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Chiediamo all’Italia di riconsiderare i punti chiave del TTIP e di difendere la dimensione pubblica dell’istruzione e del welfare

Si inizia a incrinare il fronte a favore del TTIP: la Germania difende i tribunali nazionali indipendenti contro le clausole di protezione degli investitori contenute nei trattati economici internazionali.

30/07/2014
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La Germania è decisa a non accettare, all’interno del CETA (il trattato economico tra UE e Canada), la protezione giuridica degli investitori privati, che di fatto depotenzierebbe irreversibilmente il ruolo e la funzione delle legislazioni locali e comunitari, assegnando le decisioni all’arbitrato di organismi di risoluzione ai quali ci si rivolgerebbe direttamente, estromettendo i tribunali ordinari.

Il CETA però viene considerato quasi una prova generale per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato economico che si sta cercando di costruire tra UE e Stati Uniti d’America, e quindi le perplessità tedesche si riflettono immediatamente sulle possibilità di approvazione proprio di quest’ultimo accordo, che ha dentro di sé elementi pericolosissimi per uno stato democratico.

Sul TTIP è intervenuto ancora una volta il segretario generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo, che ha ribadito, dopo le sue dichiarazioni di maggio, la totale contrarietà del sindacato a un trattato che non rispetti la democrazia reale, che riduca i diritti dei cittadini e dei lavoratori e che calpesti il diritto applicato dai tribunali. “Esistono - afferma Pantaleo - diritti che in Europa abbiamo conquistato con lotte dure e i beni pubblici e comuni sono le architravi di questi diritti. L’acqua, l’energia, la sanità, i trasporti e soprattutto la conoscenza e l’istruzione devono restare patrimonio pubblico, senza nessuna ingerenza.  La legislazione europea va rafforzata, sostenendo la partecipazione democratica ai grandi processi, e non sottomessa alle esigenze delle iniziative dei privati o dei grandi investitori internazionali”.

Il Segretario della FLC CGIL ha poi così concluso: “L’Italia e il governo italiano invece si facciano promotori di una revisione in senso democratico del trattato e i sindacati saranno al fianco delle istituzioni nazionali ed europee in questo cammino.”

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