Soldi alle scuole? Profondo rosso......
Abbiamo deciso di pubblicare le lettera che segue, chiara, puntuale e documentata, perché affronta un argomento molto importante per la vita delle scuole e sul quale in più occasioni siamo già intervenuti
Riceviamo e pubblichiamo
Abbiamo deciso di pubblicare le lettera che segue, chiara, puntuale e documentata, perché affronta un argomento molto importante per la vita delle scuole e sul quale in più occasioni siamo già intervenuti.
Il problema è che le istituzioni scolastiche non ricevono le risorse che spettano loro sulla base degli attuali parametri.
Anche negli anni scorsi si era posto questo problema, nella lettera è detto con precisione, e siamo dovuti intervenire per sollecitare ciò che costituisce un diritto elementare: la certezza delle risorse in ogni scuola e la tempestività degli accrediti.
Su questo avevamo definito impegni importanti (..) con l’Intesa del 15 dicembre 2000, sottoscritta fra il Governo Amato ed i sindacati scuola confederali.
Con la fine del 2001, e l’inizio del 2002, le denunce relative al ridursi della liquidità a causa dei mancati accrediti da parte dell'amministrazione sono aumentate in modo considerevole.
Situazione peggiorata, nonostante la proclamata assunzione di impegni sull’efficienza fatta dal Governo; compensi ordinariamente erogati con forti ritardi; aumento di situazioni inaccettabili: pagamenti tardivi delle prestazioni ormai diventati una prassi, incertezza nella programmazione delle attività.
Particolarmente insistenti le denunce degli istituti professionali, consistenti le segnalazioni per le scuole degli altri ordini e gradi.
Netta la denuncia del Coordinamento unitario dei Dirigenti scolastici confederali.
Questa situazione è inaccettabile e riconfermiamo le ragioni del nostro impegno per far sì che le scuole abbiano le risorse economiche che spettano loro in tempi certi.
Tutto ciò è contro:
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l’autonomia delle scuole, che non può che essere anche autonomia nell’uso delle risorse (avendole accreditate!!);
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il diritto dei lavoratori al rapido pagamento delle prestazioni;
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la qualità dell’offerta formativa.
Questo tema, ricorderanno i nostri navigatori, è fra quelli sui quali abbiamo incentrato la Campagna nazionale “I diritti non vanno in ferie”.
Continueremo con le altre Organizzazioni sindacali nel nostro impegno, ma la lettura di questa lettera ci suggerisce un altro terreno di iniziativa: le scuole autonome, ora risorsa della Costituzione, facciano conoscere la loro situazione e denuncino il problema.
Crediamo sia necessario favorire un’iniziativa di tutte le scuole autonome in questa direzione perchè ormai la situazione è paradossale.
Torneremo sull'argomento.
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Alla Cgil Scuola
sede nazionale
Tra i molti dubbi e le poche e preoccupanti certezze dell’ormai prossima “ripresa” scolastica, c’è un aspetto che forse appare evidente solo a coloro che – come me – devono occuparsi del funzionamento di una scuola dal punto di vista amministrativo e contabile.
Non si tratta però di storie di ordinaria burocrazia e disorganizzazione (anche di queste ce ne sarebbero…), ma di una realtà che può incidere pesantemente sul funzionamento delle scuole stesse.
Vi racconto la mia esperienza:
Lavoro in una scuola relativamente fortunata. Si tratta di un ITIS di medie dimensioni (circa 650 alunni).
Le strutture sono soddisfacenti, grazie soprattutto all’apporto degli Enti locali (siamo in Emilia…), così pure la dotazione di attrezzature, l’offerta formativa riscontra il gradimento del territorio, la scuola ha una buona immagine ed è da anni in costante crescita.
Anche dal punto di vista finanziario la situazione è solida. Grazie ad un’oculata gestione nel corso degli anni, si è arrivati ad avere – per esempio - alla fine del 2001 un fondo cassa di circa 309 milioni di vecchie lire, o se preferite 160.000 euro.
Forse non tutti sanno che da alcuni anni le scuole sono obbligate a tenere una contabilità distinta dei propri fondi, separando le risorse provenienti dallo Stato da quelle che si procurano autonomamente.
La disposizione aveva – credo – uno scopo: quello di equilibrare la situazione fra le varie scuole, garantendo a tutti la necessaria liquidità, oltre ad un contenimento della spesa (quella statale infatti, con alcuni correttivi che sarebbe lungo spiegare, faceva riferimento nel 2001 ai pagamenti del 1999 aumentati del 6%).
Una procedura che quasi tutti i DSGA credo abbiano più volte maledetto per la sua macchinosità, ma che nel caso specifico si rivela utile per capire, ad esempio, che dei famosi 309 milioni solo 70 erano di provenienza statale, più che altro fondi per compensi accessori al personale non erogati perché comunicati tardivamente, e quindi ridestinati allo stesso fine per l’anno dopo, e risparmi per le supplenze.
