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Mercoledì 8 maggio 2013 si è aperto a Senigallia il convegno nazionale annuale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL organizzato in collaborazione con l’Associazione professionale Proteo Fare Sapere.
Quest’anno il tema è particolarmente problematico: Gestire il declino o costruire il futuro? La gestione unitaria della scuola autonoma alla prova del presente.
Prima sessione: "Gestione unitaria e idea di scuola"
Le idee guida sulle quali è stata costruita la due-giorni di Senigallia sono state illustrate da Antonio Bettoni, presidente nazionale di Proteo Fare Sapere. I temi erano: Gestione unitaria e idea di scuola - I problemi e le prospettive - Le strategie. Il senso di una gestione unitaria, ha detto Bettoni, sta nell’idea che il progetto curricolare e formativo è il cuore del fare scuola ed è espressione dell’autonomia professionale e dell’istituzione. Problemi e prospettive devono fare i conti con il taglio delle risorse, il dimensionamento, professionalità sempre meno curate, l’applicazione e delle indicazioni nazionali nel primo ciclo e delle linee guida per il riordino della secondaria. Le strategie devono, infine fare i conti col fatto che la scuola è un’organizzazione complessa che per raggiungere i suoi fini poggia, non solo su risorse economiche, ma soprattutto sulle sue risorse professionali.
Il dilemma del titolo del convegno è stato affrontato subito nella relazione di apertura di Gianni Carlini, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici per la FLC CGIL. La scuola si trova a un bivio: se continueranno le politiche degli ultimi 8 anni - fatte di tagli, molestie burocratiche, caos normativo e ordinamentale, provvedimenti punitivi per il personale - oppure se sarà mantenuto lo status quo, il declino del nostra sistema di istruzione sarà inevitabile; se invece si invertirà la rotta e la scuola occuperà il primo posto nella politica sarà possibile rimboccarsi le maniche e guardare con fiducia al futuro.
“Occorre dunque chiedere con forza al nuovo governo e al nuovo ministro dell’Istruzione di restituire alla scuola quella centralità che le è stata rubata, se si vuole che la scuola - come ha affermato il neo ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza - salvi l’economia, contribuendo a far superare all’Italia il forte deficit in qualità del capitale umano rispetto ai principali paesi europei. Dopo avere fotografato lo stato attuale della scuola e analizzato le conseguenze dei tagli e del dimensionamento sull’efficacia del servizio e anche sul lavoro dei dirigenti, dei docenti e del personale Ata, Carlini si è anche soffermato sui danni che sta provocando la modalità con la quale lo Stato e le Regioni concertano sull’istruzione. L’autonomia scolastica, schiacciata tra Stato e Regioni, è stata usata per scaricare sulle scuole funzioni improprie e allontanare le responsabilità di una situazione pesante da chi l’ha provocata. Una situazione ben chiara ai dirigenti scolastici sempre più “dirigenti amministrativi” e sempre meno “dirigenti di una comunità educante”.
L’accentramento al ministero dell’economia di tutte le scelte politiche ha fatto sì che la scuola fosse considerata solo un centro di spesa e che le politiche per l’istruzione fossero dettate da calcoli ragionieristici. Ma la scuola “non è un’istituzione economica, è un’istituzione di cultura”. In più l’accentramento ha portato più inefficienza, più procedure burocratiche, più carichi di lavoro inutile. E solo pochi vantaggi, tra l’altro strappati con le unghie e coi denti, come lo scarico alle scuole del pagamento della Tarsu, delle visite fiscali e delle supplenze. Carlini ha ricordato le tante questioni aperte che pesano sui dirigenti scolastici, da quelle che riguardano la gestione dei bilanci alla valutazione del loro lavoro (i problemi legati alla sperimentazione Vales), alla complicata questione dei concorsi, alla contrattazione... Quindi ha riassunto le proposte della FLC. “Alle scuole vanno assicurate tre cose indispensabili: continuità nell’organizzazione dei servizi e della didattica; liberazione da compiti estranei alla gestione del servizio di istruzione; certezza (adeguatezza e continuità) delle risorse professionali ed economiche per programmare e realizzare efficacemente i servizi e le attività didattiche”. Ha concluso ricordando la manifestazione nazionale programmata il 22 giugno a Roma.
