JOBS MAP: il caldo non ferma i precari
Un’assemblea partecipata, temi condivisi, proposte per il futuro: cominciamo dai precari, cominciamo dal 15 luglio a Roma.
È stata una scommessa, incontrarsi a Roma in una calda giornata di luglio per parlare di precariato, quando lo spirito vacanziero poteva già aver avuto la meglio. Ma è stata una scommessa vinta, ce lo conferma subito un’affollatissima sala della facoltà di Architettura di Roma 3.
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Sono qui e sono tanti i precari della conoscenza, vengono da tutta Italia e portano con sé delle parole d’ordine, una su tutte: mobilitazione. Le politiche governative aumentano di giorno in giorno la precarietà. Il decreto Poletti che stabilisce che i contratti a termine possono esser rinnovati continuativamente fino a 36 mesi senza l’obbligo da parte del datore di lavoro di motivarne l’utilizzo le affermazioni sulla scuola del Sottosegretario Reggi, l’abuso dei contratti precari nelle pubbliche amministrazioni, la crisi economica e sociale di un paese con dati sull’occupazione allarmanti, tutto converge per rendere la mobilitazione necessaria. Perché, come sostiene Anna Fedeli, segretaria nazionale FLC che a partire da questa assemblea prende in carico la delega sul precariato subentrando a Gigi Rossi: “la precarietà sta finendo per rappresentare la vita stessa”.
E dunque questo lo spirito dell’assemblea, quello di costruire e rafforzare una rete tra i lavoratori precari della conoscenza, obiettivo antico per la FLC, che per prima ha scelto di dare ai lavoratori precari una soggettività specifica e ha intrapreso l’esperienza del Coordinamento nazionale precari.
Il sistema di reclutamento è il problema principe di tutti comparti della conoscenza e stabilizzazione è un’altra parola d’ordine di questa giornata.
I contratti atipici prendono drammaticamente piede nella scuola e sono già tantissimi nell’università e nella ricerca. I dati sui ricercatori italiani sono particolarmente avvilenti, ce lo spiegano Emanuele Toscano e Francesco Vitucci presentando i risultati di Ricercarsi, un’indagine promossa dalla nostra organizzazione, sui percorsi di vita e lavoro dei precari dell’università. Scarica le slide di presentazione della ricerca.
L’elemento veramente drammatico è che, dei cinquantamila precari dell'università italiana, negli ultimi dieci anni sono rimasti nel sistema universitario meno del 6,7% (dato per difetto). Ben oltre il 90% di chi si è formato e ha fatto percorsi di ricerca e docenza nell’università è stato poi espulso dal sistema universitario. Non può esserci futuro per un Paese che bistratta così le sue menti migliori. Tantissimi assegnisti vengono mandati via dal sistema universitario senza trovare collocazione. E fuori, con l’assenza di un welfare adeguato, altro tema caldo di questo dibattito, ognuno resta a galla come può, ma senza alcun aiuto dallo Stato. E la crisi, l’impoverimento generalizzato creato dalle politiche di austerity degli ultimi anni, estremizza la guerra tra poveri nel mondo dei precari.
Nella scuola i lavoratori sono già divisi dall’opera sapiente del ministero che con i diversi sistemi di abilitazione crea una continua rivalità tra di essi e avviene anche che, come ci racconta Manuela Pascarella, docente precaria di Roma, al rinnovo triennale delle graduatorie d’istituto si presentino uomini e donne di mezza età, espulsi dal mercato del lavoro, che tentano l’ultima disperata carta dell’insegnamento. Come dimostra l’indagine su classi di concorso incarichi e TFA realizzata dal Forum Precari FLC CGIL Roma e Lazio, parliamo di una vera e propria lotta fra poveri.
Si susseguono gli interventi, parlano i precari degli enti di ricerca, quelli dell’Istat, quelli del CNR, ci sono i lavoratori dell’AFAM nel cui comparto è completamente assente un sistema di reclutamento. Si ripetono le parole d’ordine: stabilizzazione, welfare universale, autunno, mobilitazione, agibilità sindacale. Sì, perché tra gli attacchi che il Governo Renzi sta portando ai nostri comparti, ce n’è uno che li riguarda tutti trasversalmente, l’attacco al diritto di rappresentanza. Il taglio del 50% ai distacchi sindacali nella pubblica amministrazione è un attacco alla democrazia, ad uno dei diritti fondamentali dei lavoratori. La riposta della platea è unitaria, mobilitarsi tutti e rendere il prossimo autunno veramente “caldo”.
E il segretario generale Domenico Pantaleo nelle sue conclusioni fa suo lo spirito di quest’incontro, raccoglie l’istanza dell’assemblea garantendo innanzitutto l’appoggio alla prevista manifestazione del 15 luglio a piazza Montecitorio, ma ricorda anche che il conflitto va costruito ogni giorno, nei posti di lavoro, nei territori, nelle periferie. Il sindacato vince o perde le sue battaglie sui luoghi di lavoro, ma soprattutto vince, quando riesce ad unire mentre tutto il contesto politico sociale, come in questo momento nel nostro Paese, va verso la frammentazione e la divisione. Il terreno su cui il Governo ci sfida, afferma Pantaleo, è l’idea che la precarizzazione del lavoro sia inevitabile. “È nostro compito affermare che siamo contrari a questo modello di lavoro e di società”.