Convegno nazionale del personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) della scuola - Prima giornata
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15.30
Il 16 e 17 febbraio 2017 la FLC CGIL e l’associazione Proteo Fare Sapere hanno organizzato a Roma il Convegno nazionale del personale ATA (ausiliario, tecnico e amministrativo) per discutere di “Amministrazione dello Stato e amministrazione della scuola – Integrazione e specificità”.
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Il Convegno si propone di mettere a fuoco la funzione delle professionalità ATA nella scuola italiana, dove gli interventi governativi non hanno creato un clima e una condizione favorevole allo svolgimento del lavoro generale e amministrativo nel contesto scolastico.
La prima giornata si svolge nel salone Di Vittorio della CGIL di Corso d’Italia, i saluti di apertura sono affidati ad Eugenio Ghignoni, Segretario generale FLC CGIL Roma e Lazio, che dando il benvenuto agli ATA intervenuti da tutta Italia, coglie l’occasione per una breve ricognizione sulla situazione scolastica nella regione.
La sala è gremitissima, sono state tante le richieste di partecipazione come sottolinea Sergio Sorella, presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, forse perché gli ATA “in questi anni si sono sentiti trascurati, quasi marginalizzati, rispetto alle elaborazioni fatte ed alle azioni di contrasto portate avanti, ad esempio alla legge 107/15”.
Leggi la presentazione di Sergio Sorella
A questi lavoratori, che certamente si pensano a tutti gli effetti “pubblica amministrazione”, è stata negata innanzitutto la dimensione prettamente “scolastica e istituzionale” della loro professione, come sottolinea Stefania Chiodi del centro nazionale FLC CGIL che ha introdotto i lavori. Vengono ritenuti dalla politica lavoratori di bassa professionalità, compiendo così un grave errore, che impedisce il funzionamento odierno delle scuole, dal momento che questa idea finisce per separare il tema del diritto allo studio da quello dell’organizzazione che ne rende possibile il suo effettivo esercizio.
Leggi l’introduzione di Stefania Chiodi
Stabilire le differenze e le continuità tra quella che è l’amministrazione dello Stato e quella che è l’amministrazione della scuola è stato il compito di Gianfranco D’Alessio, docente di diritto amministrativo all’Università Roma Tre e di Annamaria Poggi, docente di diritto costituzionale all’Università di Torino.
In apertura del suo intervento il prof. D’Alessio evidenzia come l’autonomia scolastica abbia solo parzialmente modificato la logica fortemente centralistica che storicamente ha caratterizzato i rapporti tra Stato e istituzioni scolastiche. Un rapido sguardo alle modalità di funzionamento delle istituzioni scolastiche dimostra, infatti, che in larga misura l’organizzazione del servizio scolastico dipende da atti di competenza del MIUR: dai programmi, alle disposizioni per scrutini ed esami, all’organizzazione del calendario scolastico (data di inizio e fine delle lezioni), ai concorsi per il personale. Il MIUR continua a esercitare nei confronti delle scuole poteri normativi (regolamenti, decreti, circolari), poteri programmatori (ad es., piani nazionali per la formazione e per la digitalizzazione), poteri organizzatori (piani di dimensionamento, reti di scuole). È, però, nella gestione finanziario-contabile che secondo il prof. D’Alessio la presenza dello Stato si fa sentire più diretta: l’attività finanziario-contabile delle scuole segue le regole generali del bilancio dello Stato, basa la sua provvista finanziaria quasi esclusivamente su entrate provenienti dal bilancio dello Stato, è ricompresa nel sistema rigido della contrattualistica pubblica. Anche la legge 107/15, pur proclamando di voler realizzare la piena attuazione dell’autonomia scolastica, contiene diversi elementi che ripropongono una logica centralistica di ostacolo all’agile funzionamento delle scuole. L’occasione dell’imminente rinnovo contrattuale costituisce dunque un’occasione imperdibile per dare alle istituzioni scolastiche una maggiore flessibilità e affrancarle dalla rigidità di funzioni calate dall’alto, che ne hanno fortemente limitato l’autonomia.
