Convegno nazionale personale educativo

  • 09.30

    Il 7 ottobre 2016 si è tenuto, presso la Camera del Lavoro di Arezzo, un Convegno nazionale sul personale educativo delle istituzioni educative e dei convitti, organizzato dalla FLC CGIL e da Proteo Fare Sapere di Arezzo dal titolo “Il personale educativo: risorsa per il sistema scolastico italiano”. Leggi il programma.

    La giornata è stata densa di interventi e di discussione. Quello che è principalmente emerso è che il sistema dei convitti e degli educandati è un segmento dell'istruzione rimasto in un cono d’ombra da cui occorre farlo uscire, rimettendone a fuoco le problematiche e le esigenze e stabilendo un percorso idoneo. Tante le idee, gli stimoli e le proposte a confronto per migliorare la qualità del servizio e le condizioni di lavoro.

    Dopo gli interventi di saluto del Presidente di Proteo Formazione Arezzo, Domenico Sarracino, e del Segretario provinciale della FLC CGIL Maurizio Tacconi, il quale ha anche presentato la situazione particolare della provincia di Arezzo, che ha la più alta concentrazione di istituzioni convittuali (un convitto nazionale e due semiconvitti con due convitti annessi) della Toscana. Il Segretario della FLC CGIL di Arezzo ha evidenziato come si sia avviata fin da subito una stretta interlocuzione con l’Amministrazione centrale al fine del raggiungimento di un miglioramento delle condizioni di queste realtà scolastiche e sociali.

    Roberto Curtolo, Dirigente dell’Ambito territoriale di Arezzo

    Pur essendo stato nominato da poco si è subito attivato con i sindacati per recuperare il terreno perduto. Il neo-dirigente ha parlato di un lavoro sinergico, in cui le esigenze del personale vanno misurate dalle esigenze dell'utenza. Ha posto fin da subito una questione basilare sulla quale occorre interrogarsi, che è quella del senso che hanno i convitti e le istituzioni educative oggi. In base alla risposta può prendere consistenza anche il ruolo di chi svolge la funzione di educatore e delle strutture convittuali ed educative oggi. L’accento è stato posto sull’esigenza di una innovazione di questa figura e sul rinnovamento delle stesse strutture educative, dal momento che sono un luogo importante più che in passato per sperimentare, dal momento che è cambiata la domanda di formazione e la struttura della popolazione scolastica. Da questo va ridefinita e riqualificata la funzione di educatore, che oggi risulta invisibile anche se fondamentale per la costruzione del modello educativo in queste tipologie di scuole, le quali hanno l’esigenza di organizzare le figure educative in funzione anche dei bisogni educativi speciali da gestire al loro interno. La crescente presenza di ragazzi con situazioni soggettive specifiche, che devono essere portate a sviluppare la loro personalità, rendono basilare la figura degli educatori. Il dirigente ha infine auspicato che si possa ripartire da questo Seminario per far emergere questa figura, centrale per il lavoro che deve svolgere. L’invito è che si riparta da Arezzo per tutta l’Italia nel rivedere il profilo di educatore.

