Soldi alle famiglie che scelgono la privata: intervistato Enrico Panini
Pubblichiamo l'intervista ad Enrico Panini apparsa oggi sul quotidiano "La Stampa"
Pubblichiamo l'intervista ad Enrico Panini apparsa oggi sul quotidiano "La Stampa"
Roma, 3 settembre 2003
Istituti pubblici abbandonati
Intervista ad Enrico Panini
"E' un provvedimento iniquo, fortemente discriminatorio, incredibile": il segretario generale della Cgil scuola Enrico Panini boccia così il decreto, firmato ieri dai ministri dell'Istruzione-Università-Ricerca Letizia Moratti e dell'Economia-Finanze Giulio Tremonti che destina 30 milioni per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005 a favore delle famiglie che iscrivono i figli presso scuole private.
Perche un "no" così drastico?
"E' evidente che al governo interessa solo aiutare la scuola privata, ignorando completamente le drammatiche condizioni della scuola pubblica. Da oggi i ragazzi italiani sono meno uguali di ieri".
E' dunque così grave la discriminazione conseguente al decreto?
"Non c'è dubbio. L'attuazione della finanziaria 2003, per quanto riguarda il collegamento con la firma del decreto sul sostegno della frequenza nella scuola privata, rappresenta un'ulteriore tappa nella direzione di privatizzare l'istruzione. Al governo non interessa sostenere lo studio dei ragazzi, qualunque sia la scuola che essi frequentano, ma aiutare la scuola privata, mentre alla scuola pubblica continua a riservare solo tagli e disinteresse".
A suo avviso, si è imboccata una strada del tutto sbagliata?
"Certamente. Si è deciso di fare tutto il contrario di quello che era assolutamente necessario ma anche giusto. L'istruzione è un bene collettivo e non è ammissibile che, invece di scegliere di sostenere in generale la frequenza scolastica, si è optato per il sostegno della frequenza nella sola scuola privata. Mentre aumentano vertiginosamente i costi nella scuola pubblica (libri di testo, trasporti, ecc.) si dispone un intervento limitato a favore delle famiglie che mandano i ragazzi negli istituti privati; un intervento che si aggiunge ai bonus-scuola già introdotti con tante leggi regionali a beneficio di quanti vengono avviati alle scuole private. Ciò conferma, purtroppo, che non si è tenuto in nessun conto il grido di allarme lanciato dagli insegnanti pubblici sul progressivo degrado della scuola, sulla permanente latitanza del governo, sulla preoccupante mancanza delle risorse indispensabili".
Dopo le prime reazioni negative a caldo, la Cgil-Scuola si propone di prendere qualche iniziativa concreta per contrastare le decisioni dell'esecutivo?
"Non appena sarà reso noto, esamineremo attentamente il testo del decreto. Poi, se ci saranno gli estremi da valutare con i nostri legali, ricorreremo al Tar e alla Corte Costituzionale sulla base dell'assurda discriminazione. Né, d'altra parte, si può trascurare lo scenario sconcertante in cui si inserisce il decreto".
Lei si riferisce alla riforma?
"La scuola è nel caos, la riforma di fatto è bloccata. Entro la metà di luglio il governo avrebbe dovuto varare il piano finanziario e non lo ha fatto. Tanto meno si è concretizzato l'impegno del premier Berlusconi per un investimento dai 15 ai 19 mila miliardi di vecchie lire in 5 anni per rilanciare la scuola pubblica. E' stato varato solo un decreto che destina risorse già di competenza delle singole scuole: si tratta di un auto-finanziamento, non c'è una lira più. E questo è inaccettabile".