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"Piano Sud" deliberato dal Consiglio dei Ministri l'11 maggio 2012

Vanno ora definiti gli accordi territoriali per governare la programmazione e il finanziamento dei progetti.

03/06/2012
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Il cosiddetto "Piano Sud" è la riprogrammazione dei fondi comunitari già avviata alla fine del 2011 con il "Piano di azione e coesione"concordato con la Commissione Europea e consente di anticipare i nuovi metodi di programmazione che saranno adottati nel bilancio europeo 2007/2014.

Utilizzando questi nuovi metodi è stato possibile definanziare interventi in forte criticità e riprogrammare e finanziare nuovi progetti rivolti, nella prima fase, a favore di: istruzione, ferrovie, riforma della formazione professionale, agenda digitale e occupazione dei lavoratori svantaggiati.

Nella seconda programmazione le risorse sono destinate all'inclusione sociale e alla crescita.
La prima fase ha mobilitato risorse per 3,7 miliardi di euro e la seconda impegna altri 2,3 miliardi di euro. Un impegno totale di 6 miliardi di euro che dovrebbero, in tempi brevi, tradursi in spesa effettiva per dare un impulso all'economia dei territori interessati.
Va comunque ricordato che la riprogrammazione interessa i fondi strutturali della quattro regioni "Convergenza" (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) per le quali il QSN (quadro strategico nazionale) prevede programmi operativi nazionali e interregionali. Si tratta perciò di somme già assegnate ma destinate a programmi in forte ritardo che dovrebbero essere riassegnate, agli stessi territori, per obiettivi ritenuti urgenti e di rapida attuazione.
Nel piano è previsto che anche le altre Regioni che non rientrano nell'obiettivo "Convergenza" (Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna) possano aderire volontariamente alla riprogrammazione dei progetti.

La riprogrammazione interviene su queste priorità:

1. Inclusione sociale (per 730 milioni)

  • Cura dell'infanzia (400 milioni ), per rafforzare i servizi di cura ai bambini fino a tre anni;
  • Assistenza domiciliare (330 milioni) per anziani non autosufficienti.

2. Interventi per i giovani (220 milioni)

  • Inclusione sociale (115 milioni) per lotta alla dispersione scolastica,per la difesa della legalità, per strutture sportive e laboratori musicali, azioni in concorso con scuole e privato sociale per progetti per la valorizzazione di beni pubblici.
  • Per la crescita (105 milioni) per avvicinare i giovani al "saper fare"(apprendistato) e per progetti di promozione dell'impiego di studenti delle Università del Sud e per valorizzazione di ricercatori italiani all'estero.

3. Competitività ed innovazione (900 milioni)

  • Interventi per creare nuove imprese, garanzia dei crediti e per investimenti innovativi.

4. Per le aree di attrazione culturale (330 milioni) per la tutele e valorizzazione di 20 poli Culturali.

5. Processo civile telematico per l'attivazione in 23 uffici giudiziari.

Come si evince dall'elenco ci sono impegni e progetti che riguardano direttamente le politiche territoriali della conoscenza e pertanto la FLC CGIL, insieme con la CGIL devono richiedere con urgenza l'attivazione dei tavoli di confronto territoriali con le associazioni imprenditoriali e le istituzioni locali.
Vanno definiti accordi territoriali tempestivi per governare la programmazione e il finanziamento dei progetti, con trasparenza e tempestività, per dare un utile contributo alle politiche locali di contrasto alla crisi economica particolarmente grave nel mezzogiorno del nostro Paese.

Nonno, cos'è il sindacato?

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