    Luisa V. Attaguile, educatrice del convitto nazionale di Arezzo

    Nel suo efficace intervento, ha sottolineato come il personale educativo stia attraversando un momento di grande incertezza per il proprio futuro, pur essendo i convitti degli ambienti educativi che hanno la funzione di garantire la vita della funzione democratica del paese. Gli educatori rappresentano una nicchia che è fondamentale per il sistema di istruzione italiano. Ciò nonostante, nella cosiddetta “riforma” della legge 107/15 non vi è traccia del personale educativo. Eppure intere generazioni si sono formate proprio nei convitti, che hanno garantito a intere fasce di cittadinanza il diritto allo studio.
    Nel suo intervento l’educatrice ha anche evidenziato le criticità da superare se vogliamo lavorare per restituire a questa categoria di lavoratori i propri diritti: abolire i Regi decreti; superare l’assenza di organi democratici in queste Istituzioni; la mancanza di trasparenza nella gestione dei bilanci dei convitti Nazionali che sono retti dal Consiglio di Amministrazione; aggirare l'interpretazione sessista degli organici; riconoscere la classe di concorso L030 della funzione docente; l’equiparazione al personale docente delle scuole primarie riconosciuto da TAR, Consiglio di Stato, Corte dei Conti e non ancora applicato dal MIUR. Altro grave problema da risolvere è la stabilizzazione degli organici, la cui assenza rende ingestibile la funzionalità delle istituzioni educative, impossibilitate a gestire i turni notturni e festivi. E ancora, l’istituzione di un organico potenziato come per i docenti; un piano di assunzioni straordinarie in base alla sentenza della Corte Europea di Giustizia; la sistemazione dell’orario; bandire il concorso che manca da sedici anni; assegnare la carta elettronica per la formazione poiché il Tribunale ne ha riconosciuto il pieno diritto. Nella cosiddetta scuola 2.0 non sono ancora state fatte le convocazioni, tenuto conto anche del fatto che gli educatori di ruolo sono costretti a fare i turni notturni per garantire il servizio residenziale ai minori.

    Fabrizio Rocca, Segretario FLC CGIL di Lucca e Massa Carrara

    Il Segretario Provinciale, proveniente dal ruolo di educatore nel convitto, ha ripercorso la storia normativa di queste Istituzioni, la storica discussione pedagogica e le numerose battaglie intraprese dalla FLC CGIL proprio su queste tematiche, mettendo in evidenza che i convitti nazionali rientrano, non solo nel generale diritto allo studio garantito dalla Costituzione all’Art. 34, ma costituiscono un valore aggiunto di per sé proprio per la loro caratteristica di residenzialità, che rappresenta un ulteriore elemento umano di sviluppo per i ragazzi.
    Le rivendicazioni si erano indirizzate al pieno riconoscimento della funzione docente, alla quale si è giunti con i decreti delegati, nei quali viene indicata (all'interno della funzione docente) anche la funzione educativa degli educatori. Con il decreto legislativo 29 ottobre 1998 s’introduce finalmente il rapporto privatistico nel pubblico impiego e questo è stato un notevole cambiamento. Dopo la strutturazione di un contratto nazionale questa figura è rimasta pressoché invariata, anche se nel contratto del 1996 i sindacati hanno rilasciato una dichiarazione a verbale in cui si ravvisava la necessità di modificare la governance delle istituzioni educative, che non poteva essere gestita in via contrattuale. Oggi siamo in un limbo e se non si fanno delle modifiche ordinamentali non si può neppure inserire regole nel contratto. Da affrontare soprattutto l'orario docente che va di pari passo con gli organici e la partecipazione agli organi collegiali.

    Al posto del rettore del convitto Nazionale, Luciano Tagliaferri, impossibilitato a partecipare, è intervenuto l'educatore Dema Giacomo, il quale ha portato i suoi saluti e ha invitato a una maggiore attenzione alle istanze di questo personale.

    Laura Cascianini, dirigente scolastico dell’Istituto Omnicomprensivo Fanfani-Camaiti di Pieve S. Stefano (AR)

