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Guglielmo Epifani, segretario generale CGIL, conclude la manifestazione.

Il senso di questa giornata.
Sabato di tre settimane fa - ricorda Epifani - eravamo sempre in questa piazza a manifestare contro la crisi industriale del Paese, contro la perdita di lavoro di migliaia di persone, in cassa integrazione, persone senza futuro. Il suo pensiero va a quella giornata in questa piazza perché la Padania di oggi dice: ma quali soldi ai lavoratori romani, pubblici; noi i soldi li vogliamo dare agli operai. Ma la piazza di oggi è la stessa di quel sabato, perché "le nostre piazze non dividono, le nostre piazze uniscono".

Loro vogliono dividere, noi unire e il guaio è che il Governo non dà risposte a nessuno, non riconosce ruolo, dignità, rispetto a chi lavora, a chi svolge funzioni essenziali. La riprova è la Finanziaria, dove non c'è nessun investimento, nessuna risposta ai lavoratori precari, nessuna risposta ai pensionati, nessuna risposta ai giovani.

Questo governo ha fatto qualcosa per investire dove è necessario farlo? NO!
La nostra è una manifestazione profondamente confederale, sindacale e certamente politica, perché in ballo c'è l'avvenire dei lavoratori e del Paese.
Come fa un Governo a non fare come fanno gli altri Governi dei paesi travolti dalla crisi? Tutti gli altri investono in ricerca, formazione, sanità.

Quando c'è la crisi i più deboli hanno più bisogno di scuola, università, sanità pubblica.
"Noi non diremo ai nostri figli di andare all'estero. Noi non ci vogliamo rassegnare, non lo faremo mai!"

Il senso di questa giornata non è la difesa corporativa di nessuno.
Noi con questa giornata diciamo di investire su scuola, università per i giovani. Ai giovani diciamo che il futuro è vostro e noi non vi lasceremo soli. Questa mattina tre insegnanti di città diverse hanno fermato Epifani per dirgli: "stanno uccidendo la nostra scuola pubblica. Bisogna fare qualcosa!"

Dove sono le promesse di questo Governo?
Non vediamo insegnanti di sostegno, ma soldi alle private, una scuola secondaria superiore in stato confusionale, l'Università in cui ogni giorno, Rettore per Rettore dichiarano di non farcela ad andare avanti, non ce la fanno a garantire il diritto allo studio, a dare strutture ed ambienti decenti a chi studia.
Scuola, università, ricerca, sanità, sono essenziali per il cittadino e per il Paese!
Non bisogna inventarsi niente: basta riconosce che sono patrimonio nazionale, cui occorre dare senso, riconoscimento.

E non va bene centralizzare le risorse.
Cara Lega - si interroga Epifani - ma non lo vedi che si tagliano i soldi ai Comuni, che il TFR tolto ai lavoratori privati viene utilizzato per coprire i buchi del bilancio dello Stato?

Come uscirà il Paese dalla crisi?
Contratti non rinnovati, precari a casa, pressione fiscale solo su di noi, lavoratori e pensionati. E ancora, "lo voglio ripetere: consideriamo lo scudo fiscale una vergogna per un paese civile. È un regalo a chi ha violato le leggi e non si rispettano quelli che le tasse le pagano,quelli che se non pagano una multa si vedono pignorata la casa". Non si può essere forti con i deboli e deboli con i forti!

Se si continua a non fare nulla - è l'amaro commento di Epifani - il Paese uscirà più stremato, chi vive del proprio lavoro starà sempre peggio mentre meglio staranno quegli altri. Il Paese per cui lottiamo è un Paese serio, che chiede sacrifici a chi può farli e sostiene i deboli. Ancora oggi, invece, non sappiamo cosa sarà dei pensionati, del patto per la salute.

Ieri i sindaci con il tricolore hanno chiesto che non gli vengano tagliate risorse. Ma forse - precisa Epifani - si vuole anche per questa via che Comuni ed Enti locali non siano più presidio democratico sul territorio, come si sta facendo del Parlamento, cui si rende impossibile discutere, emendare...
Non si convocano di nascosto le altre Organizzazioni sindacali.
Non si taglia anche sul volontariato.

Scuola, università, come scritto nella nostra Costituzione, sono presidio di legalità e democrazia!
La Costituzione non ce l'ha regalata nessuno, è frutto della lotta di Liberazione dal fascismo. Si può modificarla ma non come se fosse un ferro vecchio del passato.
"Per noi la Costituzione è il nostro passato, il nostro presente e deve rimanere il futuro del Paese!". Qualche anno fa c'è stato un pesante attacco alla Costituzione repubblicana, e noi, insieme a Presidenti della Repubblica, non di parte ma consapevoli del ruolo istituzionale ricoperto, abbiamo costituito il Comitato "Salviamo la Costituzione". Ci siamo mobilitati e vincemmo quel Referendum.

L'appello di Epifani.
Nel proseguire nella sua accorata difesa della Carta costituzionale, Epifani lancia un appello: riprendiamo quella battaglia, rimettiamo in campo quel Comitato, perché se non salviamo la Costituzione non c'è possibilità di difendere il lavoro.

"La Cgil - conclude - sta e resterà sempre dalla parte dei lavoratori e della Costituzione. Viva la Repubblica italiana fondata sulla Costituzione!".

Ascolta l'intervento