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Speciale da Rimini: La scuola vista da Cofferati.

Molto spazio è stato riservato da Sergio Cofferati ai temi dell'istruzione e della formazione nel suo intervento introduttivo ai lavori del Congresso della CGIL a Rimini. Ci sembra utile riportarne integralmente alcuni stralci.

07/02/2002
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Molto spazio è stato riservato da Sergio Cofferati ai temi dell'istruzione e della formazione nel suo intervento introduttivo ai lavori del Congresso della CGIL a Rimini. Ci sembra utile riportarne integralmente alcuni stralci.

A proposito della riforma dei cicli:
".. Non meno netta è stata la scelta del centro destra di mettere subito in discussione alcune funzioni primarie dello Stato laico. Grave è la decisione di bloccare, come primo atto concreto ed insieme simbolico, la riforma dei cicli scolastici per sostituirla poi con una somma di provvedimenti destinati a riportare indietro l'orologio della storia, nel goffo tentativo di modellare la scuola sull'impresa, prendendo a riferimento un'impresa che, tra l'altro, non c'è più perchè nel frattempo si è trasformata ed innovata.

Quella decisione va interpretata per quello che rappresenta in concreto, cioè un attacco alla scuola pubblica, reso ancora più esplicito dall'uso del buono scolastico fatto dai governatori del centro destra, non già per consentire la realizzazione di un paritario diritto allo studio ma per dare impulso alla domanda d'istruzione privata, per dare ulteriori possibilità ai più abbienti ed aggirare così i vincoli costituzionali.."

A proposito delle deleghe:
"... Sono contemporaneamente state depositate quattro deleghe su materie che cambiano gli assetti economici e sociali del paese. Una riguarda la Scuola: dopo aver sostenuto che avrebbero cercato il massimo consenso sulle loro proposte si sono rifugiati in fretta, alle prime difficoltà, nella più protettiva delega ..."

A proposito del valore della formazione e dell'istruzione:
" ... Bisogna orientare l'uso delle nuove tecnologie e dei nuovi linguaggi e la crescente importanza della conoscenza nei processi produttivi verso obiettivi positivi, di superamento delle diseguaglianze, di abbattimento degli arbitri.

Lo stesso uso Taylorista delle tecnologie va contrastato perchè frammenta il lavoro e limita un'adeguato sviluppo economico. Mentre da un corretto utilizzo e da un uniforme accesso a linguaggi e tecnologie può venire un importantissimo contributo a sviluppare la qualità del lavoro, a ridurne la gravosità e la ripetitività, ad assicurarne la sicurezza fin dalla fase primaria della sua progettazione, contribuendo a risolvere una delle piaghe più dolorose ed incivili della nostra società.

L'economia del sapere, a partire dalle sue integrazioni nella rete deve saper valorizzare le risorse umane ed accrescere la qualità delle prestazioni, per questo deve essere sostenuta da un percorso di apprendimento continuo fatto di luoghi, risorse politiche formative in grado di assicurare l'esercizio di un nuovo fondamentale diritto nel lavoro ..."

Roma, 7 febbraio 2002