09.30.00
Ad Ostuni (Brindisi) apre i battenti la seconda giornata del convegno nazionale "Migranti, Osservatorio Sud" sui temi dell'immigrazione e dell'intercultura.
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Dibattito
Sono intervenuti: Anna Romanazzi, USR Puglia, Corrado Barachetti, Segretario generale FLC CGIL Lombardia, Tesfai Zemariam, Responsabile immigrazione CGIL Puglia, Fulvio Battista, docente CTP "Bordiga" di Napoli, Antonella Distefano, Segretaria FLC CGIL Catania e Maria Cristina Paoletti, Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL.
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Corrado Barachetti, Segretario generale FLC CGIL Lombardia.
Colgo l'occasione per porvi tre riflessioni che vanno collocate, riprendendo i temi di chi mi ha preceduto, dentro la certezza che non potrà mai esistere una società attenta al fenomeno dell'immigrazione fino a che gli immigrati non sono parte attiva di questa.
La prima, da spendersi tutta in casa nostra, la CGIL. È importante che questo lavoro iniziato a Reggio Emilia nel 2008 non si fermi. Questi momenti sono occasioni importanti a partire da noi. La CGIL deve, infatti, fare ancora molta strada per recuperare lo scarto che su questo tema esiste nei confronti del mondo vario del volontariato e del loro livello d'impegno. Ha ragione Soldini! Occorre una CGIL che sul tema più generale dei "diritti civili" sappia spendersi ancora di più e che dentro le sue battaglie, anche quelle più squisitamente sindacali, si ponga sempre il tema della "promozione della persona". Per fare una esempio, in Lombardia, sulla "partita dei test di lingua italiana per stranieri avremmo dovuto con la scuola pubblica e dentro la scuola pubblica costruire percorsi di sostegno, di formazione, in preparazione del test. Non ne siamo stati capaci.
La seconda. Devono essere chiariti, sempre in casa nostra, i rapporti con le Associazioni, AUSER, Terza Università e altre, ma non solo, anche con le Istituzioni a noi più vicine, per come queste intervengono nei luoghi d'istruzione e formazione per colmare deficit prodotti da scelte insensate, quali ad esempio i tagli sul tempo pieno, l'annullamento dei progetti d'integrazione territoriale e altro.
Accade, infatti, che il loro lodevole impegno, volto al soddisfacimento di bisogni provenienti dalle richieste delle famiglie, finiscono nei fatti col surrogare alle responsabilità dello Stato e cioè per compiti che invece dovrebbero vedere impegnati i nostri operatori della scuola. Tuttavia, come si fa a condannare un Pisapia quando mette a disposizione gli educatori per le mense, liberando in questo modo risorse per i docenti, oppure quando l'AUSER dell'Emila Romagna si accolla responsabilità sull'integrazione e sul sostegno? Non è una questione banale! Per non lasciarla al caso questa deve essere affrontata e discussa.
La terza. Provo a dirla così: non è che la storica "questione meridionale", paradossalmente, stiamo rischiando di sostituirla con una nascente "questione settentrionale" e con buona pace per le politiche a favore dell'immigrazione?
C'è un Nord che sta scappando e che pensa sia possibile uscire dalla crisi da "solo". In Lombardia i segnali sono evidenti. Siamo a rischio di devoluzione per le scuole lombarde e la stessa cosa vale per le Università e i centri di Ricerca, le imprese e le aziende. Vi è un crescendo d'intese tra istituzioni periferiche e quelle centrali che portano il segno della separatezza nei confronti del "sistema" Italia.
Occorre non farci attrarre dalle sirene del nuovo titolo V Costituzionale e dalla nuova legge sul federalismo e questo anche se, almeno in Lombardia, a volte significa avere più risorse, sia economiche che professionali.
Serve che ci s'impegni a far comprendere che il federalismo, oltre che attuarsi necessariamente in forma sussidiaria e solidale, deve restare un modello organizzativo e di gestione e che mai potrà rappresentare un modello di governo. Pena il dissolvimento dell'unità del Paese.
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Fulvio Battista, docente CTP "Bordiga" di Napoli: il progetto "Diritti senza confini" dopo tre anni di vita.
Questa esperienza è figlia di un'idea semplice: un educatore degli adulti non può restare chiuso nella propria scuola ad aspettare i migranti ma deve cercarli nei loro luoghi di frequentazione, e con loro co-costruire uno spazio socio-culturale aperto ed inclusivo.
