16:15

Decrease text size Increase  text size

Maria Cristina Paoletti, Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL - Veneto.

Abstract dell'intervento

L'intervento prende in primo luogo in esame il fenomeno della presenza sempre più consistente nel paese di minori di cittadinanza non italiana - pari ad un quinto dell'intera popolazione straniera residente- e delle vere e proprie seconde generazioni cioè dei minori nati in Italia. Vengono, quindi, messi a confronto i dati complessivi con la situazione del Veneto dove il fenomeno si manifesta con caratteri ancora più macroscopici. Nella regione infatti i minori costituiscono quasi un quarto della popolazione residente di CNI.

Ci si sofferma sul dato relativo alla forte presenza degli alunni CNI iscritti nelle scuole del Veneto, di cui il 40,6% risulta nato in Italia. Tali alunni si concentrano prevalentemente nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria. La riflessione che scaturisce dai dati non può che confermare la necessità di politiche lungimiranti di inclusione sociale delle seconde generazioni destinate ad essere a tutti gli effetti i futuri cittadini italiani.

Si affronta poi la spinosa questione relativa alle proposte di stabilire un tetto massimo del 30% di alunni di CNI per classe. Tale misura è stata introdotta dal Comune di Vicenza nell'ambito del nuovo Piano territoriale dei servizi scolastici, che individua come elemento di qualità del servizio la pianificazione e il governo delle iscrizioni scolastiche. Ci si interroga sul senso del provvedimento a fronte di una platea sempre più ampia di alunni di CNI nati in Italia e di fatto italofoni e sulla bontà di una tale misura ai fini della loro integrazione.

Ci si sofferma quindi sulla diffusa propensione degli alunni di CNI a scegliere prevalentemente, dopo la terza media, gli istituti tecnici e professionali a scapito degli indirizzi liceali. Si sottolinea che le condizioni socioeconomiche all'origine di tale scelta finiscono per produrre una discriminazione tra alunni di CNI e i loro coetanei italiani sul piano delle pari opportunità all'accesso ai livelli più alti dell'istruzione e, conseguentemente, alle professioni che godono di un maggior riconoscimento sociale. Si stigmatizza inoltre il fatto che le nuove norme in materia di sicurezza, con l'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale e con il presunto obbligo di esibizione del permesso di soggiorno per accedere alle prestazioni scolastiche non obbligatorie, possano mettere in forse il diritto-dovere degli studenti di CNI di completare il loro percorso scolastico e di poter conseguire un diploma .

Si illustrano quindi le politiche, le strategie e le azioni poste in essere dall'USR Veneto per sostenere l'inserimento degli alunni di CNI nel sistema scolastico secondo un approccio interculturale. Si segnala la presenza consistente sul territorio di (48) reti di scuole per l'integrazione e l'intercultura, illustrandone brevemente caratteri e attività.

Nell'ultimo paragrafo, relativo alla pedagogia e alla didattica a interculturale, si sottolinea il carattere “i nterstiziale” delle buone pratiche e dei progetti interculturali che le scuole hanno realizzato nel corso degli ultimi anni. Le scuole cioè non sarebbero riuscite ad incidere profondamente sull'impianto disciplinare complessivo e sull'innovazione metodologica del processo di insegnamento/apprendimento. Condividendo la tesi della necessità di un passaggio dalla pedagogia alla didattica interculturale delle discipline e dei saperi, si illustra infine un'esperienza significativa di didattica interculturale realizzata da alcuni insegnanti della scuola primaria e di un liceo scientifico di Verona. Il progetto, “Dai griot all'hip hop”, è centrato sul tema dell' oralità, intesa come filo conduttore di una serie di attività e al tempo stesso come un contenuto in grado di fare emergere gli aspetti unificanti le culture.

Scarica l'intervento integrale

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Nei prossimi giorni potrai firmare
per il referendum abrogativo.

APPROFONDISCI