Legge di bilancio 2017: no alla fiducia tecnica. Va consentito un democratico dibattito nelle Commissioni e in Aula
Appello della FLC CGIL al Governo e al Parlamento.
Riteniamo preoccupanti le notizie che ipotizzano una “fiducia tecnica” e un’approvazione “lampo” della Legge di Bilancio blindata così come approvata dalla Camera.
È dovere della politica iniziare a cogliere da subito l’indicazione espressa da una larga parte della popolazione nel voto referendario di domenica, evitando di spingere ancora la distanza tra i bisogni delle persone e le istituzioni. La partecipazione di votanti di domenica 4 dicembre è andata oltre ogni aspettativa.
Dalle analisi dei principali istituti di ricerca specializzati emerge un voto molto polarizzato. Hanno votato “no” la maggior parte di giovani, precari, disoccupati, lavoratrici e lavoratori, soprattutto nelle aree del Paese dove il reddito pro capite è più basso e nel Meridione. Chi è stato colpito maggiormente dalla crisi e dalle riforme degli ultimi anni - jobs act e “buona scuola” in primis - è stato tra i protagonisti del risultato referendario, che va interpretato politicamente come una forte richiesta di cambiamento nella politica economica.
Il Governo, soprattutto nelle ultime settimane della lunga campagna elettorale referendaria, aveva inseguito questo elettorato, dimostrando di avere l’idea di mettere a tema i problemi economici e sociali di larghi settori della popolazione, senza però dare risposte concrete, rinviandole a momenti successivi.
Ci riferiamo, per il settore della Conoscenza, alle urgenze che riguardano in particolare il precariato. Per una parte degli interessati, (che nel caso del comparto della Conoscenza riguardano i precari dell’Università e della Ricerca), il governo aveva rinviato le possibili soluzioni - già tardive - alle deleghe sulla Pubblica Amministrazione, che oggi appaiono a rischio a causa delle dimissioni di Renzi conseguenti all’esito del referendum.
Alla legge di Bilancio erano affidate alcune risoluzioni che dovevano avere un ulteriore approfondimento al Senato. Ci riferiamo tra gli altri, agli emendamenti sul precariato del comparto Afam e a quelli relativi al precariato degli Enti di Ricerca come l’Istat e l’Iss. Su questi temi era stata trovata una convergenza politica, ma il governo ha posto un veto, rinviando le decisioni al dopo referendum.
Ora, nella medesima incertezza si trovano le proposte emendative sulla Scuola con la conseguenza che verrebbero a mancare: circa 5.500 posti di personale ATA, il ripristino di 2.020 posti di organico ATA, la possibilità di potere chiamare i supplenti in sostituzione degli assenti; l'istituzione dell’organico funzionale per ATA, infanzia e educatori; la stabilizzazione di 30 mila posti di sostegno; lo stanziamento di fondi aggiuntivi per il salario accessorio, riutilizzo della Ria dirigenti, riordino delle reggenze. In assenza di questi interventi aumenterebbero le disfunzionalità causate dalla discontinuità del lavoro didattico e organizzativo aumentate anche per effetto dei provvedimenti applicativi sulla Buona scuola.
Un’approvazione lampo della Legge di Bilancio non consentirebbe di modificare la norma che prevede un finanziamento ad hoc per i “migliori dipartimenti universitari” in una situazione in cui invece è tutto il sistema universitario ad essere sottofinanziato, con alcuni Atenei addirittura sull’orlo della chiusura. E con una drastica e drammatica riduzione dell’offerta formativa.
Così come le norme legate alla logica esasperata della premialità e della meritocrazia in tema di borse studentesche andrebbero riviste.
Lo stesso finanziamento allo Human Tecnopole, con la creazione di un’apposita Fondazione, ha bisogno di interventi correttivi e di un dibattito approfondito trattandosi di cosa di non poco rilievo come messo in luce anche dalla accesa discussione avvenuta sui mezzi di comunicazione.
Per gli Enti pubblici di Ricerca vigilati dal MIUR è inadeguato il previsto incremento di finanziamento del FOE, con l’assurda situazione che per gli Enti non vigilati dal MIUR non è previsto alcun incremento. Inoltre per gli Enti pubblici di Ricerca manca il finanziamento per un piano nazionale di assunzioni e stabilizzazioni
Il recente accordo tra la Ministra Madia e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL in tema di rinnovo del contratto collettivo nazionale per i 4 comparti pubblici ha bisogno di correttivi al testo così come uscito dalla Camera dei Deputati per renderlo pienamente esigibile.
Crediamo che il Parlamento, proprio in ossequio ai risultati netti usciti dalle urne domenica scorsa debba far valere le proprie prerogative istituzionali e con esse la propria rilevanza politica. Il rifiuto delle modifiche costituzionali avanzate dal governo Renzi sono anche una chiara bocciatura dell’idea che occorra rafforzare il potere esecutivo sottraendo alle assemblee elettive capacità decisionale.
E’ quindi necessario che a partire dalla legge di bilancio sia consentito un normale dibattito nelle commissioni e in aula al Senato, che si faccia chiarezza sulle prospettive aperte per dare finalmente risposte sui rinnovi contrattuali e le stabilizzazioni dei precari, per ridare in poche parole fiducia al Paese.