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Collegato al lavoro: un disegno di legge contro il lavoro e contro l’istruzione

Una miniriforma dell’istruzione secondaria e terziaria a esclusivo vantaggio del sistema delle imprese.

09/10/2024
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Dal 1° ottobre 2024 è all’esame della Camera dei deputati il disegno di legge AC 1532-bis-A “Disposizioni in materia di lavoro”, più noto come “Collegato Lavoro”. Si tratta di un provvedimento che ha visto nelle scorse settimane una rapida accelerazione con l’approdo, lo scorso 23 settembre, all’esame dell’ Assemblea e che, nel complesso, rappresenta una misura normativa non per il lavoro ma contro il lavoro, perché lo precarizza ancora di più.

Ciò che qui conta però, è che il cosiddetto “collegato al lavoro” all’art. 18 introduce, di soppiatto, una pericolosa novità che ne testimonia la gravità e l’attacco anche sul fronte dell’istruzione e della formazione intervenendo, a gamba tesa, sul contratto di apprendistato per introdurre un “contratto unico di apprendistato duale” andando a sostituire il comma 9 all’articolo 43 del decreto legislativo n. 81 del 2015.

Il d. lgs. n. 81 del 15 giugno 2015 non solo aveva confermato l’abbassamento di un anno dell’età di accesso all’apprendistato ma, soprattutto, aveva trasferito al Ministero del Lavoro le relative competenze sottraendole, di fatto, al Ministero dell’istruzione nonostante il target di riferimento dei percorsi formativi in apprendistato duale coinvolga anche studentesse e studenti ancora in età di obbligo di istruzione.

Ricordiamo, inoltre, che l'apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani che si articola nelle seguenti tipologie:

  1. apprendistato per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale, del diploma di istruzione secondaria superiore e del certificato di specializzazione tecnica superiore;
  2. apprendistato professionalizzante;
  3. apprendistato di alta formazione e ricerca per il conseguimento di titoli di studio universitari e della alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, nonché per il praticantato per l'accesso alle professioni ordinistiche

Il DDL in discussione alla Camera introduce ora la possibilità di trasformare previo aggiornamento del piano formativo individuale, l’apprendistato di primo livello, non solo in apprendistato professionalizzante (come a legislazione vigente) ma, anche, in apprendistato di alta formazione e di ricerca previo conseguimento del relativo titolo di studio di accesso. In questo modo si crea un canale unico di formazione in apprendistato che consentirebbe, paradossalmente, di prolungare il contratto di lavoro in apprendistato fino al termine degli studi universitari e anche oltre, considerando l’eventualità del dottorato di ricerca.

Tirando le conclusioni, con “l’innovazione” prevista all’art. 18 del Collegato al lavoro in discussione alla Camera, si aggira ogni possibile confronto con i livelli istituzionali di riferimento (MIM e MUR) e, di fatto, si inaugura un unico e intero canale di istruzione e formazione in grado di garantire il conseguimento di titoli di studio validi fino al livello universitario indipendentemente da qualsivoglia coinvolgimento e controllo da parte dei soggetti rappresentativi del sistema educativo, universitario e di alta formazione. In questo modo si condannano le ragazze e ragazzi impegnato in questi percorsi ad acquisire abilità solo contingenti e troppo limitate culturalmente nell’intento di soddisfare i bisogni formativi momentanei del sistema produttivo e dell’impresa privata che gode anche di incentivi economici, vantaggi retributivi e sgravi contributivi.

A questo punto, si può solo affermare che, con il consueto fervore ideologico, questo governo sta provando a cambiare, anche con questo provvedimento, gli ordinamenti del nostro intero sistema formativo ignorando sistematicamente qualsiasi coinvolgimento degli organismi di rappresentanza, evitando metodicamente il confronto con le organizzazioni sindacali nell’ intento politico e culturale di subordinare le finalità educative e i relativi processi di insegnamento/apprendimento ai bisogni formativi contingenti provenienti esclusivamente dal sistema produttivo favorendo, sempre più, l’intervento dei privati tutto teso ad occupare spazi educativi e formativi che devono, invece, restare saldamente sotto il controllo diretto dello Stato.

Anche per questo motivo, dunque, la FLC CGIL ha proclamato lo stato di agitazione.