    La dirigente scolastica ha affrontato il tema del ruolo del convitto oggi e la molteplicità di problematiche che riguardano i convitti annessi agli Istituti Tecnici e Professionali, sottolineando nel contempo l’importanza del ruolo giuridico e sociale degli educatori e dell’ingiustificato silenzio che è calato su questa categoria.
    Secondo la dirigente ha molto senso oggi parlare di sopravvivenza dei convitti e ciò si ravvisa soprattutto dall’entità di richiesta per questa tipo di offerta formativa. Il convitto è fondamentale per la collocazione degli alunni, nello specifico dell’Istituto Forestale di Pieve S. Stefano, che è il primo in tutto il Paese e l’unico dall’Italia centrale in giù. I convitti non sono più un servizio accessorio e hanno il loro valore aggiunto nella residenzialità, garantendo il diritto allo studio ad alunni interessati a indirizzi specifici siti in località non diversamente raggiungibili.
    Il ruolo del convitto è quello di una comunità inclusiva che si fa carico di seguire a pieno tempo anche gli alunni con disabilità. Gli educatori si devono fare carico dell'assistenza alle autonomie, che va correlata al sostegno da parte delle amministrazioni locali per ciascuna regione di appartenenza degli studenti che vengono accolti. Il convitto di Pieve S. Stefano ha circa 250 convittori, di cui il 40% di alunni con disturbi specifici di apprendimento. Gli educatori si trovano spesso a sostenere situazioni di disagio sociale e anche problematiche legate alla disabilità. Questo purtroppo non viene individuato come un parametro di complessità per l’assegnazione di maggiori quote di organico sugli educatori.
    La dirigente ha posto poi l’accento sull’esigenza urgente di riconoscere un supporto formativo mirato sulle disabilità all’azione degli educatori essendo anche stati esclusi, oltre che dal bonus docente, anche dall’assegnazione della carta per l’auto-formazione.
    Il problema fondamentale consiste nella carenza di organico, non avendo previsto la legge 107/15 alcuna quota aggiuntiva di personale con un organico potenziato. L’organico spesso non è adeguato a garantire la ripartizione della turnazione notturna e festiva e il personale è soggetto a importanti forme di flessibilità, tenuto conto anche del fatto che nel fine settimana il convitto deve continuare a garantire il servizio per esigenze di residenzialità dei ragazzi.
    E infine la questione del mancato riconoscimento della rappresentanza degli educatori all’interno degli organi collegiali, ricordando che il buco normativo coinvolge soprattutto gli Istituti omnicomprensivi, sprovvisti del tutto di Consiglio di Istituto.

    Gabriele Marini, dirigente scolastico Liceo Artistico I.I.S. Carducci di Volterra

    Il Dirigente ha rilevato l’isolamento geografico nel suo territorio, dove grazie alla battaglia intrapresa assieme alla FLC CGIL, si è riusciti a trasferire un convitto nella zona, che ha soddisfatto il bisogno di una struttura all'interno di un progetto educativo. L’esperimento che è stato fatto è stato quello di creare un presidio per le esigenze educative. Questo progetto sperimentale “Studiare a Volterra” si è sostenuto con le risorse della fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, il sostegno dell'ente locale e la rete. Si è data così la possibilità di ricorrere alle strutture scolastiche aperte tutto il giorno e ci sono ragazzi che vengono anche dalle isole dell'arcipelago toscano. Si è creata una buona sinergia di attenzione anche per gli organici, essendoci molti luoghi di montagna nella zona di Volterra. In tal modo tutti gli studenti riescono a partecipare, in orario extracurriculare, ai progetti messi in campo con l’organico dell’autonomia. Sempre nell’ambito del progetto per gli studenti la figura dell'educatore è di forte riferimento. Gli studenti sono stati costituiti in associazione e mettono a disposizione il loro tempo da impiegare nell'accompagnamento dei ragazzi che restano nel fine settimana. Il Dirigente ha sottolineato che il convitto ha ancora un senso, soprattutto in quei territori dove c’è la necessità di rispondere in modo personalizzato ai bisogni dei ragazzi. Un progetto di questo genere consente di salvaguardare l'offerta formativa e di rispondere a impellenti bisogni sociali.

    Ettore Acerra, Ispettore del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del MIUR, in sostituzione del Capo Dipartimento del Ministero, Rosa De Pasquale

