1938, l’anno delle leggi razziali. La “vergogna” da non dimenticare
Sul sito della Casa editrice Edizioni Conoscenza un articolo sulle leggi razziali a 80 anni dalla loro promulgazione.
Promulgate in Germania nel 1935 e in Italia nel 1938 le leggi razziali sono state il corollario ideologico dello sterminio. Il rapporto di causa ed effetto tra le parole e i fatti dovrebbe esserci di monito oggi di fronte a venti di razzismo che rischiano di diventare tempeste
Dall’ideologia alla tragedia
All’epoca dell’emanazione delle leggi razziali nessuno, forse, pensava che esse avrebbero portato all’eliminazione fisica di tutti gli appartenenti alla “razza” ebraica, nonostante la truculenza del loro linguaggio. E invece è stata trovata proprio lì la “giustificazione” ideologica dell’orrendo sterminio.
Sono passati 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali fasciste, ma si torna a sentire troppo spesso e a voce sempre più alta un rinnovato, e quantomai vecchio, linguaggio turpe e violento. Poco importa che non sia diretto in particolare agli ebrei.
Scrisse Amos Luzzatto qualche anno fa a proposito della mala pianta del razzismo, ha da parte sua osservato: «La storia ci ha dato una risposta, presentandoci nuovi massacri e nuovi genocidi, da quello dei tutsi a quello dei cambogiani, a quello più vicino a noi avvenuto nella ex Jugoslavia. Ma che cosa li collega alla Shoah, a parte la scontata malvagità umana? Io credo che, tragicamente, la Shoah sia stata un punto di svolta, uno spartiacque, avendo dimostrato che lo sterminio di una popolazione per il solo fatto di essere quello che è, di avere caratteristiche fisiche o solo una tradizione culturale diversa da quella di coloro che detengono gli strumenti della forza bruta, sia possibile senza generare in coloro che osservano o che ne ricevono notizia una reazione solidale, una reazione di rivolta, una reazione che fermi la mano dei carnefici».
Parole che dovrebbero far riflettere quanti, irresponsabilmente, si richiamano alla propria razza e a quanti, ancora più irresponsabilmente (senza metterci la faccia) li ammirano con entusiasmo.
Per inquadrare la natura opaca, ambigua e distorta del razzismo nazifascista si debbono sì considerare gli eventi accaduti “a valle”, la cui tragica sequela di distruzione e di morte continuerà a rimanere emblematica nei secoli a venire, ma anche tenere nel debito conto quelli accaduti “a monte”, sinistramente propedeutici alla terribile catastrofe dello sterminio.