    Avrà uno slogan semplice, di impatto immediato, chiaro:
    La forza del pensiero.

    Un’espressione utilizzata nel linguaggio comune per indicare le capacità straordinarie di chi usa la mente per agire sul mondo circostante. Le menti alle quali ci riferiamo però, sono i lavoratori della conoscenza: i potenziali tesserati di FLC, chi lavora con il pensiero.

    Dunque FLC riconosce il valore dei cervelli e per questo li tutela e garantisce loro i diritti che meritano. Ma soprattutto la forza del pensiero, è la stessa FLC: una FORZA al servizio del pensiero e di chi ci lavora. Un soggetto forte che si occupa di tutelare il pensiero e chi ogni giorno lo usa per lavorare.

    Come rappresentare il pensiero? La maniera più immediata è mostrare l’organo che lo genera: il cervello. È lui il testimonial, il protagonista delle immagini di questa campagna. Si è dunque pensato a una rivisitazione dell’immagine del cervello. In essa si percepisce che la composizione delle cellule è fatta da parole. Dunque un altro richiamo al sapere, alla conoscenza. E uno stimolo ad avvicinarsi, a guardarci dentro. Non sono parole a caso, quel cervello sta pensando a FLC e infatti chi si avvicinerà a questa immagine (e lo farà!) leggerà tante frasi che definiscono FLC.

    In conclusione, Giovanni Sasso, a nome di Proforma, ringrazia i partecipanti all’assemblea e la FLC tutta. Per la prima volta l'agenzia si è cimentata in un progetto che riguarda un'organizzazione sindacale e debutta in un’occasione così prestigiosa. Felice di collaborare con un sindacato che oggi più che mai si trova a interpretare una battaglia giusta, vera, etica, a difendere migliaia di persone deboli nei diritti ma forti nel pensiero e nell’azione.

  • 11:00

    Diamo qualche anticipazione sul programma della giornata.

    L'iniziativa di oggi è anche l'occasione per lanciare la nostra nuova campagna d'informazione e comunicazione. E che cosa rende immediatamente riconoscibile un'organizzazione se non il suo logo? È per questo che a caratterizzare la giornata sarà anche una nota di colore, con l'anteprima della nuova immagine che accompagnerà d'ora in avanti la nostra attività.

    I lavori entreranno nel vivo con la relazione introduttiva di Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil, a cui seguiranno alcuni interventi di RSU e precari soprattutto della scuola ma anche dell'università e della ricerca. Infine, l'intervento di Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL, chiuderà i lavori della giornata.

  • 10:30

    Centinaia di lavoratrici e lavoratori (in particolare RSU) e delegate e delegati della FLC Cgil si ritroveranno oggi a Roma per rinnovare un patto di fiducia e di resistenza che avrà come sigillo " Libera la Conoscenza ".

    Sono mesi, infatti, che vengono lanciate accuse generalizzate verso il lavoro pubblico, verso i lavoratori e chi li rappresenta. Corre voce che i sindacati confederali siano ormai avviati verso il tramonto, che servano a rappresentare solo qualche fannullone o i "troppi" garantiti. Con più insistenza, si levano voci dal coro secondo le quali i sindacati temono di misurarsi con il consenso dei lavoratori.

    C'è qualcosa di strano in tutto questo? Noi pensiamo di sì.

    Tanto per cominciare, ci sembra strano che il paladino del rinvio del voto per il rinnovo delle RSU sia un governo che non fa altro che richiamarsi, per lo più impropriamente, alla sovranità popolare espressa dal voto. E che cosa sono le elezioni - che nella scuola si dovranno tenere a dicembre - se non un esercizio di democrazia partecipativa? Sono votazioni molto sentite, dove la percentuale dei votanti è mediamente dell'80%. Perché, dunque, rinviarle?

    E ancora: l'accordo sugli assetti contrattuali tra Governo e sindacati (non sottoscritto dalla CGIL) prevede la durata triennale dei contratti collettivi di lavoro. Il contratto scuola scade il 31 dicembre 2009. Se si rinnovasse il contratto nei tempi dovuti e si rinnovassero subito le RSU, nel corso dell'anno 2010 avremmo nuovo contratto di durata triennale e nuove RSU anch'esse della stessa durata. Tutto torna. Allora perché rinviare?

    Insomma, "abbi dubbi" come recitava una canzone di qualche tempo fa. È bene che se ne abbiano, ma anche le certezze non devono mancare. L'impegno che prendiamo con le lavoratrici e i lavoratori è quello di chi non si rassegna e non vuole rimanere alla finestra, ma intende proseguire mettendo in campo le risorse migliori.

    È un nostro preciso convincimento, ed abbiamo già messo in cantiere un fitto calendario di iniziative, con il quale intendiamo coinvolgere tutti coloro che non si rassegnano a vedere calpestato l'enorme patrimonio di saperi e competenze del nostro Paese.