    L’Ispettore ministeriale ha espresso i suoi complimenti per l’iniziativa, per la nutrita rappresentanza di personale e per la qualità degli interventi, ravvisando anche il segno di un profondo disagio che c’è nel settore.
    Nel suo intervento ha toccato molti punti fondamentali, traendo stimolo da quanto espresso nelle precedenti relazioni. I convitti hanno avuto un’evoluzione legata a quella della società e oggi la scelta del convitto non è più obbligata ma voluta, perché la risorsa che rappresenta un valore aggiunto di questo tipo di Istituzioni scolastiche è la residenzialità.
    Ci sono risposte che afferiscono al decisore politico, ma si sta avviando un percorso in cui anche il Ministero può dare un contributo utile, perché oggi occorre costruire un cambiamento. L'occasione può essere la delega sulla modifica del Testo Unico, che risale al 1994, ed è lo strumento giuridico per affrontare alcuni aspetti del problema.
    Altra problematica riguarda l’amministrazione contabile nei convitti dove ci sono i Consigli di amministrazione che hanno avuto grossi problemi e quella dei convitti annessi che fanno capo al Regolamento di contabilità. Oggi è necessario interrogarsi sull'opportunità di mantenere questo tipo di gestione o di equiparare il tutto.
    Altro problema sono gli organici anche se il Ministero ritiene che la rivisitazione dei parametri non sia più un obiettivo sostenibile. Occorre fare la stabilizzazione degli organici e superare la distinzione tra fatto e diritto. Inoltre è necessario affrontare il rinnovo del contratto che non è più adeguato, anche se non può modificare tutto.
    L’Ispettore si è anche espresso sui progetti di internazionalizzazione dei convitti che deve essere visto nell'ottica d’integrazione degli interventi educativi e formativi e non nella costituzione di élite destinate a delle minoranze che se lo possono permettere.
    Infine, ha informato che riguardo alla carta sulla formazione, sulla cui estensione agli educatori si è pronunciato il TAR, il Ministero sta procedendo a dare seguito alla sentenza, con il conteggio del personale (circa 2.050 quote) per destinarlo da quest'anno anche agli educatori.  È una piccola cosa, ma ha un valore simbolico di riconoscimento giuridico anche se obbligato dal tribunale.

    Anna Maria Santoro, Segretaria nazionale FLC CGIL

    La Segretaria nazionale ha espresso la convinzione che il convegno di oggi possa essere un punto di ripartenza e di prospettiva politica per il futuro. Leggi il testo integrale dell’intervento.

    Sintesi degli interventi di dirigenti scolastici, educatori ed educatrici

    Molti degli interventi fatti dai dirigenti dei convitti e dagli educatori ed educatrici, presenti al dibattito hanno messo in evidenza la difficile condizione in cui sono costretti ad operare. Ciò nonostante, mettere oggi in discussione strutture come i convitti e gli educandati, significherebbe che tanti ragazzi non potrebbero aver garantito il diritto allo studio e non saprebbero come affrontare i disagi familiari.
    In questo tipo di Istituzioni educative i problemi professionali del personale educativo si intrecciano, dunque, con quelli sociali e relazionali dell’utenza. Ci sono tantissimi casi di disagio familiare che trovano supporto sociale, conforto, riferimento nei convitti. Quindi è stata puntualizzata l'essenzialità e l'importanza dei convitti e del sistema educativo nel complesso panorama scolastico e l’infungibilità della figura di educatore, quale figura unica.
    Ci vorrebbe oggi una figura di educatore formato, avendo a riferimento all'allievo, la famiglia e tutti i processi sociali oltre che scolastici, poiché sostanzialmente gli educatori sono figure che “indirizzano a vivere”.
    Il convitto è sempre più una entità scolastica residenziale formata da educatori, infermieri, cuochi, guardarobieri, etc… ed è una comunità che deve produrre formazione ed educazione. Diventa pertanto urgente rivedere la funzione del convitto in relazione ai mutamenti sociali.

    I problemi esposti negli interventi hanno trattato molteplici aspetti.
    Primo fra tutti il riconoscimento del ruolo e della funzione d’integrazione nel sistema scolastico italiano, sia del personale educativo, sia delle Istituzioni in cui vi operano.
    Grandi sono i problemi di gestione nelle classi con alunni con bisogni educativi speciali e disabilità, senza considerare che i ragazzi ospiti dei convitti sono spesso portatori di problemi, più degli altri studenti delle scuole. Il fatto è che non è prevista la figura di un educatore di sostegno, mentre il convitto diventa sempre di più il supporto della famiglia per seguire ragazzi problematici.
    Anche le realtà convittuali oggi sono più articolate, l’utenza presenta un aspetto multiforme e alcuni convitti registrano una folta presenza di alunni stranieri (come a Prato con i ragazzi cinesi).
    È difficile dare delle risposte da parte di una figura sola, l’educatore, che pur non essendo dotata di una professionalità ben identificata, deve avere competenze che però non sono supportate da una formazione e aggiornamento specifico.
    Da qui è stata sottolineata la necessità di organizzare un Convegno per mettere a confronto anche le culture e le relazioni pedagogiche che possono aiutare gli educatori a comprendere il senso del proprio lavoro. 

