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Diritti delle donne/pari opportunità: più impegno a favore delle donne in carriera

Occorre anche agire nel campo dell'Istruzione fin dalla prima età, «eliminando le immagini stereotipate dai programmi scolastici e dai libri di testo, sensibilizzando insegnanti e studenti e incoraggiando i ragazzi e le ragazze a seguire percorsi educativi non tradizionali».

02/10/2007
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Appoggiare le carriere delle donne, colmare il divario salariale uomo-donna, introdurre uno statuto specifico dei coniugi che partecipano a attività autonome e promuovere il lavoro a tempo pieno. E' quanto chiede il Parlamento invitando a proteggere la maternità e a lottare contro gli stereotipi. Sollecita poi attenzione per le immigrate, sottolineando l'importanza di garantire che siano consapevoli dei valori e delle leggi europee e delle convenzioni sociali in materia di parità di genere.

Il Parlamento accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti ad intensificare le sue azioni di promozione della parità tra donne e uomini ma sottolinea che sono necessari ulteriori sforzi e ulteriori misure «per superare schemi decisionali e operativi obsoleti, specialmente in campo amministrativo» e per migliorare l'integrazione della dimensione di genere in tutti gli ambiti politici. Invita inoltre la Commissione ad effettuare uno studio sull'applicazione negli Stati membri della legislazione comunitaria nel campo delle pari opportunità e a prendere misure adeguate in caso di mancata trasposizione o di infrazione.

I deputati insistono poi sulla necessità di « appoggiare le donne nella loro carriera professionale». In proposito, rilevano l'importanza della conciliazione tra vita lavorativa, vita privata e vita familiare, che «costituisce uno degli elementi chiave ai fini dell’aumento occupazionale e della riduzione dell’onere dell’invecchiamento demografico». Chiedono alla Commissione di concentrarsi specificamente sulle barriere che dissuadono le donne dall’accedere a lavori di alto livello, al fine di valutare la dimensione strutturale di tale fenomeno. Occorre anche affrontare il «grave deficit democratico» connesso con gli ostacoli alla partecipazione delle donne alla politica e alla loro presenza nei quadri superiori della pubblica amministrazione.

Osservando che il divario salariale di genere registra una media del 15% nell'UE e del 30% in alcuni paesi europei, il Parlamento esorta la Commissione e gli Stati membri a «adottare misure rigorose intese a ridurre il divario retributivo di genere». Ciò, a suo parere, dimostra che non vi è stato alcun progresso reale nell'applicazione del principio della parità di retribuzione per lavoro di pari valore, introdotto 30 anni fa dalla direttiva 75/117/CEE. Ritiene inoltre che la Commissione dovrebbe sviluppare l'analisi e l'integrazione della dimensione di genere in relazione all'impatto delle riforme pensionistiche sulla vita delle donne nell'UE, «al fine di individualizzare i diritti pensionistici, i regimi di sicurezza sociale nonché i regimi fiscali».

Ribadisce inoltre la richiesta di definire uno status giuridico specifico dei coniugi partecipanti a un'attività autonoma, affinché non siano più lavoratori non riconosciuti e vengano affiliati ai regimi di previdenza sociale che li copra in caso di malattia, invalidità, infortuni e vecchiaia. E' anche essenziale migliorare la qualità della vita delle donne che vivono nelle zone rurali, garantendo loro servizi di formazione e istruzione e infrastrutture a sostegno alla famiglia e all'infanzia.

I deputati, notano poi che il 32,3% delle donne nell'UE lavora a tempo parziale rispetto ad appena il 7,4% degli uomini. Esortano quindi gli Stati membri e le parti sociali a far sì che tutte le donne che desiderano lavorare a tempo pieno possano vedersi offrire impieghi corrispondenti invece che lavori a tempo parziale «spesso precari e insicuri». D'altra parte, incoraggiano la Commissione a presentare nel 2008 una comunicazione che proponga ulteriori misure da adottare a tutti i livelli al fine di introdurre, entro il 2010, un'assistenza all’infanzia per il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di età inferiore a tre anni.

Inoltre, il Parlamento chiede ai governi di proporre misure specifiche atte a combattere le ineguaglianze tra donne e uomini «causate da schemi occupazionali interrotti», dovuti in particolare a congedi per maternità o per assistenza a persone a carico, e di ridurre i loro effetti negativi sulla carriera, la retribuzione e i diritti pensionistici. Sollecita quindi gli Stati membri a mutualizzare i costi delle indennità di maternità e di congedo parentale per assicurare che le donne «non rappresentino più una fonte di manodopera più costosa rispetto agli uomini».

Il Parlamento sottolinea anche la necessità di prevedere azioni formative durante il congedo parentale per poter far fronte all’evoluzione delle esigenze professionali ed esorta la Commissione e gli Stati membri a adottare misure intese a promuovere sia il congedo parentale per gli uomini che il congedo di paternità. I governi dovrebbero inoltre lottare, insieme con le parti sociali, contro le discriminazioni di cui sono vittime le donne incinte nel mercato del lavoro e adottare tutte le misure necessarie al fine di assicurare un «livello elevato di protezione della maternità».

Esortando l'adozione di misure volte a prevenire le molestie sessuali e morali sul luogo di lavoro e a intervenire qualora si verifichino, il Parlamento raccomanda la definizione di misure di sensibilizzazione a livello europeo per una tolleranza zero nei confronti di insulti sessisti e di rappresentazioni degradanti della donna nei media e nelle comunicazioni commerciali. I deputati, insistendo infatti sulla necessità di avviare politiche volte a lottare contro gli stereotipi di genere, chiedono alla Commissione di incoraggiare i mezzi d'informazione a promuovere l'uguaglianza di genere e a evitare di dare un'immagine stereotipata delle donne e degli uomini. Occorre anche agire nel campo dell'istruzione fin dalla prima età, «eliminandoli dai programmi scolastici e dai libri di testo, sensibilizzando insegnanti e studenti e incoraggiando i ragazzi e le ragazze a seguire percorsi educativi non tradizionali».

Il Parlamento chiede poi che venga prestata attenzione specifica alla situazione delle donne appartenenti a minoranze etniche e delle donne immigrate, «poiché la loro emarginazione è rafforzata dalla discriminazione multipla al di fuori e all’interno delle loro proprie comunità». Raccomanda quindi l'adozione di piani d'azione integrati nazionali che consentano di affrontare in modo efficace la discriminazione multipla e sottolinea l'importanza di assicurare che gli immigrati in arrivo nell'Unione europea «siano consapevoli dei valori e delle leggi vigenti, nonché delle convenzioni sociali» in materia di parità di genere nel paese ospitante, per «evitare situazioni di discriminazione imputabili alla mancanza di consapevolezza culturale».

Infine, i deputati sollecitano la Commissione a concentrarsi su strumenti e meccanismi atti a prevenire lo sfruttamento dei lavoratori migranti, inclusi il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti irregolari, « invece di basarsi sulla repressione». La esortano anche a cooperare con gli Stati membri per la raccolta di dati pertinenti e per l'attuazione di misure che consentano di prevenire il traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale e di lavoro forzato.

Roma, 2 ottobre 2007