Istruzione e formazione tecnica superiore: approvato dalla Camera un riordino che privatizza e regionalizza ulteriormente l’intero sistema
Necessarie profonde modifiche nel passaggio al Senato.
È stato approvato a grande maggioranza dalla Camera dei deputati il disegno di legge di iniziativa parlamentare concernente la “Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Il testo è sostanzialmente ricognitivo delle numerose disposizioni che si sono caoticamente affastellate in questi anni. Al tempo stesso prende atto, ratificandole, le scelte (in gran parte negative) che sono state effettuate in questi anni dalle Regioni e dai singoli ITS nel sostanziale silenzio del Ministero.
Si tratta di un provvedimento orientato verso una forte privatizzazione di un pezzo del sistema formativo nazionale e conferma la deriva regionalistica delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico nel nostro paese. Questa strada viene intrapresa con la chiara finalità di utilizzare con pochi o nessun vincolo il miliardo e mezzo di euro previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Chiariamo subito: il nostro Paese ha bisogno di un forte sistema di istruzione tecnica superiore con regia pubblica e nazionale e con finanziamenti cospicui e non legate alle poste messe annualmente nella legge di bilancio.
Ricordiamo che il riordino del 2008 dell’istruzione e formazione tecnica superiore rientrava in progetto di più ampio respiro che prevedeva
- grandi progetti di innovazione industriale in ben precise aree tecnologiche considerate strategiche per lo sviluppo dell’Italia
- incentivi alle imprese che investivano in tali aree tecnologiche
- politiche formative connesse finalizzate ad assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche
- un governo nazionale delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico che, riguardo agli ITS, significava avere come soggetto pubblico di riferimento una scuola secondaria di II grado con indirizzi tecnici o professionali
- la partecipazione diretta delle Università, degli Enti di Ricerca e delle strutture formative accreditate dalla Regione per l'alta formazione
- un forte coinvolgimento delle parti sociali che significava la costruzione di luoghi di confronto vero e la valorizzazione anche nei contratti collettivi nazionali delle figure di tecnico superiore.
A partire dal sostanziale fallimento di quella politica (deludente realizzazione dei progetti nazionali, incentivi dati a pioggia attraverso lo strumento piuttosto arcaico del clic day, forte regionalizzazione delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico) si è sviluppo il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore di questi anni i cui percorsi formativi, al di là delle roboanti dichiarazioni di tanti politici, continuano ad essere residuali.
All’interno di questo contesto si sono sviluppati ulteriori processi
- autoreferenzialità delle Regioni nella programmazione;
- autoreferenzialità delle Fondazioni legate ad imprese importanti e a territori con un sistema produttivo forte
- proliferazione di Fondazioni
- nessuna definizione dei livelli di qualificazione nazionale del personale impegnato nelle attività degli ITS
- nessun contratto di riferimento per coloro che lavorano negli ITS
- coinvolgimento sempre più limitato o di facciata delle organizzazioni sindacali
- strapotere delle imprese
- forte riduzione del ruolo dell’istituto scolastico di riferimento
- forte accentramento dei poteri all’interno della governance degli ITS con l’istituzione di figure monocratiche quali il direttore/segretario generale.
Si tratta di processi che vengono messi a sistema dal DDL approvato dalla Camera.
Contro queste scelte la FLC CGIL esprime forte contrarietà. Torniamo a chiedere l’apertura di un reale confronto con il Ministero dell’Istruzione e con il Parlamento affinché vi sia un profondo cambio di rotta sulla formazione tecnica superiore orientata verso il rafforzamento della dimensione nazionale e della governance pubblica, strettamente connessa con le politiche di ricerca, sviluppo e innovazione del Paese. In tale contesto la FLC CGIL non mancherà di dare il proprio contributo di idee e proposte.