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Il nostro giudizio fortemente negativo sui Regolamenti - esordisce Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil - deriva non solo dalle tante negatività che essi prevedono, ma dal fatto che essi si connotano per un forte impianto ideologico e per l'assenza di alcuna idea riformatrice.

Un impianto che si palesa quando il Ministro Gelmini sostiene che le scuole private debbono avere gli stessi finanziamenti di quelle pubbliche; quando con disinvoltura si afferma che non tutti sono fatti per studiare perciò va benissimo che qualcuno a 15 anni vada a lavorare e che ciò venga riconosciuto come formazione; quando ci si inventa il tetto del 30% per gli alunni "stranieri".

C'è un elemento comune che caratterizza l'approccio a queste questioni: l'idea che la scuola di massa non può essere di qualità, che la selezione è giusta e che coloro che hanno difficoltà di apprendimento possano essere abbandonati a sé stessi.
"È una logica per noi inaccettabile - sottolinea Pantaleo - che mina la qualità sociale e democratica della società".
Anche perché le scelte (pesantissime!) vengono maturate da tecnocrati chiusi nelle segrete stanze. Nel più totale disinteresse per quella che è la scuola vera di cui nell'austero palazzo di viale Trastevere non sembra giungere alcun riflesso.

Lì oramai pare che conti solo tagliare e non viceversa il futuro della scuola italiana.
Mentre gli altri Paesi, proprio a fronte della crisi, fanno grandi investimenti sull'istruzione, il nostro Governo, proprio lì, vuol far cassa. Risparmiare.
Deve rinascere nel Paese un'attenzione generale sulla scuola che non sia limitata ai soli addetti ai lavori.

Molte contraddizioni si stanno aprendo:

  • finanziamenti che mancano, crediti negati alle scuole, difficoltà crescenti a garantire il funzionamento ordinario;

  • situazione di grave incertezza e disorientamento e conseguente impossibilità per genitori e studenti di una scelta informata e consapevole al momento delle iscrizioni;

  • piani dell'offerta formativa che si sfarinano;

  • crescenti malumori, fino ad addensarsi in forme di opposizione, di Province e Regioni alla applicazione pedissequa dei Regolamenti.

A giorni saranno ufficialmente comunicati i dati sugli organici. Si prevedono ulteriori 26.000 esuberi, a fronte di pensionamenti del tutto insufficienti. Tutto ciò determinerà conseguenze drammatiche in termini di ulteriori licenziamenti di precari, di insegnanti e personale ATA in soprannumero e di mortificazione delle professionalità.

A breve si interverrà sul reclutamento. Nell'occasione si vogliono buttare a mare le graduatorie permanenti e con esse le speranze e le aspettative di migliaia e migliaia di persone.

A fronte di ciò, troppo spesso prevale ancora l'interesse specifico "Che succede alla mia classe di concorso?". Così si rischia di dividersi. Noi dobbiamo invece unificare.

La FLC lavora per tenere insieme le persone, per difendere tutti. Abbiamo bisogno di costruire una risposta forte.
Dobbiamo aprire un grande dibattito, a partire dalla scuole, con assemblee nelle quali le conseguenze dei Regolamenti vengano soppesate insieme da insegnanti, studenti, genitori, associazioni, Enti Locali (soprattutto le Province). Dobbiamo far crescere l'idea che una alternativa è possibile.

È vero che la scuola superiore va rinnovata, lo diciamo da molto tempo, ma per farlo c'è bisogno di investimenti. Per esempio bisogna rafforzare (non ridurre!) la didattica laboratoriale.
Bisogna che la scuola sappia sintonizzarsi sui bisogni, sui modi di essere, di comunicare, di fare dei ragazzi e delle ragazze perchè essi non la vivano come un luogo separato.
Nè possiamo accettare l'idea che la scuola debba essere subalterna a questo mercato del lavoro.
La scuola semmai deve diventare una leva che aiuta a cambiare questo mercato del lavoro e la precarietà che lo caratterizza. Deve diventare uno stimolo potente per la ricerca e l'innovazione di cui il Paese ha grande bisogno per uscire dalla crisi.

Questo è anche l'obiettivo dello sciopero del 12 marzo.

Da questa assemblea parte oggi forte un messaggio: bisogna animare una grande discussione, una iniziativa forte che non possono essere delegate a nessuno, bisogna che ogni lavoratore della scuola, ogni docente, ogni ATA, ogni dirigente ne sia protagonista attivo.

"La partita - conclude Pantaleo - non è chiusa, né persa".

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Nei prossimi giorni potrai firmare
per il referendum abrogativo.

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