10:00

Decrease text size Increase  text size

Dopo il riepilogo dei lavori dei tre seminari e la presentazione dei documenti conclusivi, al tavolo della presidenza si alterneranno alcuni interlocutori che avranno il compito di individuare le possibili prospettive istituzionali e di sviluppo sui temi di cui si è discusso alla Biennale.

Ad aprire gli interventi è Isabelle Durant, Vice Presidente del Parlamento Europeo. L'istruzione, esordisce, non si esaurisce nella conoscenza e l'esclusione sociale non è solo un fatto di reddito; quest'ultima, pur essendo notevolmente amplificata dalla crisi economica, viene in realtà da molto lontano.

A parere del vicepresidente Durant, non possiamo permettere che i mercati possano liberamente speculare su tutto. Adesso questi mercati stanno obbligando i governi europei ad attuare programmi durissimi di austerity, che sicuramente ridurranno i fondi statali per l'inclusione. Vi è un legame molto stretto tra la necessità di regolamentare i mercati finanziari e la disponibilità di fondi governativi per le politiche d'inclusione. Ciò implica che il rigore di bilancio, che è pur necessario in questa fase, debba essere socialmente accettabile. Per raggiungere questo obiettivo, bisogna cominciare seriamente a pensare ad una fiscalità sostenibile, maggiormente redistributiva, che preveda come primo passo un aumento della tassazione delle rendite finanziarie.

La lotta contro l'esclusione sociale, ha concluso Isabelle Durant, non è assistenzialismo, ma serve anzitutto a recuperare la dignità delle persone, oltre che a fornire basi solide ad una crescita economica socialmente sostenibile.

Bibiana Aído Almagro, Ministra spagnola delle Pari opportunità, ha sottolineato la necessità di assicurare, in tutti i percorsi formativi, “qualità nell'uguaglianza”, cioè uguali opportunità per tutti, a prescindere dall'origine socio-economica, etnica, religiosa degli studenti. La scuola non deve riprodurre le élite dominanti, perché, in questo modo, contribuirebbe a creare una società non solo ingiusta, ma anche inefficiente, che si permette di sprecare talenti preziosi.
L'istruzione nell'uguaglianza è l'unica capace di non far sfuggire nessun talento e di rendere possibile un modello sociale di crescita sostenibile.

Nei momenti di crisi, secondo la ministra Aído Almagro, non ci si può limitare a rigide politiche di austerity, ma bisogna ritrovare il modo per imboccare la via della crescita, proponendo però un modello nuovo di crescita, basato su tre principi cardine: l'intelligenza, la sostenibilità e l'integrazione.

L'istruzione è un potente generatore di ricchezza e di inclusione, anche se, da sola, non basta a sconfiggere la povertà e l'esclusione. Occorre, invece, spezzare il perverso circolo vizioso, in base al quale in ambienti socio-economici svantaggiati aumentano i fallimenti scolastici e gli abbandoni e diventa più forte il rischio di povertà e di esclusione sociale.

Gli Stati nazionali titolari delle politiche relative all'istruzione e alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale, conclude la Ministra, devono tradurre in coerenti pratiche di governo gli ambiziosi obiettivi proposti dall'UE nella Strategia 2020, se vogliono riprendere il cammino della crescita sociale, oltre che economica.

Appena disponibile, pubblicheremo le sintesi dell'intervento di Pietro Cerrito, Segretario nazionale CISL.

Don Tonio Dell'Olio, di LIBERA e Direttore del Network internazionale, ci spiega che la dimensione educativa è trasversale a tutte le attività di LIBERA, scelta necessaria per diffondere la cultura della legalità.

  • Memoria, ogni 21 marzo viene letto l'elenco lunghissimo di chi ha pagato con la vita per il proprio impegno contro le mafie, per recuperare il senso della loro morte e non dimenticare, l'oblio sarebbe il regalo più grande per le organizzazioni criminali.

  • Informazione, spesso pensiamo all'educazione come quell'agire svolto a scuola o nelle agenzie formative, ma dobbiamo ricordarci che l'informazione è fondamentale per educare.

  • Educazione alla legalità, impegno educativo diretto che non deve vedere come destinatari solo le giovani generazioni ma i politici, i giornalisti, gli educatori stessi, ecc...

  • Uso sociale dei beni confiscati, azione tesa a colpire le mafie nel profitto per restituire potere alla popolazione che è stata in grado di allontanare le mafie. È una risposta a chi ci dice che i giovani vanno dai mafiosi per avere un posto di lavoro, in questo caso lo diamo noi.