Gli altri 235 milioni erano fondi propri della scuola, derivanti dai contributi richiesti alle famiglie, che sono abbastanza alti .La scuola inoltre ha sempre cercato di mettere a frutto le sue risorse concedendo ad esempio in uso locali e laboratori a vari Enti e riscuotendone somme non irrilevanti, ed ha richiesto ed ottenuto contributi per i propri progetti da vari Enti pubblici e privati..
Una scuola, insomma, viva e attiva, che ha fra l’altro fin dall’inizio sperimentato l’autonomia nei suoi aspetti migliori.
I meccanismi di erogazione dei fondi da parte dello Stato sono sempre stati piuttosto lenti, per cui in più occasioni è capitato di anticipare con fondi della scuola il pagamento delle spese, comprese quelle di spettanza statale, sapendo che poi le somme sarebbero arrivate. Magari gli accrediti arrivavano in modo un po’ disordinato ma comunque utile a far fronte alle necessità.
Nel complesso la scuola, in tutte le sue componenti, era abituata – nel predisporre progetti e programmi – a ragionare in termini di qualità, sapendo che le risorse finanziarie, pur limitate, non ponevano limiti troppo gravosi.
Nel corso del 2002, l’attività si è svolta come al solito.
Abbiamo corrisposto gli stipendi al personale supplente (circa 30.000 euro…le gravidanze, si sa, non seguono logiche di bilancio..), e ci siamo fatti sempre un punto d’onore, come ufficio di segreteria, di farlo con tempestività.
A luglio gli esami di Stato hanno visto impegnate 7 commissioni per una spesa di circa 23.000 euro che abbiamo puntualmente corrisposto.
In agosto è arrivato il momento di corrispondere al personale docente e ATA i compensi accessori: funzioni obiettivo e aggiuntive, fondo di Istituto, ore eccedenti, corsi di recupero….una somma più o meno attorno ai 170.000 euro.
La contrattazione di scuola si era svolta regolarmente, le cifre stabilite, le valutazioni fatte…tutto a posto, insomma.
A questo punto, però, ci siamo accorti di un problema: il nostro florido conto bancario era ormai immiserito, se avessimo pagato tutto ci saremmo ritrovati – come si dice - "in rosso".
Cosa è accaduto?
Semplicemente che lo Stato nel corso del 2002 non ci ha erogato una lira di quanto dovuto.
Abbiamo ricevuto a maggio il saldo di alcuni residui riguardanti attività già svolte (e anche pagate) nell’anno precedente…poi, più niente…
Il mio punto di riferimento, nelle scelte da compiere sul lavoro, soprattutto nei rapporti con il personale, è sempre stato quello che debbano essere garantiti i diritti, per cui la decisione che ho preso in questo caso è stata di corrispondere ai dipendenti quanto dovuto.
Un’ora di fondo di istituto per un docente vale 28.000 lire lorde, per un ATA 20.000, mi pare che questo sia già abbastanza deprimente senza sottoporre le persone ad attese inaccettabili.
Non ho ancora versato i contributi fiscali e previdenziali, ma dovrò farlo a breve, visto che questi hanno scadenze precise.
Il provveditorato, interpellato, ha promesso per i prossimi giorni un acconto sulle spese di funzionamento.
Per i fondi riguardanti il personale, invece, non si sa niente.
A questo punto mi trovo nella sgradevole situazione di dover segnalare al Dirigente, e anche ai docenti che si ritroveranno il 2 settembre per programmare le attività, che alcune spese da tempo decise, come il rinnovo di alcune attrezzature o acquisti riguardanti i progetti in corso dovranno essere procrastinate.
Non vorrei trovarmi ad ottobre o a novembre a scegliere fra poter pagare i supplenti e le bollette del telefono o la carta per le fotocopie….
Ed è proprio questo, a dire il vero, l’aspetto che più mi preoccupa.
Se le cose non cambiano ci troveremo a veder contrapposta l’esigenza del personale di vedersi garantito almeno quanto dovuto e le esigenze dell’attività didattica, e quindi degli studenti e delle famiglie.
Sbaglierò, ma questa logica non mi giunge nuova. Ricordate i discorsi di esordio del ministro Moratti?….
Non so se questa situazione riguardi soltanto la mia scuola, ma veramente non credo.
A questo punto, cari compagni, mi chiedo e vi chiedo se non pensiate anche voi che di tutto ciò il sindacato debba urgentemente occuparsi.
Lettera firmata
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“ (…) Per quanto riguarda il sistema di monitoraggio dei flussi di cassa ed ad alcuni effetti negativi sulle retribuzioni del personale il Governo s’impegna a sottoporre a verifica immediata le procedure esecutive del monitoraggio, tenendo conto dell’intervenuta autonomia delle istituzioni scolastiche, evitando pregiudizi sulla tempestiva corresponsione delle retribuzioni del personale. “ (dall'Intesa 15 dicembre 2000)