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Cento anni fa moriva Giacomo Matteotti

A distanza di cento anni Giacomo Matteotti rimane una figura simbolica nella storia della democrazia italiana, un grande esempio di resistenza contro la dittatura.

10/06/2024
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Da Articolo 33

Era il 10 giugno 1924. Il giorno in cui Giacomo Matteotti, allora segretario del Partito Socialista Unitario, avrebbe dovuto denunciare in Parlamento la corruzione del governo Mussolini per una vicenda di tangenti per la concessione di estrazione del petrolio alla compagnia americana Sinclair Oil.

«Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai». Questa, secondo le ricostruzioni degli storici, è la frase che pronunciò quel pomeriggio sul lungotevere romano, pochi attimi prima di morire per mano di una squadra fascista. Il suo corpo fu ritrovato privo di vita solo il giorno dopo Ferragosto dello stesso anno a Riano, 20 chilometri distante dalla Capitale.

Giacomo Matteotti, avvocato di formazione, si distinse sin da giovane per il suo impegno sociale e politico. Fu eletto deputato per la prima volta nel 1919 e si impose rapidamente come una delle voci più critiche del nascente regime fascista. La sua attività parlamentare era caratterizzata da un'integrità morale e da una determinazione a difendere i diritti dei lavoratori e la democrazia.

Nel 1921, fu uno dei fondatori del Partito Socialista Unitario (PSU), di cui divenne il leader indiscusso. La sua oratoria appassionata e il suo coraggio nell'affrontare apertamente le violenze fasciste lo resero una figura di riferimento per tutti coloro che si opponevano alla deriva autoritaria dell'Italia.

Il 30 maggio 1924, Matteotti pronunciò alla Camera dei Deputati un discorso di straordinaria forza accusatoria contro le violenze e le irregolarità elettorali compiute dai fascisti.

Il discorso integrale offerto da Fondazione Matteotti

In quell’occasione capì di aver firmato la sua condanna a morte, dichiarando ai compagni di partito: «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».

Pochi giorni dopo, il brutale assassinio che scosse profondamente l'opinione pubblica italiana e internazionale. La morte di un deputato così prominente e rispettato portò a una crisi politica senza precedenti. Nonostante il tentativo del regime di minimizzare l'accaduto, l'episodio segnò l'inizio di un'ampia opposizione al fascismo. Mussolini, con un discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925, si assunse piena "responsabilità morale e politica" di quella “eliminazione”. Quella data segna l'inizio del regime dittatoriale in Italia: in quell'occasione il leader fascista ribadì davanti a tutti di essere pronto a scatenare la violenza per eliminare ogni opposizione.

A distanza di cento anni Giacomo Matteotti rimane una figura simbolica nella storia della democrazia italiana, un grande esempio di resistenza contro la dittatura. La sua vita e la sua morte ci ricordano, tuttavia, che la democrazia non è mai garantita, ma deve essere costantemente protetta e rafforzata. Mai come in questo momento storico è bene ricordarlo.