Annamaria Poggi riprende il tema dell’autonomia scolastica e sottolinea l’errore concettuale fondamentale di voler disciplinare l’autonomia per legge: “Una legge che disciplina l’autonomia è una contraddizione in essere, bisogna ridare un senso all’autonomia scolastica invertendo questa rotta concettuale. La legge 59/97 era una legge di sistema, la legge 107/15 sovrappone l’autonomia del dirigente – non più leader educativo ma semplice burocrate - a quella dell’istituzione scolastica”. La scuola, precisa la Prof.ssa Poggi, è autonoma in quanto si fonda su un corpo sociale, un corpo sociale variegato (docenti, dirigenti, collaboratori, amministrativi, tecnici, genitori, studenti) ma che va pensato come integrato e vocato ad un obiettivo istituzionale che è stato affidato ad esso dalla Repubblica (articolo 117 della Costituzione).
Leggi la relazione integrale di Annamaria Poggi
È al tema dell’autonomia scolastica che si riallaccia anche l’intervento di Michele Gentile del centro nazionale CGIL, che considera fondamentale ragionare programmaticamente di autonomia per rafforzare il tema del contratto e della contrattazione. Il CCNL è il riconoscimento dell’autonomia mentre la legge ne è la negazione, e infatti leggi quali la “Brunetta” e la 107/15 hanno alcuni punti di continuità: seguono una logica autoritaria e sono la negazione del contratto. E allora l’autonomia è il punto da cui ripartire, soprattutto ora che si apre una stagione che potrebbe essere di discontinuità rispetto alla precedente. Con l’accordo del 30 novembre 2016 e quello sulla mobilità nella scuola del 29 dicembre 2016, siamo tornati finalmente sul tema della contrattualizzazione e fuori dall’autoritarismo. La stagione contrattuale andrà in porto solo superando la legge “Brunetta” e la legge 107/15. In tutta la fase precedente l’autonomia si è persa in una sorta di “bulimia legificatoria”. Rilanciamo quindi il tema dell’autonomia e della scuola nell’autonomia.
Leggi l’intervento integrale di Michele Gentile
Dopo l’intervento di Michele Gentile si dà spazio agli interventi dal pubblico che riporteranno la discussione sulla drammatica realtà quotidiana all’interno delle scuole. Fra gli interventi quello di diversi Dsga, Sandra Castellani, Francesco Mancato e Claudio Innamorato, di Gianni Carlini, responsabile nazionale della Struttura di Comparto dei Dirigenti scolastici della FLC CGIL, dell’insegnante Grazia Maria Pistorino. Fra gli argomenti toccati da questi interventi c’è soprattutto il sovraccarico di lavoro degli ATA, con la gestione delle assunzioni e dei pensionamenti; la mancanza di formazione, l’impossibilità di sostituire i colleghi assenti, le molestie burocratiche e l’ormai annoso problema del concorso per Dsga che non viene indetto da anni. Un passaggio viene fatto anche sulla valutazione dei dirigenti scolastici che deve essere riportata alla contrattazione poichè la valutazione fatta da valutatori scelti dal datore di lavoro è iniqua.
A chiudere i lavori della prima giornata è il Segretario generale Francesco Sinopoli per il quale i momenti di riflessione e di approfondimento come questo sono necessari per rendere più forte l’iniziativa del sindacato. Dalle tante suggestioni venute dal dibattito che lo ha preceduto si concentra sul perché delle grandi difficoltà che ha incontrato il progetto dell’autonomia scolastica. Alla base di ciò vi è l’ideologia secondo la quale le istituzioni pubbliche, le agenzie formative, le scuole, debbano essere governate con logiche di mercato. È passata l’idea che il lavoro del personale ATA serva relativamente e che esso non sia parte della comunità della scuola, anche perché è l’idea stessa di questa comunità a venir meno: la scuola diventa erogatrice di servizi. L’idea che il contratto sia una potenza innovatrice che consente di migliorare i servizi è ormai lontana. Il contratto in questo contesto risulta indispensabile ora che pare aprirsi un varco per rinnovarlo. E bisogna imporre un dibattito pubblico su cosa serva alla scuola pubblica, un dibattito che non ci consegni un modello di scuola valido per i prossimi sei mesi, ma la scuola dei prossimi vent’anni. Per questo dobbiamo impegnarci a rilanciare una battaglia sulla legge 107/15 che è stata un fallimento oggettivo e battersi per un’iniziativa unitaria sugli ATA che saremo pronti a portare avanti anche da soli.