Legge di bilancio e Fondo di solidarietà comunale 2019: le ricadute sul settore istruzione
Calo del 2,05% dei coefficienti di riparto delle risorse perequative rispetto al 2018 destinate ai comuni collocati nelle Regioni a Statuto ordinario.
Con Decreto del Presidente del Presidente del Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2019 (pubblicato l’8 giugno 2019) sono stati adottati i coefficienti di riparto dei fabbisogni standard delle funzioni fondamentali dei comuni delle Regioni a Statuto Ordinario, da utilizzarsi per l’assegnazione di quota parte del Fondo di Solidarietà Comunale (FSC) in base a quanto disposto per il 2019 dalla Legge di bilancio 2017 (articolo 1 comma 449 lettera c) della Legge 11 dicembre 2016, n. 232).
Le funzioni fondamentali si riferiscono
- all’istruzione pubblica
- alla gestione del territorio e dell'ambiente - servizio smaltimento rifiuti
- agli asili nido
- alle funzioni generali di amministrazione gestione e controllo
- alla polizia locale
- alla viabilità e territorio
- al trasporto pubblico locale
- al settore sociale al netto dei servizi di asili nido.
Il Fondo di Solidarietà Comunale, istituito nel 2013, è finalizzato a assicurare un'equa distribuzione delle risorse ai comuni svolgendo una funzione di compensazione delle risorse storiche e di perequazione determinata dalla differenza tra capacità fiscale e fabbisogni standard.
La dotazione del Fondo di solidarietà comunale è pari a euro 6.208.184.364,87 (Legge di bilancio 2017 art, 1 comma 448).
Una parte del FSC pari a euro 3.767.450.000 (cosiddetta quota ristorativa) viene ripartita tra i comuni interessati sulla base del gettito effettivo IMU e TASI relativo all'anno 2015. A questa quota deve essere aggiunto l’accantonamento pari a 66 milioni destinato ai comuni ai quali non è assicurato il ristoro dell’importo equivalente al minor gettito della TASI sull'abitazione principale.
Euro 464.091.019,18 sono destinati ai comuni della Sicilia e della Sardegna
La quota restante, pari a euro 1.885.643.345,70 (cosiddetta componente “tradizionale”) è destinata al riequilibrio delle risorse storiche. Per il riparto di queste risorse si utilizzano criteri perequativi basati sulla differenza tra capacità fiscale di ciascun comune (gettito potenziale determinato da “entrate proprie” di un territorio) e fabbisogni standard (ossia i parametri cui ancorare il finanziamento delle spese fondamentali al fine di assicurare un graduale e definitivo superamento del criterio della spesa storica). La legge di bilancio 2017 prevede un meccanismo progressivo di utilizzo dei criteri perequativi relativi alla differenza tra capacità fiscale e fabbisogni standard: il 45% per il 2018, il 60% per il 2019 (ma con uno specifico Accordo Stato Città del novembre 2018, è stato confermato il 45%), l’85% per il 2020 e 100% dal 2021. Inoltre la medesima legge chiarisce che tali percentuali comunque operano sulla metà della capacità fiscale da perequare. Conseguentemente a regime il 50% delle risorse sarà comunque ripartito in base alla spesa storica.
La definizione dei fabbisogni standard sulla base di criteri generali definiti dalla legge è affidata alla “Soluzioni per il Sistema Economico – Sose s.p.a”. Inoltre una Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) ha il compito di validare
- la metodologia da utilizzare per l'individuazione dei fabbisogni standard
- l'aggiornamento della base dati utilizzata.
Nota metodologica e fabbisogni standard per ciascun comune vengono successivamente adottati con decreto del Presidente del consiglio dei Ministri, previo parere delle commissioni parlamentari sulla nota metodologica.
La funzione fondamentale istruzione pubblica comprende i servizi relativi
- alla scuola dell’infanzia,
- agli altri ordini di scuola (primaria e secondaria di primo grado),
- al trasporto
- alla refezione
- all’assistenza e trasporto disabili
- ad altri servizi complementari come i centri estivi.
