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Rapporto Excelsior 2006 sulle professionalità in Italia

Meno lavoro fino a trent’anni, ma è richiesta maggiore professionalità

14/09/2006
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Il Rapporto "Excelsior 2006", ideato e realizzato dall'Unione Italiana delle Camere di Commercio, industria e Artigianato in stretta collaborazione e con il finanziamento del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e dell'Unione Europea (FSE),fornisce informazioni sui fabbisogni professionali per il 2006 espressi dal mercato del lavoro, sulla base di interviste ad un campione di oltre 100 mila imprese.

Il Rapporto, che annualmente viene presentato dall'Union Camere, evidenzia per quest'anno una crescita di circa 99 mila nuovi posti di lavoro. Crescita decisamente limitata rispetto al trend positivo registrato fino al 2004 (-2%) ma che rileva una domanda sempre più esigente in termini di formazione e di competenze richieste.

Alcuni di questi dati sono particolarmente significativi per la politica della formazione e dell'istruzione: Il 38% delle assunzioni riguarda personale con la licenza media, l' 8% laureati, solo il 14% le lauree brevi.

Rispetto all'anno precedente aumentano i contratti a tempo determinato a scapito di quelli a tempo indeterminato.

Preoccupa l'alta percentuale di richieste di manodopera non qualificata in quanto conferma il fatto che il nostro sia un sistema produttivo poco innovativo, e quindi poco competitivo, caratteristica questa aggravata dalle dimensioni piccole delle nostre imprese, non attrezzate per l'innovazione e la ricerca. Inoltre la disponibilità delle aziende ad assumere personale anche alla prima esperienza si trasforma solo nel 23% dei casi in interventi di formazione on the job, che sale al 48% per i laureati.

Dati riconosciuti "anomali e preoccupanti" dai ministri Fioroni e Damiano (Istruzione e Lavoro).

Anche da questi dati scaturisce la proposta del Governo di destinare la riduzione del cuneo fiscale, prevista dal DPEF ,alle sole imprese che assumano a tempo indeterminato e di aprire in settembre tavoli con le parti sociali per confrontarsi su questi temi, di cui uno,fondamentale, sarà sulle politiche della conoscenza .

Le considerazioni di quest'anno del Governatore della Banca d'Italia, l'indagine "Excelsior 2006", il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria per il 2007/11 presentato dal Governo evidenziano come le problematiche occupazionali, strettamente legate alla congiuntura economica in cui versa l'Italia dopo le scelte politiche degli ultimi anni, possono trovare soluzione se si potenzia il legame tra lavoro e saperi.

Si conferma in sostanza la necessità di investire nella valorizzazione del capitale umano, così come c'è l'esigenza di prestare attenzione al merito e alle eccellenze, finora trascurati e talvolta mortificati, come è dimostrato, fra l'altro, dalla fuga all'estero dei nostri migliori ricercatori, fenomeno tutt'altro che risolto con i provvedimenti del Ministro Moratti "a favore" dei ricercatori .

Altro elemento che emerge dall'indagine è la necessità di favorire l'ingresso al lavoro dei nostri giovani, che restano estranei al mondo del lavoro per un decennio in più rispetto ai loro coetanei europei.

Occorre, insomma,una politica economica in piena coerenza con gli obiettivi di Lisbona: l'Italia è ancora troppo distante da un tasso di occupazione complessivo del 70% (60% per le donne e50% per gli anziani) mentre gli europei, in coerenza con quegli obiettivi, vivranno nell'economia più competitiva e dinamica al mondo, basata sulla conoscenza,con un numero maggiore di posti lavoro e con una maggiore coesione sociale.

Per raggiungere gli obiettivi stabiliti è necessario che l'attuale governo definisca un piano che mobiliti risorse e si ponga anche uno scadenziario di impegni ben definito.

I processi di riforma scolastica devono assumere una accelerazione, non si può pensare solo a "smontare ": c'è la necessità di costruire un nuovo percorso di istruzione e formazione che si fondi sull'innalzamento dell'obbligo scolastico a sedici anni.

Istruzione , formazione professionale,apprendimento per tutto l'arco della vita devono diventare i nodi ineludibili per una politica dell'istruzione e formazione nel nostro Paese.

Solo una politica di trasformazione dei sistemi formativi può innalzare i livelli di istruzione e formazione e realizzare l'interazione tra sistema delle imprese e le istituzioni formative .

Il quadro di riferimento deve essere quello "dello spazio comune europeo della ricerca e della formazione superiore"

Quello che viene definito in sociologia "capitale sociale" diventa decisivo sia per la qualità della vita, sia per la capacità di attrarre centri decisionali nella sfida per lo sviluppo e per la conquista dei mercati, qualificando il sistema produttivo ed allargando la base occupazionale. Nello stesso tempo questi elementi qualificano il sistema produttivo ed offrono la possibilità di occupazione.

Il capitale delle conoscenze di un Paese (ricerca, innovazione,istruzione, formazione, professionalità) è la variabile decisiva della competitività e della qualità dello sviluppo anche sociale.

Il "lifelong learning"deve perciò diventare, insieme al capitale delle conoscenze,un punto nodale delle politiche future.

Al centro del sistema c'è l'individuo che apprende, la sua capacità non solo di saper fare , ma anche di capitalizzare progressivamente le competenze per governare e non subire i cambiamenti.

Roma 14 settembre 2006