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Spoil system all'italiana: così si fa al Miur (2)

Non c’è pace sotto gli alti soffitti di viale Trastevere. E non è un caso se su tutte le stanze i nomi di vecchi e nuovi inquilini sono scritti su malcerti foglietti di carta

16/10/2002
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Ma cos'è lo Spoil system? Siamo andati a controllare sul dizionario di lingua inglese (Edizione il Nuovo Ragazzini) il vero significato di questa espressione, nuova per la politica italiana.
Il significato che viene dato è il seguente: " Il sistema di distribuire cariche ai seguaci del partito vincente" .
Questa espressione la troviamo sotto la parola "Spoil" il cui significato, leggiamo sempre sul dizionario, è "preda, bottino, spoglie". Quindi di questo si tratta. Ci dovremo fare l'abitudine. Comunque i giornali ne parlano e riportiamo l'articolo pubblicato sul quotidiano "L'Unità" di oggi che affronta questo argomento e il metodo utilizzato dal Miur.

Roma, 16 ottobre 2002

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Testo articolo

E’ uno dei Ministeri dove la mano degli epuratori è stata più pesante. Sotto il segno della precarietà: i nuovi contratti durano solo 5 mesi

Epurazioni, trasloco in massa da Viale Trastevere
All’istruzione si è in piena “rivoluzione delle stanze” ma, anche così, Moratti non va mai
di Mariagrazia Gerina

ROMA La prima cosa che ha tentato di risistemare a Viale Trastevere è stato il piccolo parcheggio interno, sottratto ai ministeriali e trasformato in un secondo ingresso privato. Risolto il problema dell’accesso separato tutto per sé, Letizia Moratti si è dedicata a far entra­re nelle alte stanze uomini di sua fidu­cia. Altro che burocrati: persone provenienti dalla grande azienda, come Giacomo Elias, chiamato ad applicare alla scuola gli stessi criteri che si usano appunto per valutare le aziende, oppure Mariolina Moioli, una vita per la scuola cattolica - l’altro palmo di Letizia Moratti. L’affinità religiosa ha portato la Moioli a una rapida scalata da presidente della commissione incaricata di rivedere la legge sulla parità a consigliere per la scuola non-statale a direttore per le politiche giovanili. Porte spalancate a consiglieri, esperti, comunicatori, una schiera che mese dopo mese è diventata una sorta di ministero parallelo. E porte sbattute in faccia ai vecchi «man in grey» di Viale Trastevere: via Benedetto Vertecchi dall’Invalsi, dimissioni per Giovanni Trainito, pensione anticipata per Alfonso Rubinacci, in pensione anche Mario Fieni, dopo mesi di mobbing... Ma erano solo i primi. La grande occasione per aggredire il gigante della burocrazia (con 29 direttori generali il ministero dell’Istruzione è secondo solo all’Economia) è arrivata questa estate con la legge Frattini, che «una tantum» ha consegnato ai ministri l’arma per fare «piazza pulita» attorno a sé, allontanando dalle alte stanze i burocrati più irriducibili, quelli nominati dal centrosinistra e non sufficientemente pronti ad allinearsi dopo il cambio di guardia.

Il ministro dell’Istruzione è tra quelli che hanno voluto strafare. Cambiati undici direttori regionali e sostituiti quattro direttori centrali su sette. Percentuali molto al di sopra a quel 15% consigliato dallo stesso autore della legge. E grandi «rivoluzioni di stanze» in questi giorni al ministero dell’Istruzione. Scaduto il 7 ottobre il termine per la corsa ai «posti migliori», adesso a Viale Trastevere è tempo dei traslochi.

«Giunta La Spada. Rivolgersi alla stanza numero 382», c’è scritto a penna sulla porta di uno dei neopromossi, che si è appena trasferito con tutta la segreteria nella stanza della «direzione generale per le relazioni internazionali», appena due porte più in là, al terzo piano del ministero. Tra vecchi e nuovi arrivati in effetti in certe stanze - ora che siamo nella fase di passaggio - c’è un po’ di sovraffollamento. Si risolverà nelle prossime settimane. Perché finita la rivoluzione nei ruoli alti, cominciano ora i giri di valzer per i secondi livelli della dirigenza: dovranno aspettare il 6 novembre per conoscere il loro destino, la legge Frattini lascia trenta giorni ai nuovi direttori per decidere chi tenere e chi mandare via.

Non c’è pace sotto gli alti soffitti di viale Trastevere. E non è un caso se su tutte le stanze i nomi di vecchi e nuovi inquilini sono scritti su malcerti foglietti di carta. La targa fissa, incisa sul metallo, è riservata solo al ministro e ai sottosegretari. Per gli altri, il regime è quello della precarietà. Basta saperci convivere. Il nuovo «direttore generale per l’organizzazione dei servizi sul territorio», Bruno Pagnani, per esempio, affronta l’incertezza del futuro bruciando i tempi: ha già fatto incollare le nuove etichette con il suo nome (artigianali, fatte col computer) su tutte le porte degli uffici che dipendono da lui. Bisogna saper consumare in fretta successi e promozioni. Anche per lui, come per tutti gli altri dirigenti del ministero promossi, la durata dell’incarico è di cinque mesi appena. Poi si vedrà...

