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Dopo la pausa per il pranzo, l'attività riprende con la comunicazione di Gabriella Cantarini e alcuni interventi del Coordinamento nazionale Immigrati della FLC Cgil (Toscana, Veneto, Campania, Liguria e Lazio).

Gabriella Cantarini, Jesi (Ancona)
Laboratorio di lingua italiana L2 nella secondaria di primo grado

Abstract

Le ragazze ed i ragazzi
Le storie dei ragazzi non italiofoni devono essere il punto di partenza per organizzare un efficace laboratorio di italiano L2.
Di seguito è riportata un'esperienza realizzata qualche anno fa con alunni della scuola secondaria di primo grado ed è proprio l'età dei nostri ragazzi il primo elemento su cui riflettere per progettare un intervento efficace.
Si tratta appunto di adolescenti che, il più delle volte, hanno subito la scelta degli adulti loro familiari di lasciare il paese di origine; si sovrappongono quindi le problematiche adolescenziali al distacco dall'ambiente di nascita.
Il primo compito dell'insegnante di laboratorio è proprio quello dell'accoglienza, dell'ascolto, anche attraverso il linguaggio non verbale.

Il laboratorio dell'accoglienza
In uno spazio scolastico abbastanza adeguato questi ragazzi, appena arrivati in Italia, si incontravano e o si avvicendavano per circa dieci ore settimanali. Avevano in comune il fatto di essere partiti da poco tempo dal proprio paese e per ciascuno di loro c'era la necessità di possedere l'italiano di base per orientarsi e relazionarsi nel quotidiano prima che nello studio.
La scuola accogliente ha predisposto uno luogo abbastanza vicino all'ingresso, all'interno di questo luogo ogni studente lasciava una traccia della sua storia: alle pareti vocabolari bilingue costruiti dagli stessi ragazzi e poi alfabetieri, carte geografiche, libri e storie bilingue o scritti nella L1, oggetti, molte immagini con semplici didascalie, supporti utili a mantenere un filo di contatto con il paese di provenienza e ad approcciarsi con gradualità all'Italiano L2.
Il laboratorio era anche il luogo in cui la scuola si apriva alla famiglia dell'alunno straniero. Nei primi giorni è stato infatti utile dedicare un incontro alla famiglia del nuovo alunno. A questo incontro partecipavano, oltre all'insegnante del laboratorio, anche i docenti della classe in cui l'alunno sarebbe stato inserito e, se necessario, un mediatore culturale. Questa prima occasione di incontro offriva l'opportunità alla scuola di assumere informazioni sulla famiglia di provenienza dell'alunno e sulle sue aspettative educative e di fornire le principali regole e modi di funzionamento della scuola.
Durante i colloqui si poneva grande attenzione ad instaurare un clima accogliente affinché gli immigrati non si sentissero a disagio, ma al contrario avvertissero la disponibilità e l'apertura degli insegnanti e della scuola nei loro confronti e nei confronti dei loro figli.
Il laboratorio è stato anche il luogo di elaborazione e realizzazione di progetti di formazione dei genitori - rivolti anche alle famiglie autoctone - per favorire la conoscenza reciproca e il migliore orientamento possibile dei nuovi alunni verso le risorse e le opportunità di educazione, alfabetizzazione e di aggregazione sociale presenti sul territorio.

Un laboratorio come luogo privilegiato dell'accoglienza anche perché l'esperienza ci dice che non c'è un solo tempo di arrivo e di iscrizione degli allievi stranieri: gli arrivi, e le partenze, possono verificarsi lungo tutto il corso dell'anno scolastico.

Quando e dove è stato possibile sono stati costituiti piccoli gruppi di allievi per i quali sono stati organizzati percorsi didattici che, partendo dalle esigenze di ognuno, hanno offerto occasioni di scambio ed arricchimento reciproco.

Le attività: dalla prima alfabetizzazione alla lingua della comunicazione...
Una delle prime attività realizzate è stata proprio la rilevazione delle abilità e delle conoscenze dei ragazzi, questa, come le altre azioni educative è stata adattata alle diversità che, come abbiamo visto sono sempre considerevoli. Sono stati quindi previsti momenti individuali e, nel rispetto dei tempi di silenzio e a seconda della disponibilità di ogni singola persona, si sono rilevati i principali elementi della storia personale e le preconoscenze disciplinari.

Nella situazione di alunni che non possedevano le competenze della lingua della comunicazione il lavoro è stato finalizzato ad acquisire il vocabolario essenziale perché questi ragazzi potessero soddisfare, in primis, esigenze concrete legate al quotidiano dentro e fuori la scuola :cosa dire nel supermercato, in farmacia; come chiedere informazioni ad un vigile; come compilare un modulo o un questionario; sono state simulate risposte e puntualizzate parole ed espressioni per apprendere e si arricchire il lessico essenziale.

Le prime attività hanno riguardato lingua orale e,una volta acquisiti i primi elementi dell'italiano L2 parlato,si è passati a fermare, nero su bianco, suoni, parole, espressioni. E' importante che i ragazzi non provino anche la frustrazione dell'inadeguatezza e per questo occorrerà procedere con gradualità e fornendo sempre gli strumenti adeguati ad assolvere al compito. I lavori inoltre saranno sempre legati ad attività concrete ed esperibili sia in situazioni reali sia in simulate in laboratorio: la lista della spesa, un'indicazione per un amico italiano, una richiesta da inoltrare ad un insegnante.....

...alla lingua di studio
Durante la prima fase di alfabetizzazione lo studente straniero era comunque inserito in classe e il team di classe e l'insegnante di laboratorio si sono impegnati a favorire la migliore comprensione possibile delle attività rivolte all'intero gruppo degli alunni.

Con una similitudine felice la prof. Debetto dell'Università di Padova afferma che anche poche parole note in un contesto sconosciuto sono come lampare in un mare nero: rischiarano anche ciò che sta attorno. Compito dell'insegnante di laboratorio, di concerto con i docenti della classe, è stato proprio quello di fornire quante più “luci “possibile nell'approccio alla lingua dello studio. Le conoscenze degli alunni stranieri, attraverso la mediazione dell'insegnante di laboratorio sono state valorizzate e messe a disposizione della classe con il duplice scopo di migliorare le competenze comunicative e di favorire l'integrazione. Naturalmente questo lavoro ha previsto non pochi momenti di raccordo e di pianificazione.

il valore aggiunto
In laboratorio si costruiscono simulazioni di situazioni concrete e motivanti, si valorizza l'oralità, si è flessibili alle esigenze dei diversi alunni, si condividono percorsi con i docenti curriculari.

le criticità
Una delega eccessiva al docente di laboratorio, unico responsabile dell'apprendimento italiano L2 e, a volte la svalutazione del laboratorio considerato momento di apprendimento "inferiore" all'attività in classe.

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