15.30.00
La testimonianza di un ex allievo di Don Milani
Rivolgendosi alla platea: “Chi sono io?”. Agostino Burberi è uno dei primi ragazzi di Barbiana, anzi il primo che Don Milani incontrò appena arrivato in un pomeriggio piovoso.
Burberi attraverso il racconto del suo vissuto ripercorre le vicende della comunità e rievoca la forza del pensiero di Don Milani. “Il giorno dopo, facendo il giro del paese disse che avrebbe fatto il doposcuola a tutti i ragazzini che incontrava”.
Sono passati 50 anni e c'è stato molto silenzio sulla vicenda, soltanto negli ultimi quindici anni l'esperienza è stata presa in forte considerazione. Un'esperienza irripetibile nei termini in cui si era affermata in quella comunità, ma che ha lasciato molti frutti nella società, come la diffusione della scuola popolare gestita dal volontariato e poi l'istituzionalizzazione delle 150 ore per gli adulti. In quel periodo storico c'era un fatto molto importante, la speranza del futuro. Cosa resta oggi? Secondo Burberi è importante riprendere i valori di allora che possono essere attualizzati oggi.
Prima di tutto la coerenza fra ciò che si dice, quello che siamo e ciò che si fa. Don Milani non ha mai rinunciato al suo pensiero e questa è stata la sua forza, era convinto che quello che faceva la differenza fra i ricchi e i poveri era l'arte della parola e la scuola popolare serale poteva dare l'opportunità a tutti di essere messi nella condizione di avere una formazione e una informazione. Quindi l'importanza di avere gli strumenti per ricercare la verità e reagire di fronte all'ingiustizia. Allora c'erano i giornali come mezzo di informazione e uno dei momenti di valore era l'incontro serale per la lettura dei giornali e il confronto delle notizie date. Conoscere e analizzare. Gli adulti e i ragazzi discutevano su come fare per cambiare le cose che non andavano bene, per creare un mondo migliore, utilizzando tutti gli strumenti che la Costituzione indicava, ma in extremis anche la disobbedienza civile (l'obiezione di coscienza). Gli obbiettivi erano alti e così dovrebbero essere anche per i ragazzi d'oggi. Una riflessione sul concetto dell'obbedienza, ricordando come paradossalmente i nazisti dei lager si giustificavano dicendo che obbedivano agli ordini superiori, Burberi sostiene che non si può chiedere ai giovani di obbedire, ma di ragionare e il fine dovrebbe essere l'educazione alla responsabilità. Un' ultima indicazione dell'esperienza di Barbiana che potrebbe essere di gran valore nella nostra epoca, il senso della collettività che superava l'interesse individuale, i problemi vissuti collettivamente.