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Analisi dei progetti contro la dispersione
Per Guido Benvenuto, professore associato di Pedagogia Sociale all'Università la Sapienza di Roma, la valutazione dei progetti messi in campo per combattere la dispersione scolastica è argomento peculiare per fronteggiare il fenomeno in modo sistematico.
È necessario, però, finalizzare i progetti a obiettivi precisi, dopo aver analizzato a chi sono diretti, avendo presente che la dispersione scolastica dello studente si colloca in un contesto sociale spesso disperso anch'esso.
Il drop out è un problema; anche il rallentamento nel corso di studio, afferma Benvenuto, ma non è un fenomeno di minore entità sociale e per questo vi vanno investite risorse adeguate.
L'organizzazione scolastica deve garantire a tutti il raggiungimento delle competenze essenziali, perché una scuola motivante non la si abbandona.
Ma le indagini internazionali come il Pisa dimostrano che in Italia negli ultimi 8 anni è aumentato il numero degli alunni che non raggiungono i livelli minimi di apprendimento alla fine della 3° media.
Le motivazioni che portano a questo risultato sono fondamentali per costruire progetti in controtendenza al dato negativo.
I progetti, prosegue Benvenuto, devono essere in grado di generare soluzioni nuove per la soddisfazione dei bisogni dei singoli e della collettività. Il progetto è tanto più valido quanto più è riproducibile in situazioni analoghe a quella che l'ha prodotto.
Nel progetto, le competenze dei docenti si esplicano come buone pratiche educative: il loro riconoscimento può essere valutato come merito. La formazione dei docenti, sottolinea Benvenuto, richiede investimenti adeguati.
Dal 2000 i progetti europei hanno consegnato alle regioni italiane molti soldi, finalizzati a progetti che si integrassero col curriculum licenziato dai piani dell'offerta formativa. Il Ministero, però, non ha mai richiesto alle scuole una documentazione che andasse al di là delle pure formalità.