Le variabili che concorrono al calcolo del fabbisogno standard sono
- Popolazione residente 3 - 14 anni
- Metri quadri dei plessi comunali e statali
- Quota delle classi con tempo prolungato della scuola secondaria di primo grado statale e comunale
- Quota delle classi a tempo pieno della scuola primaria statale e comunale
- Utenti trasportati nei comuni senza plessi statali e comunali e senza alunni delle scuole comunali e private
- Utenti trasportati nei comuni con plessi statali e comunali o alunni delle scuole comunali e private
- Utenti della mensa
- Alunni disabili delle scuole comunali
- Utenti disabili trasportati della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria
- Utenti dei centri estivi e alunni del pre-post scuola
- Numero di plessi comunali e statali
- Alunni della scuola comunale
- Alunni della scuola privata
- Costo medio del lavoro del settore privato
- Livello delle locazioni immobiliari ad uso ufficio (prezzo mensile al mq)
Il peso dell’istruzione pubblica, considerato 1 la somma di tutti i coefficienti delle funzioni fondamentali, passa da 0,133512536559 del 2018 a 0,130771010015 del 2019 con una riduzione del 2,05%. Ciò è dovuto alla riduzione statisticamente significativa relativa ai “Metri quadri dei plessi comunali e statali” e alla “Popolazione residente 3 - 14 anni”.
Appare evidente come le politiche di disinvestimento dello Stato nel settore dell’istruzione e, in particolare, la mancata revisione dei parametri di costituzione delle classi, stanno avendo significative ricadute anche sui finanziamenti di funzioni erogate dai comuni. Le conseguenze più gravi sono soprattutto in quei territori del Paese in cui fenomeni di spopolamento stanno assumendo caratteristiche davvero allarmanti, figlie di scelte politiche miopi e sbagliate.
La spesa storica dei comuni per l’istruzione
Nella tabella che segue raffrontiamo l'ammontare effettivamente speso negli anni 2015 e 2016 per l'offerta di servizi ai cittadini rientranti nella funzione istruzione (cosiddetta spesa storica), dai comuni capoluogo delle città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario.
Comune |
Spesa storica 2015 |
Spesa storica 2016 |
Differenza |
Differenza % |
Bari |
20.357.931 |
23.788.796 |
3.430.865 |
14,42 |
Bologna |
60.100.565 |
73.976.192 |
13.875.627 |
18,76 |
Firenze |
57.749.796 |
52.059.042 |
-5.690.754 |
-10,93 |
Genova |
73.280.252 |
69.639.362 |
-3.640.890 |
-5,23 |
Milano |
262.498.024 |
253.606.147 |
-8.891.877 |
-3,51 |
Napoli |
45.791.805 |
60.085.234 |
14.293.429 |
23,79 |
Reggio Calabria |
7.287.784 |
6.888.625 |
-399.159 |
-5,79 |
Roma |
421.920.425 |
383.826.791 |
-38.093.634 |
-9,92 |
Torino |
136.356.521 |
125.930.811 |
-10.425.710 |
-8,28 |
Venezia |
28.402.875 |
29.861.018 |
1.458.143 |
4,88 |
TOTALE |
1.113.745.978 |
1.079.662.018 |
-34.083.960 |
-3,16 |
Infine raffrontiamo l'ammontare effettivamente speso negli anni 2015 e 2016 per l'offerta di servizi ai cittadini rientranti nella funzione istruzione, dai comuni delle Regioni a statuto ordinario.
Regione |
Spesa storica 2015 |
Spesa storica 2016 |
Differenza |
Differenza % |
Abruzzo |
84.158.449 |
79.150.492 |
-5.007.957 |
-6,33 |
Basilicata |
35.048.903 |
32.425.389 |
-2.623.514 |
-8,09 |
Calabria |
84.293.195 |
78.615.610 |
-5.677.585 |
-7,22 |
Campania |
216.214.235 |
218.315.114 |
2.100.879 |
0,96 |
Emilia Romagna |
502.311.943 |
521.960.395 |
19.648.452 |
3,76 |
Lazio |
610.652.304 |
556.488.775 |
-54.163.529 |
-9,73 |
Liguria |
143.058.531 |
135.431.910 |
-7.626.621 |
-5,63 |
Lombardia |
991.550.869 |
982.976.659 |
-8.574.210 |
-0,87 |
Marche |
114.505.292 |
107.558.761 |
-6.946.531 |
-6,46 |
Molise |
16.159.437 |
13.716.945 |
-2.442.492 |
-17,81 |
Piemonte |
392.669.823 |
381.572.246 |
-11.097.577 |
-2,91 |
Puglia |
173.560.815 |
167.979.126 |
-5.581.689 |
-3,32 |
Toscana |
362.669.432 |
362.555.312 |
-114.120 |
-0,03 |
Umbria |
62.578.931 |
59.061.540 |
-3.517.391 |
-5,96 |
Veneto |
343.610.163 |
341.281.893 |
-2.328.270 |
-0,68 |
TOTALE |
4.133.042.324 |
4.039.090.168 |
-93.952.156 |
-2,33 |
(Elaborazioni FLC CGIL su dati SOSE - Soluzioni per il Sistema Economico Spa)