Scuola: 100 giorni pericolosi
Riportiamo integralmente, così come l'abbiamo letto, su "IL POPOLO " di mercoledì 26.09.2001
di Giovanni Manzini
Riportiamo integralmente, così come l'abbiamo letto, su " IL POPOLO " di mercoledì 26.09.2001
Fra le tante spettacolari promesse dei governo Berlusconi il maggiore battage pubblicitario é stata senza dubbio sui tanto decantati "100 giorni".
"Nei primi 100 giorni - ha ripetuto più volte il Presidente del Consiglio cambieremo faccia all'Italia". Ora 100 giorni sono trascorsi ed e giusto verificare che cosa è successo. Sarebbe presunzione da parte mia esprimere un giudizio complessivo su ciò che è stato fatto in settori delicati e complessi come la politica estera, quella interna a quella economica. Mi limito pertanto a delle impressioni, quelle di un semplice cittadino che avverte una gran confusione.
Le incerte e spesso contraddittorie posizioni del presidente Berlusconi in politica estera (fortunatamente sempre corrette dai ministri Ruggero e Martino a proposito dei terribili avvenimenti di New York), la penosa difesa del governo sui fatti di Genova, la ridicola bugia del buco sui conti del bilancio, il tentativo di occultare il referendum sul federalismo per non litigare con Bossi, l'attacco proditorio alla solidarietà cooperativa, il tira e molla sulle pensioni, le preoccupanti dichiarazioni sulla sanità, le gravi e pericolose proposte sui lavori pubblici sono tutti segnali che stanno sì cambiando il volto dell'Italia, ma in peggio. Persino sul terribile problema del terrorismo Berlusconi era partito con il piede sbagliato, quello della guerra, e solo la saggezza del Parlamento, il senso di responsabilità della opposizione e l'avvedutezza del ministro Ruggero hanno riportato la questione sui binari giusti. Ma non è di questo che voglio parlare. Mi interessa. invece, tentare un sintetico bilancia di un settore, quello della scuola, che in questi primi 100 giorni, grazie alla straordinaria abilità mediatica del ministro Moratti, sta facendo una buona impressione presso la opinione pubblica. Ma vediamo in sintesi che cosa è successo.
Primo. Il blocco del piano di avvio della riforma dei cicli. Il ministro ha fermato un processo già avviato creando non solo notevole confusione fra gli operatori scolastici che già avevano predisposto i loro piani di attuazione della legge ma ha anche privato un milione di bambini, quelli dl prima e seconda di base, di indubbi vantaggi quali ad esempio, l'introduzione dello studia delle lingue europee fin dall'inizio, il nuovo approccio ai processi informatici, l'introduzione della musica. Per di più, con il blocco della fase sperimentale prevista per la scuola dell'infanzia e per la superiore, la scuola si vede privata di una straordinaria opportunità. Il ministro ha motivato il blocco con la necessità di approfondire il problema coinvolgendo tutta la scuola. La risposta è stata una commissione di una decina di persone. I governi di centro sinistra avevano coinvolto migliaia di scuole e 300 esperti.
Secondo. Avvio dell'anno scolastico. Giornali e televisioni hanno parlato per settimane di un miracolo: l'avvio dell'anno scolastica con tutti gli insegnanti in cattedra grazie all'immissione in ruolo di 60 mila nuovi docenti. Non abbiamo ancora i dati ufficiali, ma, stando alle preoccupazioni dei sindacati, sembra che le cose non stiano proprio così non solo sul versante degli insegnanti di sostegno ma anche sulle assegnazioni delle supplenze annuali e persino sulle immissioni a ruolo. Ma ciò che più sconcerta è che nessuno ha avuto la correttezza di spiegare ai cittadini che ciò è stato possibile solo perché il precedente governo non solo aveva previsto nella finanziaria dello scorso anno 35 mila nuovi posti in organico da aggiungere ai 25 mila derivanti dal normale tourn over di ogni anno, ma aveva anche portato a termine due giganteschi concorsi, uno per i precari e uno per i neolaureati. Mi pare che questa operazione. della qualienoi ovviamente siamo ben lieti, rientri, per come è stata presentata al paese, nel reato di appropriazione indebita. Il ministro, infatti, non ha fatto altro che portare doverosamente a termine ciò che i suoi predecessori avevano già reso operativo. Anzi, con i tempi troppo ristretti previsti dal decreto, si rischia di andare incontro a molte migliaia di ricorsi.
Terzo. Contenuti. Il Ministro ha ripetuto più volte che intende coniugare efficienza e solidarietà.
Siamo tutti d'accordo. Ma ci chiediamo come questo possa realizzarsi quando si antepone, come più volte ribadito, il concetto di selezione a quello di diritto al successo formativo, quando si ipotizza un doppio canale che prevede di mandare all'apprendistato i ragazzi già a 14 anni, quando si ipotizza una scuola superiore di soli 4 anni, quando si tende a separare la scuola dalla formazione professionale facendo così sorgere il dubbio che si voglia delegare quest'ultima unicamente al mondo della produzione, quando si sente parlare di un federalismo che distruggerebbe il sistema nazionale d'istruzione affidando ai singoli assessori regionali non solo la gestione del personale e delle strutture ma anche parte consistente dei curricoli, quando si ipotizza un liceo di 4 anni, ma soprattutto quando si disegna una scuola sulle esigenze dello sviluppo e del mercato e non sulle domande di senso ai giovani.
In questi 100 giorni un garbato ma duro piglio aziendalistico ha fatto intravedere una scuola che non ci piace e che ci preoccupa.
Quarto. Riordino dell'amministrazione. Su questo tema nè il Parlamento nè le forze sociali sono state informate delle intenzioni del Governo. Abbiamo saputo dalla stampa della sostituzione dei vertici dell'amministrazione centrale e registriamo voci su imminenti cambiamenti anche sui direttori regionali.
Quindi. in linea col ministro della funzione pubblica Frattini, è ipotizzabile che anche a Viale Trastevere si attui un radicale spoil system, cioè una sostituzione su larga scala dei dirigenti nominati dai precedenti Governi per sostituirli con propri uomini di fiducia. Anche qui sull'esempio dell'America.
Quinto. Parità scolastica. E' il tema più sconcertante.
Dopo aver ribadito quasi quotidianamente che realizzerà la piena parità anche economica attraverso il buono scuola, il governo, in silenzio e di soppiatto nell'assestamento di bilancio di questi giorni, ha scippato 188 miliardi per il 2001 e 100 per i prossimi anni alle scuole materne non statali. Di fronte a una operazione del genere è legittimo pensare solo due cose: o al governo le scuole non statali sono servite per fare propaganda (vedi meeting di Rimini) ma non interessano più di tanto oppure la confusione politica nella gestione della cosa pubblica è totale. In ambedue i casi siamo di fronte ad una situazione grottesca.
lo credo che bastino queste cinque questioni per dire che il bilancio della scuola dei primi 100 giorni è non solo negativo ma anche molto preoccupante. Il ministro quasi quotidianamente parla agli italiani e ci delizia con la sua grazia e il suo savoir faire ma questo non basta a governare bene la scuola. Per disfare e sostituire il sistema formativo messo in campo dal centro sinistra negli ultimi anni occorre non solo più cultura di governo della scuola ma anche idee chiare e proposte concrete. Il confronto è aperto e sarà duro. Questo primo round ha suscitato acritici consensi sui mezzi di informazione (sarebbe interessante approfondire perché) ma ha anche creato forti preoccupazioni nella scuola. I prossimi rounds faranno emergere tutte le contraddizioni.
Giovanni Manzini
Roma, 26 settembre 2001