Leggi la relazione introduttiva di Carlini
“Siamo di fronte a un’autonomia scolastica presente solo sulla carta che viene interpretata quasi esclusivamente come un decentramento di tipo amministrativo sulle scuole” - ha detto Anna Maria Poggi, dell’Università di Torino - e questo spiega anche perché non si è potuto a pieno sviluppare il ruolo del dirigente scolastico, che per natura è molto diverso dai dirigenti di altre pubbliche amministrazioni. L’autonomia scolastico è un pezzo costitutivo della comunità nazionale, sulla quale, con stato, regioni ed enti locali, si fonda la Repubblica dopo la riforma del titolo V. Questa autonomia deve essere rappresentata perché attraverso di essa si esprimono bisogni e diritti tutelati dalla Costituzione. In questa prospettiva è chiaro il ruolo democratico della scuola, la missione del progetto che essa esprime e il ruolo del dirigente scolastico come leader educativo.
Vai alla sintesi dell’intervento di Poggi
Seconda sessione: "I problemi e le prospettive"
Di gestione e finalizzazione delle risorse economiche e della difficile integrazione tra istruzione e federalismo ha parlato l’economista Marcello Degni aprendo la sessione “Problemi e prospettive”. Per portare la spesa dell’istruzione a livello europeo bisognerebbe investire un punto di Pil pari a circa 16 miliardi da distribuire in 5 anni e indirizzare al rifinanziamento dei diversi ordini di scuola, alla stabilizzazione dei precari, alla formazione e all’aggiornamento del personale, alle strutture didattiche, all’edilizia scolastica. Degni suggerisce anche come programmare l’uso delle risorse e presenta un modello per valutare l’efficienza delle istituzioni scolastiche nel loro uso. Particolare attenzione è posta alla determinazione dei costi standard di fabbisogni essenziali. Le analisi di Degni sono espresse più approfonditamente nel volume che egli ha curato con Raffaele Lagravinese per Edizioni Conoscenza, Istruzione e federalismo in Italia. Profili storici, documenti, dati, leggi, prospettive.
“La gestione delle risorse professionali: modelli e indicatori” è il titolo della comunicazione di Cinzia Mion, dirigente scolastica ed esperta di formazione. Mion ha suggerito ai dirigenti scolastici che hanno la responsabilità di gestire l’organizzazione scolastica di non sottovalutare gli aspetti “psicoaffettivi” che spesso condizionano il lavoro dei docenti e degli operatori della scuola e che sono, in qualche modo, inevitabili in una comunità educativa fatta di relazioni. Tenere presente questi aspetti può facilitare anche l’introduzione di cambiamenti e di innovazioni, senza suscitare paure o eccessivi atteggiamenti difensivi. “La sfida è quindi quella di non affidare l’innovazione soltanto a dei processi esterni e a delle strutture comunemente organizzative di tipo solo razionale, ma di cambiare realmente le modalità di relazione fra i soggetti che abitano queste strutture organizzative attraverso un processo di riflessione congiunta che permetta il recupero di quelle parti della propria mente che spesso rimuoviamo o ci rifiutiamo di prendere in considerazione”.
Cinzia Mion ha anche presentato delle slides che spiegano il ruolo del dirigente scolastico nella cura e nella valorizzazione delle risorse professionali presenti nella sua scuola e le modalità per farne un leader educativo. Particolare attenzione ha poi prestato alla professione docente.
La scuola al centro di una governance distribuita e il bilancio sociale espressione della responsabilità della scuola verso il proprio territorio sono alcuni dei temi affrontati da Angelo Paletta, dell’università di Bologna, in una relazione dal titolo “Una finestra sull’Europa: modelli linee di tendenza, problemi”. Paletta tenta quindi di delineare una leadership della dirigenza in una scuola dialogante al suo interno e con l’esterno. Avendo sempre a riferimento la missione e le finalità principali della scuola. Il relatore ha anche analizzato le modalità di valutazione dell’azione educativa ricorrendo a modelli usati in altri paesi e ad alcuni risultati delle rilevazioni Invalsi.