    Poi ci sono le questioni normative da affrontare che si legano a quelle strettamente contrattuali, quindi, revisione del Testo Unico e il rinnovo contrattuale, devono andare di pari passo.
    Ma anche: l’esigenza di stabilizzare gli organici, estendere il potenziato anche agli educatori, esaurire le graduatorie e prevedere un piano straordinario di assunzioni, anche per il perdurare di precarietà in questo settore dovuta al transito di personale proveniente da altre classi di concorso.

    Da più parti è emersa la richiesta di un superamento dei Regi decreti e di una maggiore democrazia e partecipazione ai processi decisionali della scuola per incidere di più sui processi di cambiamento. E ancora, la necessità di riportare i bilanci a trasparenza nel Regolamento di contabilità come per le altre scuole.

    Le rivendicazioni sulla dignità del proprio ruolo come docente si uniscono a quelle di una differenziazione didattica dalla docenza. Presentate anche delle esperienze di sperimentazione sull’attivazione di organi collegiali specifici per gli educatori.Infine la preoccupazione sul futuro dei convitti che avevano il beneficio di essere supportati nei costi dalle province ora soppresse.

    Per tutti gli educatori ed educatrici c'è una dignità generale che va tutelata, come va salvaguardata l'Istituzione educativa nel suo complesso, compreso il lavoro del personale ATA che gestisce in massima parte la vita dei convitti.

    Risposte dell’Ispettore Acerra, Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del MIUR

    L’Ispettore Acerra ha ripreso la parola per fare alcune riflessioni conclusive alla luce degli interventi fatti.
    Si è dichiarato molto soddisfatto e gratificato dalla giornata, per il livello qualitativo degli interventi che non si sono limitati agli aspetti rivendicativi, pur giustissimi, ma per le considerazioni sulla figura e sul ruolo degli educatori e sull’esigenza (divenuta richiesta) sollevata in alcuni interventi circa di fare il punto con dei pedagogisti.
    A parere dell’Ispettore ministeriale nei convitti, proprio per la natura stessa dell’attività che viene svolta, lavorare assieme sull’aspetto educativo, sull’autonomia, sulla responsabilità, riflettere assieme sui disagi personali e familiari, sulla motivazione allo studio fa affiorare una diversa relazione didattica-pedagogica che non c'è nelle altre istituzioni scolastiche. Questa è una dimensione che oggi è emersa con tutta evidenza.
    Ha poi proseguito sul rinnovo del contratto, che è un elemento importante, ma occorre mantenere un equilibrio poiché alcune cose devono venire da fonte normativa, nell'interesse della chiarezza.
    Nella sua esposizione ha rimarcato la differenza tra i convitti nazionali e i convitti annessi agli istituti tecnici e professionali e ha sottolineato come, in una prospettiva di riforma dell'istituzione convittuale, ci sia da riflettere attentamente prima di procedere all’unificazione degli istituti, essendo molte le diversità che vanno prese in considerazione. È difficile trovare un punto unificante totale anche se i Consigli di amministrazione dei convitti nazionali, come sono stati impostati finora, non hanno funzionato bene. Bisogna capire quale modello si vuole utilizzare per risolvere la questione.
    Molti hanno affermato che il convitto è una entità aziendale perché gestisce dei servizi. È necessario garantire l'aspetto aziendale assieme alla sua sostenibilità economica e un dirigente scolastico oggi deve sforzarsi molto per mettere assieme gli aspetti manageriali e quelli educativi. Questo è uno dei problemi più forti e seri per la dirigenza.
    Il precariato degli educatori è un problema molto serio ed è un problema di nicchia che va affrontato al più presto. A questo proposito, il rappresentante del Dipartimento per l’Istruzione del MIUR si è impegnato a verificare col Capo Dipartimento e col Gabinetto del Ministro quali possono essere le prospettive a breve e a medio termine.
    Nonostante i grandi difetti della legge 107/15, a detta dell’Ispettore Acerra, ci sono circa 48.000 posti per il potenziamento che possono essere una risorsa per la scuola, e bisogna capire se gli educatori possono rientrare in questa partita. Questo problema andrebbe posto con forza alla politica.
    Altra questione che è venuta fuori è la partecipazione degli educatori ai processi decisionali che in questo momento è affidata al buon senso o ad iniziative quasi sperimentali come gli organismi di partecipazione, che all’interno dell’autonomia, sono state qui descritte. Indubbiamente occorre trovare una strada.
    Il rapporto con le province è una cosa molto preoccupante, siamo in un momento in cui la politica se ne dovrebbe fare carico. Altro nodo da sciogliere è la mancanza di un Consiglio d’Istituto negli Istituti omnicomprensivi. Anche qui bisogna premere sul decisore politico.
    L’Ispettore ha concluso dicendo che se, a seguito di questa giornata, fosse venuto fuori un documento di proposta e di rivendicazione, si sarebbe fatto carico di condividerlo col Capo Dipartimento e con tutti gli altri soggetti istituzionali. 

