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Lavoro minorile: un dato in continua crescita

Dalla ricerca Ires-Cgil

02/11/2005
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Con l’aiuto delle televisioni e di buona parte dei giornali, si possono dire e affermare tante cose a dispetto della realtà. Si può dire che la riforma della scuola funziona bene con il gradimento di insegnanti, studenti e famiglie, mentre da tempo non si vedeva una così costante e numerosa presenza di studenti, genitori ed insegnanti, nelle piazze italiane per protestare contro una riforma dannosa ed indesiderata. Si può dire che la riforma dell’università è ottima, mentre docenti, ricercatori e studenti, occupano le facoltà e protestano davanti al Parlamento. Si può dire che le famiglie italiane stanno bene e sono sempre più ricche, mentre tutti le statistiche ci indicano un progressivo impoverimento anche del ceto medio della società italiana che fatica a raggiungere la fine del mese. Si può parlare di una realtà immaginaria in cui aumenta l’occupazione e diminuisce la dispersione scolastica. Ma è appunto una realtà immaginaria e il rapporto dell’Ires-Cgil su lavoro minorile svela in modo crudo e scientifico lo stato vero cose.

Sono ormai quasi 500 mila i minori che hanno esperienze di lavoro precoce, un dato in continua crescita che ci parla di una situazione allarmante del Paese: 350 mila minori in più rispetto al dato documentato dall’Istat nel 2000.

Ha concorso a questo incremento (per il 10%) anche la crescita della presenza di immigrati, ma le cause principali vengono individuate nell’impoverimento delle famiglie e nella scarsa considerazione che l’istruzione, il titolo di studio, hanno ai fini del successo individuale e familiare.

Molti, soprattutto nel sud dell’Italia, sono i bambini che tra gli 11 e i 14 anni abbandonano la scuola per contribuire al bilancio familiare.

Può darsi che qualche responsabilità sia da attribuire anche alla scuola per il fatto di avere difficoltà nel promuovere un’azione educativa efficace e in controtendenza con lo scadimento generale dei valori culturali ed etici dell’attuale società italiana.

E’ comunque una fatica improba se lo stato, le sue istituzioni, le persone che le rappresentano, non dimostrano con comportamenti ed atti legislativi, il rispetto della legalità, l’amore per la cultura e l’istruzione.

Serve una politica di sostegno per la scuola e l’inserimento guidato al lavoro. Un lavoro stabile e non precario che in stretta relazione con il livello di istruzione acquisito dia garanzie per il futuro.

Occorre una politica che affronti alle radici il fenomeno del disagio giovanile e all’interno di questo la piaga del lavoro minorile, costruendo, con il concorso di istituzioni, associazioni e parti sociali, gli strumenti di monitoraggio, controllo ed intervento per far uscire l’Italia da una situazione socialmente indegna, seconda, in Europa, alla sola Germania.

Questo è quello che noi pensiamo di una realtà che vediamo, che ogni persona può toccare con mano, e che noi documentiamo.

Roma, 2 novembre 2005

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