Un luogo metaforicamente e concretamente denso di queste pre-condizioni è stato da subito, per noi, il palazzo della Cgil di Napoli.
Dopo tre anni di intense collaborazioni oggi "quel" palazzo vede un insieme di spazi, "normalmente" adibiti ad ospitare lavoratori, trasformarsi periodicamente in aule piene di lingue, culture, colori migranti; uno sforzo finanziario di diverse categorie (FLC provinciale e regionale, Fillea, Filcams, Spi, Fp etc) per garantire sussidi didattici - e non solo! - a questa impresa pedagogica; la Biblioteca divenirne simbolicamente il cuore culturale, il coordinamento partecipe della Camera metropolitana del lavoro di Napoli, l'Ufficio migranti aiutarci a curare, tra il molto altro, la qualità e la continuità delle relazioni con le varie comunità…
All'inizio sembrava che stessimo facendo unicamente il nostro lavoro fuori sede; oggi abbiamo capito che, grazie alle dinamiche relazionali prodottesi all'interno di questa micro comunità inter-trans culturale, siamo, forse, riusciti a rivisitare significato e funzioni sociali di alcuni pronomi personali.
"Io". È l'ultimo retaggio di un imperialismo culturale che portiamo, fardello senza apparente peso, impresso a caratteri di fuoco in noi. È questo "io" egotista e narcisista che mi fa incontrare gli altri come semplice prolungamento di me; è questo "io" eternamente infantile che chiede e vuole solo il meglio per sé, è questo "io" che, stoltamente, giudica e governa e sanziona senza aver mai imparato a leggere la notte che mi abita.
"Tu". Quando l'ospite inatteso arriva anche le briciole sanno avere sostanza e gusto del pane più buono. "Tu" è il mondo che non si opacizza più dietro il velo che ho steso, è l'assente che finalmente parla e racconta, "tu" è ciascuno agli occhi dell'altro.
"Noi". Quando avremo imparato lo iato che c'è tra guardare e vedere, ascoltare e sentire, allora sapremo dire "noi" e riusciremo ad abolire il "voi", saremo un l'un l'altro ascoltantesi in reciprocità, rispetto e responsabilità, il grande mare dell'essere dove ogni onda è unica e preziosa e profumata.
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Maria Cristina Paoletti interviene sul tema della campagna iniziata a settembre per la modifica dell'attuale legge sulla cittadinanza e sulla introduzione del diritto alla partecipazione alla vita politica dei cittadini non italiani residenti in Italia.
L'intervento sottolinea l'importanza dell'elemento valoriale, universalistico, legato a questi temi. Si tratta della promozione e della tutela di diritti umani, sanciti in dichiarazioni, convenzioni ed altri strumenti giuridici internazionali. La cittadinanza è un diritto universale, planetario, originario, rispetto alla quale la cittadinanza statuale é un passaggio successivo. L'Unione Europea ha fatto un passo avanti in questo senso, introducendo la cittadinanza sovranazionale europea che attribuisce il diritto al voto amministrativo locale di cittadini UE residenti in uno stato diverso da quello di origine. Ma si tratta di una cittadinanza che esclude i cittadini provenienti dai paesi "terzi", gli extracomunitari.
Si tratta di una politica europea sull'immigrazione che va superata per andare verso diritti di cittadinanza, di partecipazione basata sulla residenza nelle città da parte di coloro che non possono ancora godere dei diritti riconosciuti a chi possiede la cittadinanza dello Stato.
Il riconoscimento del diritto all'elettorato attivo e passivo a livello amministrativo locale é un passaggio fondamentale verso una società che possa effettivamente definirsi democratica, inclusiva di chi vive e lavora e contribuisce anche sul piano fiscale al benessere del paese. Non si possono da una parte esigere tributi e dall'altra negare il diritto di partecipare alle decisoni politiche nel luogo in cui si risiede.
Paoletti conclude il suo intervento sottolineando la necessità di mobilitarsi in questa campagna per la raccolta delle firme per le due leggi di iniziativa popolare. Occorre farne l'occasione per affrontare questo tema nella società civile, nelle scuole e nelle istanze di base della CGIL. Poiché, anche in quest'ultimo ambito, in un momento di gravissima crisi economica, di perdita di posti di lavoro, è facile, anche sotto l'influenza mediatica, alimentare resistenze verso l'estensione ai migranti dei diritti di cittadinanza. È necessario invece sviluppare la consapevolezza della universalità di tali diritti anche ai fini di una lotta comune per la tutela dei diritti del lavoro.