Un pregiudicato, ci racconta Dell'Olio, gli ha candidamente confessato di aver cominciato a 8 anni perché, mentre stava giocano a pallone nel cortile, dei signori lo hanno pagato per avvisarli qualora si fosse avvicinato qualcuno mentre loro scaricavano un furgone (pieno di sigarette di contrabbando). Il primo incontro è avvenuto così, l'indomani è stato il bambino a cercarli per farsi dare altri soldi. "Io, sacerdote, forse mi sono fatto prete perché ho incontrato un sacerdote che ha giocato con me in un cortile.... - ci dice Dell'Olio - vince chi arriva primo, e noi non dobbiamo lasciare che loro arrivino prima".

Mario Monti, Presidente Università Bocconi e componente del gruppo di riflessione sul futuro dell'UE all'orizzonte 2030.

Secondo l'ex Commissario europeo alla Concorrenza, nel sistema educativo europeo, bisogna combattere molti pregiudizi ideologici e forti interessi costituiti.

Il primo pregiudizio da combattere è la convinzione sbagliata (secondo Monti) che l'istruzione universitaria debba essere gratuita o quasi gratuita per tutti. Questo fa sì che famiglie ad alto reddito vengano sussidiate da quelle più povere, generando, in questo modo, un decadimento generale della qualità dell'insegnamento offerto, una mortificazione del merito (soprattutto dei più poveri) e, in definitiva, l'assenza di mobilità sociale e la riproduzione statica delle classi dominanti. Purtroppo, però, le Università sono sistemi ancora poco aperti alla concorrenza e arroccati nella difesa delle proprie rendite corporative.

Il prof. Monti ha poi affrontato il tema del rapporto tra integrazione europea ed esclusione sociale, sostenendo che l'Europa deve salvaguardare il suo modello altamente sostenibile di “economia sociale di mercato”, dal momento che l'attenzione agli aspetti sociali non danneggia la competitività del sistema economico europeo. Non si può però non rilevare che, mentre l'integrazione a livello economico è molto avanzata nell'UE, scontiamo ancora un grosso ritardo nell'integrazione delle politiche sociali, che restano di fatto di competenza nazionale, anche se i singoli Stati europei, per via della crisi e delle conseguenti ristrettezze di bilancio, hanno grosse difficoltà ad organizzare politiche adeguate in questi campi.

Poiché, secondo Monti, non sarà possibile giungere nel breve periodo ad un'integrazione delle politiche sociali simile a quelle economiche, l'Unione può comunque agire per eliminare alcuni effetti collaterali e nocivi che il mercato unico europeo comporta sulla capacità degli stati membri di esercitare le politiche sociali.

Monti consiglia i seguenti interventi:

  • rendere più flessibili le regole europee sugli appalti pubblici, per consentire alle amministrazioni nazionali e locali di dare spazio agli obiettivi come la lotta all'esclusione sociale;

  • coordinare le politiche fiscali nazionali per poter realizzare una più equa distribuzione del reddito. Infatti negli anni scorsi, l'abbassamento delle tasse sui capitali, adottato in alcuni Stati europei, ha generato profondi effetti distorsivi: i capitali, che sono estremamente mobili sono fuggiti nei paesi con più bassa imposizione, determinando negli Stati provenienti buchi considerevoli nelle entrate fiscali che sono stati ripianati con aumenti indiscriminati della tassazione sul lavoro dipendente.

Enrico Rossi, Presidente Regione Toscana, esprime apprezzamento per l'iniziativa, assicura che la Regione Toscana farà tesoro di quanto è stato discusso in questa sede e utilizzerà i materiali prodotti nel Piano di Sviluppo programmatico.

Sostiene che siamo di fronte a tante contraddizioni in Europa, l'esclusione e la povertà non sono problemi risolti e sottolinea in primo luogo una carenza di risorse messe in campo, troppe “barriere” che creano precariato, assistenza sanitaria inadeguata, diseguaglianze. Risulta improrogabile una politica di redistribuzione del reddito.

Va garantito l'accesso di tutti all'istruzione e alla formazione, ma le risorse finanziarie destinate nei paesi alla pubblica istruzione spesso sono inadeguate; l'Europa può essere più incisiva nelle indicazioni per i governi nazionali. Richiama l'art. 3 della Costituzione Italiana, evidenzia come l'educazione e l'istruzione siano non solo uno strumento per combattere l'esclusione sociale ma anche per esaltare la formazione dei cittadini. A tal proposito riconosce un punto qualificante nelle linee della "Strategia per l'Unione Europea" che i governi devono tradurre in politiche nazionali: ridurre al 10% il tasso di dispersione scolastica ed elevare il n°dei cittadini laureati. La Toscana, nelle sue politiche regionali, è in linea con quanto l'Europa propone nelle strategie per il 2020 e si impegna non solo nella realizzazione degli obiettivi, ma intende anche assumere un ruolo propositivo.

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

SFOGLIALO IN ANTEPRIMA!