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DEF: non cambia la politica economica del governo. Per i settori pubblici ancora tagli e nessun investimento nello sviluppo

Il documento della CGIL sul documento di programmazione economica e finanziaria smentisce la propaganda del Governo.

22/04/2016
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La CGIL esprime una valutazione profondamente critica del DEF (Documento di programmazione economica e finanziaria) nel documento presentato all’audizione presso le commissioni bilancio riunite di Camera e Senato.

Si confermano nei fatti le politiche di austerità per i salari e di incentivi aselettivi alle imprese per ridurre il costo del lavoro. Misure che già oggi hanno fallito.

Si prevede "a legislazione vigente" la conferma della riduzione della spesa per redditi da personale nella pubblica amministrazione fino al 2019. Quindi in sostanza di blocco della contrattazione collettiva. Peccato per il Governo che la legislazione vigente sia stata già messa in discussione dalla sentenza della corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco della contrattazione collettiva del pubblico.

Viene confermato in questo quadro desolante il blocco del turn over, quindi nessuna prospettiva credibile di stabilizzazione dei precari. Il piano nazionale della ricerca rimane ancora un annuncio con risorse tutte da verificare. Per il resto un una fotografia della situazione attuale.

Se il DEF è una fotografia della realtà finalizzata a dimostrare alla governance dell’unione europea che le pseudoriforme vanno avanti noi siamo ancora più determinati a cambiare la realtà partendo dall’emergenza salariale, dalle prospettive di stabilizzazione dei precari, dagli investimenti in istruzione, ricerca e diritto allo studio.

C’è inoltre da segnalare un ulteriore intervento peggiorativo sulle condizioni salariali del pubblico impiego legato al nuovo codice degli appalti. Infatti si prevede che all’interno della Pubblica Amministrazione non sia più possibile la progettazione per le opere pubbliche. Si azzera quindi l'incentivo ai progettisti dipendenti delle pubbliche amministrazioni (ex Legge Merloni) ed è una misura che svilisce, da ora e per il prossimo futuro, le professionalità più qualificate nel pubblico, dagli architetti agli ingegneri e graverà anche sulle casse dello Stato, con riflessi anche, in alcuni comparti, sulla consistenza del salario accessorio per tutti i dipendenti.