Addio a Luigi Berlinguer, di Dario Missaglia, Presidente nazionale Proteo Fare Sapere
Il ricordo di un uomo, un grande intellettuale, che fino all’ultimo si è battuto per una scuola diversa, per un sapere diverso, per una società diversa.
A tutta la comunità di Proteo resteranno le immagini di quest’uomo, Luigi Berlinguer, quasi novantenne allora (2021), che recita sulla tomba di Dante, a Ravenna, i versi ineguagliabili del XXVI Canto dell’Inferno.
Poesia, passione, musica, amore, sono un tutt’uno con questo grande intellettuale che fino all’ultimo si è battuto per una scuola diversa, per un sapere diverso, per una società diversa. Questa dimensione della persona ha sempre fatto la differenza con i tanti politici che ha incrociato nella sua lunga vita e militanza nel PCI e poi, via via, nelle tante forme che quel partito ha conosciuto. Mai vinto dalle sconfitte, mai piegato dalla crisi profonda del partito, da ultimo, mi aveva chiesto di essere parte attiva dell’offensiva culturale di Proteo contro questo governo di destra e questa politica scolastica elitaria e classista.
Noi lo ricorderemo come un grande intellettuale che è stato molto vicino a Proteo, in tante iniziative, fino alla Conferenza di programma di Ravenna. Con la sua inesauribile passione era uno dei pochi che non si era rassegnato alla crisi della cultura dell’autonomia e condivideva con noi la battaglia per riprendere e rilanciare quella cultura. Non vedeva nell’autonomia tanto un disegno istituzionale, certo necessario, ma un cambiamento profondo, persino a livello di singola persona, del modo di intendere il mestiere di insegnare: un rinnovamento profondo dei contenuti e delle modalità di insegnamento; autonomia come impegno che guarda insieme alla funzione educativa verso l’altro e alla militanza politica per cambiare la società. Protagonista dell’unica stagione di reale valorizzazione ed esperienze di cambiamento della scuola, dell’università e della ricerca, Luigi, come ministro, ha anche incrociato errori, incertezze, limiti sui quali non era mancata la sua capacità di autocritica. Era anche un riformatore convinto che non risparmiava critiche durissime ai professionisti del no e a quei nipotini di Gentile sempre pronti a criticare ogni tentativo di cambiamento. Ma nessuno, sostenitore o avversario, ha mai potuto negare una passione civile e culturale per la scuola, come mai altri ministri hanno manifestato.
Io piango anche un amico con il quale esisteva un rapporto profondo, sincero e anche spigoloso quando necessario. Luigi sapeva di questa mia sincerità e la ripagava con una fiducia senza limiti e una grande, corrisposta amicizia; amicizia lunga, dentro anni di esperienza umana e politica indimenticabili, dentro e fuori il Ministero dell’istruzione e sempre molto, molto vicino alla Cgil di cui esibiva, orgoglioso, la tessera dello Spi. Ho imparato molto da Luigi e da quegli anni. La sua grande lezione politica e culturale ci lascia una eredità impegnativa e un filo di speranza. Raccogliere quell’eredità sta nel nostro impegno.