Identità, patrimonio, storia e sfida interculturale
Un orizzonte multiculturale deve farci riflettere sull’insieme di tutte le discipline e sulla necessità di individuare percorsi didattici che le rendano congruenti con questo nuovo scenario. È in questo senso che va letto l'intervento di Antonio Brusa, Docente Università di Bari.
Affronta da un punto di vista storico l’evoluzione di alcuni concetti entrati ora nel linguaggio comune, relativi al tema dell’Intercultura: “Identità”, “Popolo” e ”Patrimonio”. Le slide offrono una rilettura in prospettiva storica del mutamento della loro natura, a seconda delle diverse prospettive e dei diversi contesti.
È ora necessario - sottolinea Brusa - rielaborare questi concetti nella consapevolezza che tutti i soggetti concorrono a definire ciò che diventa patrimonio comune e che questo debba riferirsi ad un rapporto molto complesso tra i vivi ed i morti, tra il passato ed il presente.
La coscienza di condividere un patrimonio comune, che non ha natura proprietaria, che non può essere suddiviso, che non ha vincoli di frontiera, ma che ha come soggetto proprietario l’intera Umanità diventa quindi un principio fondante nella definizione della cittadinanza.
Le esperienze in alcune regioni
Intervengono alcuni componenti del Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL.
Sicilia: minori, sbarchi e diritti
di Graziella Sofia - abstract
Puglia: la dispersione scolastica
di Michele Loglisci - slide
Campania: progetti per studenti di nazionalità non italiana
di Itala Massa
Per un Molise interculturale
di Maria Citro - relazione - slide
13.00
Con l'intervento di Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC CGIL, si conclude il convegno.
Immigrazione e cittadinanza: Pantaleo, scuola pubblica presidio insostituibile
In apertura del suo intervento il Segretario generale ringrazia la FLC CGIL della Puglia e di Brindisi, la Camera del Lavoro di Brindisi per il supporto fornito alla riuscita dell'iniziativa. Ha ringraziato la CGIL per la presenza di Piero Soldini e tutti i relatori per il contributo apportato.
Il convegno, esordisce Pantaleo, ha fornito ampi spunti di riflessione sul tema dei migranti, a partire dalla relazione di Anna Fedeli. Il fenomeno della migrazione nel nostro Paese ha subito fasi alterne, perché l'incontro di culture differenti non è sempre facile, ma le politiche messe in campo da questo Governo hanno cercato di rompere ogni rapporto di solidarietà, rendendo l'immigrato il soggetto su cui scaricare tutte le paure e da individuare come l'usurpatore di diritti come la casa, il lavoro, l'asilo.
Queste politiche perverse - prosegue il Segretario generale - sono state aggravate dalla crisi che ha messo le nuove povertà degli Italiani a confronto con quelle degli immigrati, quasi in una tragica concorrenza. Le lavoratrici di Barletta hanno pagato un doloroso tributo al lavoro nero e sottopagato, così come i lavoratori immigrati delle campagne pugliesi cedono per un misero salario al caporale di turno diritti che dovrebbero essere inalienabili. Le rivolte dei lavoratori immigrati di questa estate nelle campagne di Nardò dimostrano che la solidarietà è un valore del nostro Paese fortunatamente ancora non dimenticato e la Puglia, terra con una tradizione di accoglienza, in quell'occasione lo ha dimostrato.
I dati sulla scolarizzazione nel nostro Paese dimostrano che i tagli alla scuola pubblica stanno producendo un aumento della dispersione scolastica, anche perché la scuola pubblica ha perso il connotato di gratuità. Non è pensabile che migranti paghino il prezzo più alto a questa situazione. È indispensabile che la scuola riassuma il suo ruolo di garanzia costituzionale delle pari opportunità, a cominciare dal riconoscimento al ruolo sociale dei suoi lavoratori, a cominciare quindi dal rinnovo del contratto di lavoro.
In conclusione del suo intervento Pantaleo sottolinea la necessità che un rinnovato e ampliato concetto di cittadinanza parta dalla scuola pubblica, messa nelle condizioni, con investimenti adeguati, di progettare percorsi di apprendimento in un contesto di democrazia partecipata.