«Ormai sono tutti di destra anche quelli che prima erano di sinistra», è la chiacchiera che nei corridoi accompagna le grandi operazioni. Se la scambiano due vecchie impiegate che di acqua ne hanno vista passare tanta sotto i ponti. «Non c’è più il clima per lavorare con serenità», dicono altri due. Altro corridoio, altra lamentela.

Malcotenti, malumori. Ma non è la rivoluzione sognata dalla Moratti, quella dei manager al posto dei ministeriali. La legge consente di introdurre un buon 10% di esterni, ma all’ex donna manager è sembrato poco e piazzati bene i suoi (Moioli alle Politiche giovanili, Pesenti riconfermato alla Comunicazione, Musumeci all’Automazione), ha ceduto la partita delle sostituzioni a Pasquale Capo, l’uomo che amministra l’intero dipartimento dell’Istruzione e che, da fedelissimo dell’Udc, ha provveduto a schierare centristi e forzisti al posto giusto, soprattutto tra i direttori regionali. A Michele Di Pace invece è stato affidato il lavoro sporco: comunicare agli «epurati» che il ministro non aveva più bisogno di loro. Prima un fax, poi una lettera, giovedì scorso. «Venite a ritirarla perché non sappiamo dove spedirvela», ha consigliato al telefono la sua segretaria agli ex, già «defenestrati». Che alla fine fuori dalla finestra sono stati sbattuti anche materialmente.

Per loro il ministero ha in serbo un bell’incarico di studio. Per un anno e poi si vedrà. Il giorno dopo lo scadere del loro mandato, martedì scorso però non avevano nemmeno una stanza. Poi dall’alto hanno provveduto e anche i «rimossi» ora hanno una posto dove andare. Fuori da viale Trastevere, nella vicina via dei Carcani. Lì all’arrivo del ministro era stato già confinato Giusep­pe Cosentino, uno degli uomini chiave durante i governi di centro sinistra, allontanato da Viale Trastevere per fare posto a Silvio Criscuoli, in quota An. Un tempo in via dei Carcani c’era l’istruzione professionale. Oggi, c’è ancora l’ufficio pensioni e la contabilità. E al secondo piano andranno a stare i nuovi confinati. Stanze 89-90: Elisabetta Midena, Stanze 91-92: Silvano Riccio. Stanze 102-103: Gaetano Cozzo e così via, Io dice, Calascibetta; Giancola.

Per il momento però ci sonagli operai. Perché nei due mesi di tempo che la legge Frattini ha assegnato per le epurazioni nessuno aveva pensato a far rimettere a posto quelle stanze. «Almeno passate una mano di bianco sui muri», hanno chiesto i confinati, prima di mettersi chini a studiare le materie loro assegnate: «Edilizia scolastica», «Contenzioso», “Alternanza Scuola/Lavoro” «Riforma e autonomia scolastica»... Un compito che assomiglia alle fatiche di Tantalo: perché il ministero dovrebbe apprezza­re i risultati della loro ricerca quando non ha nemmeno preso in considerazione i risultati prodotti dalla loro am­ministrazione? Sì perché fuori da viale Trastevere gli ex direttori sono stati sbattuti senza nessuna spiegazione e senza nessuna valutazione di merito. Così la logica della fedeltà politica ha prevalso su quella della buona amministrazione. Ai vecchi direttori non è stato nemmeno comunicato il nome dei loro successori e le consegne le hanno fatte spontaneamente per puro senso del dovere.

Tanta fatica per nulla. Anche dopo le ultime trasformazioni, quel palazzaccio bianco, a Letizia Moratti continua a non piacere. «Non c’è quasi mai», sussurrano gli inquilini più vecchi che in quel labirinto di corridoi alti e polvero­si dopo anni di servizio ormai si muovo­no come se fosse casa loro. Il ministro preferisce invece, se proprio deve sce­gliere, rifugiarsi tra le astratte geometrie dell’Eur, dove nella sede di piazzale Kennedy, di fronte al Palazzo dei Congressi, passa la maggior parte del tempo. E così la frattura tra ministeriali e ministro si consuma ogni giorno anche materialmente. Come biasimare dunque Letizia Moratti se appena può scap­pa a San Patrignano. In quel posto, tro­va l’ispirazione. A parte l’idea dei volontari anti-droga, da casa Muccioli viene -si dice - anche l’indicazione di rimuovere il direttore dell’Emilia Romagna, Emanuele Barbieri, ora sostituito da Lucrezia Stellacci