    Sintesi conclusioni di Anna Maria Santoro, Segretaria nazionale FLC CGIL

    Siamo ad un punto di partenza e non voglio fare delle conclusioni, perché abbiamo detto che oggi si riparte con il confronto.
    Ho trovato di grande spessore gli interventi dei colleghi e delle colleghe nel dibattito quasi a voler recuperare il tempo perduto su questi argomenti, su cui da tempo non si fanno iniziative di questo tipo.
    In questi anni, nonostante ci sia stato negato il contratto e i provvedimenti sulla scuola siano stati approvati senza il necessario confronto con le parti sociali organizzate, gli operatori della scuola sono molto cresciuti e hanno mostrato di avere senso della scuola e della loro funzione. È un vero peccato che l’Amministrazione, al contrario di quanto ha dimostrato oggi in questo dibattito aperto, sfugga al confronto e non assuma le competenze e le esperienze di cui si dispone per poter migliorare e progettare delle riforme che abbiano la condivisione del personale scolastico. Molti dei problemi affrontati oggi richiamano il tema contrattuale. Infatti gli interventi che si sono succeduti   nel corso della giornata sono stati in un continuo tra “legge e contratto”.
    È bene essere chiari. Per noi ci sono delle materie che sono di competenza della legge e su quelle, se riguardano l’organizzazione dei sistemi e il rapporto di lavoro nelle sue linee guida, noi diciamo che è necessario il confronto con le parti sociali. Ci sono altre materie che attengono il rapporto di lavoro (diritti, doveri, salario, orario) e quelle sono di esclusiva competenza del contratto. Quindi, quando la legge invade la sfera negoziale o quando la politica fagogita gli spazi dei corpi intermedi noi la contestiamo.
    Anche lo Statuto dei Lavoratori è una legge e anche il Testo Unico 165 del 2001 che è stato approvato dopo anni di confronto con le parti sociali e non contestiamo lo strumento della legge in quanto tale, ma come ci si arriva. E soprattutto quando ci si arriva senza confronto.
    Siamo arrivati all’approvazione della legge 107/15 sulla scuola senza confronto e non c’è stata neppure la discussione in Parlamento poiché è stata posta la fiducia. Una riforma che riguarda il sistema scolastico senza questi passaggi crea dei gravi danni. La stessa Ministra Giannini ha affermato che la legge 107/15 rimane una legge valida, ma ha ammesso che sono stati fatti degli errori.
    In occasione dell’incontro del 4 di ottobre scorso con la Ministra Giannini abbiamo fissato un cronoprogramma su degli argomenti che da tempo le organizzazioni sindacali avevano chiesto di discutere per trovare delle soluzioni. Ora ci sono delle aperture da cogliere fino in fondo, ad esempio, un confronto già fissato col Gabinetto del Ministro sui provvedimenti da inserire nella legge di stabilità 2017. Questo segna un fatto positivo rispetto al passato.
    Gli impegni presi dal Ministro con i sindacati sono due: un piano straordinario di assunzioni per il personale ATA e l’allineamento dell’organico dei docenti (il fatto al diritto). Noi chiederemo che anche per gli educatori si faccia la stabilizzazione dell’organico e un piano straordinario di assunzioni. Cogliamo questa apertura al dialogo e misureremo il Ministro e il Governo rispetto al mantenimento o meno degli impegni presi. Intanto il 2 novembre prossimo è stato fissato un nuovo incontro con la ministra Giannini, questa volta per discutere del rinnovo del contratto.
    Ho sentito in alcuni interventi l’idea di uscire dal comparto per andare in altri settori o fare delle differenziazioni in base al tipo di istituzione educativa.  Questo sarebbe un anacronismo. Noi pensiamo che una eccessiva parcellizzazione dei lavori e dei lavoratori dei settori della Conoscenza sarebbe dannosa, soprattutto per settori così piccoli come quello degli educatori. Il nostro sforzo deve essere quello di ricondurre tutto a unità perché è proprio la frammentazione che condanna settori così piccoli, anche se importanti, alla marginalità.
    Dobbiamo rinnovare il contratto di lavoro con una sfida diversa rispetto al passato: noi andremo a fare il contratto di tutti i lavoratori della filiera della conoscenza, salvaguardando però le peculiarità con delle sezioni specifiche.
    È il contratto la sede dove si devono declinare tutti i diritti i doveri, le opportunità e anche le forme di partecipazione del personale alla governance della scuola e delle istituzioni.
    Siamo un sindacato confederale e dobbiamo tenere assieme il massimo della visione generale col massimo della specificità. In questo quadro il profilo degli educatori può trovare una sua collocazione, una sua visibilità e una sua importanza.
    Il contratto deve avere la funzione di far emergere e portare a trasparenza il senso di questa professione, correggendo le storture che in questi anni ci sono state, mettendo a frutto gli aspetti positivi che gli operatori della scuola (dirigenza, educatori) sono riusciti a portare avanti.
    Oltre al contratto dobbiamo anche agire sul versante legislativo e riformare il Regolamento di contabilità, su cui è d’accordo anche il Ministero. Per la riforma degli organi collegiali vanno bene le forme di sperimentazione che ci sono, ma occorre operare senza forzature e confrontandosi col mondo della scuola, anche con le componenti genitoriali e studentesche. Il mondo della scuola è il primo che può dare un contributo di competenza e di professionalità alla costruzione di una nuova governance  partecipativa e democratica della scuola.
    Noi siamo impegnati anche a modificare la legge 107/15. Molti danni e disagi che oggi denuncia il mondo della scuola risiedono nelle negatività introdotte proprio dalla legge 107/15. Oggi sono state avanzate delle richieste come quella di organizzare altri momenti di confronto ed elaborazione avvalendosi del contributo di pedagogisti, per pensare alla funzione sociale e pedagogica che debbono avere le Istituzioni educative. È un impegno che ci prendiamo. Il prossimo appuntamento potrà avvenire anche durante la stagione contrattuale.
    Intanto raccogliamo gli atti di questo convegno per ripartire, per rivitalizzare e rafforzare la funzione e il ruolo del personale educativo, ma soprattutto per rilanciare il ruolo delle Istituzioni educative all’interno della struttura formativa del nostro paese.

    A chiusura dei lavori prende la parola il Segretario provinciale della FLC CGIL di Arezzo che si dichiara molto soddisfatto per la presenza e il livello degli interventi e invita la platea a ripartire da qui.

    Durante il convegno gli alunni dell’istituto alberghiero di Caprese Michelangelo con convitto annesso hanno allestito un buffet per tutti gli ospiti presenti.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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